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Sui sacchetti "bio" serve più coraggio

Una nuova circolare del ministero della Salute ignora ancora le retine riutilizzaibili, permesse in Austria e Germania. Intervista a Stefano Ciafani di Legambiente.
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Foto: upi

Se il tuo obiettivo è ridurre la plastica "usa e getta", nei supermercati puoi intervenire in un unico modo: garantendo ai clienti la possibilità di portare da casa reti riutilizzabili o sacchetti già usati per impacchettare e pesare verdure, ortaggi e frutta acquistati sfusi. In Italia, però, questo non è possibile. E a quattro mesi dal dibattito social a tratti violento sugli shopper biodegradabili a pagamento, la circolare del ministero della Salute diffusa il 30 aprile scorso non mette alcuna pezza: offre la possibilità di portare da casa i sacchetti, ma devono comunque essere nuovi.

"Se pratiche che riducono il ricorso a nuovi sacchetti sono possibili in altri Paesi europei -spiega a Salto.bz Stefano Ciafani, presidente di Legambiente-, mi chiedo invece quali siano le difficoltà insormontabili per i tecnici del nostro ministero della Salute. Davvero si pongono questioni igienico sanitari sull'uso delle retine? Sanno che ogni reparto ortofrutta non è una sala operatoria, che anzi è pieno di terra, naturalmente presente, con batteri, alimentati anche dalla scorretta manipolazione a mani nude dei clienti? Quello che manca, però, è sopra tutto la volontà politica. Il ministro (Beatrice Lorenzin, ndr) non ha preso in mano la situazione, e così il tema viene maneggiato con una forma insopportabile di burocrazia".

Per il presidente di Legambiente, non ha nemmeno senso "che si perda del tempo a scrivere in una circolare che i sacchetti compostabili, comunque monouso e nuovi, si possono portare da casa. Perché il cittadino dovrebbe comprare sul web o in cartoleria, ad un prezzo più caro di quello del punto vendita, i propri shopper? E ancora: che tipo di controllo dovrebbero garantire i gestori dei negozi?".

Quello che manca è sopra tutto la volontà politica. Il ministro (Beatrice Lorenzin, ndr) non ha preso in mano la situazione, e così il tema viene maneggiato con una forma insopportabile di burocrazia

Dopo la pubblicazione della circolare si è lamentata anche Federdistrubizione, i cui soci gestiscono 14.980 punti vendita e fatturano 64,6 miliardi di euro. "Ad oggi, l'unica spiegazione possibile di questa insistenza è, forse, che si debba necessariamente vendere sacchetti -sintetizza Ciafani-. In realtà, questa norma era pensata per rispondere ad altre esigenze, e vale la pena ricordarle: l'obiettivo della nuova direttiva europea, recepita nel nostro Paese nel luglio dello scorso anno, era una riduzione tout court nell'utilizzo di ogni tipo sacchetti, misurato a scadenza temporali sulla base di analisi relative al consumo pro capite. Quanto 'recepito' nel nostro Paese, invece, non ci porterà mai a ridurre i sacchetti ultra leggeri".
 

Eppure, basterebbe guardare indietro di qualche anno per comprendere la direzione: "Dovremmo ripetere, molto semplicemente, quello che si è fatto sui sacchetti per l'asporto delle merci: con l'introduzione dei sacchetti compostabili, a pagamento, dal 2012 abbiamo ridotto del 55% il consumo di shopper 'usa e getta'. È tornata di moda la sporta".

Secondo Ciafani, ad affossare il governo italiano è la "mancanza di coraggio. Oggi il nostro richiamo è alla ministra Lorenzin, che batta un colpo. Guardi all'Austria, o alla Germania. Lei, o Gentiloni, tirino fiori il Paese da un pantano che è paradossale, ed un simbolo di cosa può accadere a una norma giusta lasciate in pasto ai social, a una demenziale discussione sui social".

A gennaio si arrivò addirittura a parlare di stangata sulle famiglie, tralasciando l'aumento delle tariffe di autostrade, gas ed elettricità. "C'è stato un problema di comunicazione - ammette Ciafani -. Il ministero dell'Ambiente o quello della Salute avrebbero dovuto organizzare una riunione coinvolgendo gli operatori della grande distribuzione, le associazioni di consumatori e gli ambientalisti, preparando il terreno. Se il tema fosse stato discusso tra portatori di interesse, probabilmente determinati problemi non sarebbero scoppiati in mano ai funzionari dei ministeri". Che hanno dimostrato di non saperli affrontare.