Lo "scippo" silenzioso di Frubona
Quello che segue sembra un po’ il resoconto di una partita a Monopoli, invece è la sintesi di un iter amministrativo accaduto nelle scorse settimane.
La storia è questa: in uno dei Comuni d’Italia con i maggiori problemi nel reperimento di aree edificabili un'importante azienda ha bisogno di un terreno per sviluppare la propria produzione. Una cooperativa di contadini che non ne ha più bisogno offre il proprio a pochi metri da una delle più importanti zone di espansione della città. Piccolo problema: il terreno è classificato come verde agricolo, non come zona produttiva. Niente paura. Un funzionario della Provincia invia una lettera alla ripartizione urbanistica (della stessa Provincia) e dice che quella è l’area giusta per l’azienda, ma tocca, però, cambiare destinazione d’uso. Detto, fatto. Venti giorni dopo – record mondiale - la Giunta provinciale delibera la proposta di modifica d’ufficio della destinazione d’uso. Il Comune potrà esprimere solo un parere non vincolante che verrà comunque ignorato. Insomma, per capire meglio: un paio di dirigenti e funzionari di Palazzo Widmann hanno la facoltà di espropriare un Comune di una potenziale area di espansione senza neppure una telefonata. Sembra che la ripartizione urbanistica del Comune sia stata informata in via ufficiosa, ma che questa non abbia ritenuto necessario trasmettere la richiesta alla “politica”, al punto che una settimana dopo l’approvazione del documento da parte di Palazzo Widmann (e cioè il 31 maggio), la Giunta del Comune interessato non sapeva nemmeno dell’esistenza del provvedimento. Fine della storia. Nel panorama amministrativo ce ne sono di infinitamente più tristi, ma anche questa si difende.
Va detto subito: l’azienda in questione è Alpitronic, una realtà innovativa e di grande successo a livello internazionale che produce colonnine di ricarica veloce per veicoli elettrici. Insomma, merita senza dubbio un certo riguardo, ed inoltre in questa vicenda ha fatto quello che doveva: cercare un nuovo terreno. A questo punto della ricostruzione va però anche accennato – lo vedremo meglio più avanti - che la società ritiene questa una soluzione transitoria in attesa del trasferimento di tutta l’attività a Settequerce, nel Comune di Terlano.
Neanche a dirlo il Comune “espropriato legalmente” dagli uffici provinciali è quello di Bolzano, che, va ricordato, ha già una delle zone produttive più grandi d’Italia in rapporto alla superficie.
Ultimo punto da chiarire: l’area interessata è quella che ospita i capannoni della cooperativa Frubona Terlano, di fronte al Consorzio Agrario, in via Castel Firmiano, a pochi metri da Firmian. Per i 16.300 metri quadri di terreno e 100.000 metri cubi di capannoni a giugno dell’anno scorso la Signa di Benko-Hager era pronta a versare la bellezza di 12 milioni di euro. Il preliminare era stato firmato dal cda ma l’assemblea dei soci della cooperativa, su pressione del Bauernbund di Bolzano e del suo referente politico, il vicesindaco Luis Walcher, alla fine non approvò la transazione.
L’operazione di Signa era dettata dalla convinzione che il Comune prima o poi avrebbe deciso di decretare quell’area come edificabile perché già “cementificata” e a pochi passi da Firmian. Un azzardo, ma calcolato. Per averne prova basta vedere questa foto del Masterplan del Comune del 2010 che indica inequivocabilmente che quella sarà una probabile area di espansione.
La cosa davvero incredibile è che questa illustrazione è presa dalla relazione tecnica, ma tutti i soggetti se ne sono semplicemente disinteressati, come se quello delle aree edificabili non fosse IL PROBLEMA PRINCIPALE del capoluogo.
Ad ogni modo l’avversione dell’Svp cittadina per Benko è nota ma il salvataggio in corner alla viva il parroco di Walcher era orientato a far capire – se ce ne fosse ancora bisogno - chi è che decide sullo sviluppo di ogni millimetro di città. Magari quell’area non sarebbe mai stata resa edificabile neanche dopo lo stop al tycoon tirolese, ma ancora una volta a decidere, anche se siamo lontani dalla zona produttiva su cui regna incontrastata la Provincia, non è stato il Comune ma Palazzo Widmann. Va detto, però, che il Municipio ha una forte dose di corresponsabilità a causa del gigantesco ritardo che sta accumulando nell’approvazione del piano urbanistico che in teoria, per legge, andrebbe approvato entro luglio di quest’anno. Ma ad un mese dalla scadenza non è iniziato neppure uno straccio di dibattito pubblico a nessun livello e probabilmente quando ciò avverrà le linee di sviluppo saranno già state decise “colà dove si puote ciò che si vuole”. Che quella del vuoto amministrativo non sia un’opinione ma un dato di fatto lo si vedrà fra qualche riga.
La relazione tecnica
Vale infatti la pena di pubblicare alcuni stralci della relazione tecnica per capire l’esatta dinamica dal punto di vista amministrativo.
“Lo studio associato Ingena, nella persona di Marco Molon - vi si legge - è stato incaricato dalla cooperativa Frubona di Terlano di elaborare una modifica al Piano Urbanistico Comunale del Comune di Bolzano, per la nuova individuazione di una zona per insediamenti produttivi di interesse provinciale (...) A causa della fusione di diverse cooperative agricole e della corrispondente razionalizzazione dei processi Frubona ha ora un fabbisogno immobiliare inferiore a quello delle cooperative che prima operavano individualmente. Di conseguenza, si sono resi disponibili degli immobili che possono essere destinati ad un altro uso. Frubona vorrebbe modificare la destinazione urbanistica da zona agricola a zona produttiva e affittarla alla società Alpitronic srl con sede a Bolzano, che ha espresso un interesse concreto in tal senso”. A questo punto è chiaro che i due soggetti avevano trovato in precedenza un accordo.
E ancora: "A causa del rapido sviluppo dell'azienda, causato da un aumento estremo della domanda per stazioni di ricarica, le esigenze di spazio di Alpitronic sono aumentate notevolmente in maniera urgente ed immediata, soprattutto per la produzione. Pertanto, Per poter soddisfare la domanda concreta di stazioni di ricarica, Alpitronic vorrebbe affittare al più presto l'immobile da Frubona e utilizzarlo per le sue attività produttive".
Il modo più efficiente per soddisfare le esigenze di spazio di Alpitronic, è lo stesso Molon a scriverlo, “sarebbe quello di individuare una nuova zona produttiva in aree ancora non edificate. Tuttavia, l'attuale rapido aumento della domanda di stazioni di ricarica richiede un aumento immediato dello spazio produttivo che non può essere ulteriormente rimandato, visto che l’azienda compete con multinazionali come Siemens".
Il nodo centrale è però questo: "Fermo restando che il programma di sviluppo comunale per il territorio e il paesaggio e il Piano comunale per il territoriale e paesaggistico del Comune di Bolzano non sono ancora stati approvati, ai sensi della LP 9/18 art. 103 comma 5 la Giunta provinciale può effettuare modifiche al Piano comunale ai sensi dell'art. 53 comma 8 della stessa legge nel senso di una sistemazione coordinata e razionale delle strutture nell'interesse provinciale applicando la procedura ai sensi dell'art. 50 della LP 9/18". Cioé: visto che il Comune non ha fatto quello che avrebbe potuto e dovuto fare, noi avanziamo questa proposta. Chi va all’osto, perde il posto, si diceva negli anni Settanta.
La delibera
Dal documento approvato dalla Giunta provinciale il 24 maggio si apprende dunque che “con lettera del 4 maggio l’Ufficio Artigianato e aree produttive ha richiesto una modifica al piano urbanistico riguardante l’inserimento della nuova Zona produttiva di interesse provinciale Via Castel Firmiano”. La decisione viene motivata con quanto era contenuto nella relazione tecnica di Molon. In più si aggiunge che “In merito alla situazione delle zone produttive, si fa presente che a Bolzano non esistono altre aree disponibili di dimensioni sufficienti (>15.000 mq) nelle zone produttive di interesse provinciale o comunale. Non è quindi possibile insediare l’impresa nelle zone produttive esistenti”.
Sigrid Zanon, una delle quattro socie fondatrici dell’azienda, ovviamente non poteva neanche lontanamente immaginarsi che la Giunta comunale non sapesse. E in tutto questo, va ribadito, Alpitronic non ha alcuna responsabilità. “Sinceramente – spiega - ero convinta che il Municipio fosse a conoscenza. Abbiamo provato a cercare a lungo a Bolzano Sud, ma non trovando abbiamo deciso di puntare su Settequerce, e siamo in attesa degli sviluppi. Nel frattempo, però, la nostra produzione sta aumentando molto e dobbiamo quindi trovare questa soluzione transitoria in attesa di trasferire tutta la produzione a Settequerce. Si è presentata questa opportunità e abbiamo quindi deciso di prendere in affitto i capannoni”. Alpitronic occupa 280 persone ma continua a fare nuove assunzioni. L’importanza strategica dell’azienda, come detto, è fuori discussione. La sede attualmente si trova in Via di Mezzo ai Piani, lo stabilimento di produzione in via Negrelli, un magazzino in via Altmann e uno ad Ora.
Un paio di giorni fa, come detto, il sindaco Renzo Caramaschi non sapeva nulla della vicenda. Dopo una telefonata agli uffici della ripartizione urbanistica ha appreso che questi ne erano a conoscenza. “Mi hanno riferito che si trattava di un’azienda molto importante che non trovava altri spazi”, spiega. Gli uffici dunque sapevano ma non hanno ritenuto di informare la Giunta. Un’area di quelle dimensioni, a 100 metri dal Parco di Firmian, un’area che per il Masterplan del Comune era una possibile zona di espansione, viene scippata sotto il naso - anche se per una giusta causa – e nessuno, neppure a giochi fatti, pensa di comunicarlo all’organo politico. Nessuno protesta, la legge Territorio Paesaggio è rispettata e a nessuno viene neppure in mente che si potrebbe cambiare e prevedere ad esempio che il parere al Comune venga chiesto PRIMA di approvare la variante d’ufficio. Questo iter, altrimenti, suona come una colossale presa per i fondelli. Ma niente. Come direbbe Nanni Moretti: continuiamo così, facciamoci del male.
ecco una via alternativa alla
ecco una via alternativa alla legge sulla "democrazia diretta", o no ?
(purtroppo nella fattispècie non prevista nel referendum)
Da questa vicenda cosa
Da questa vicenda cosa impariamo?
Praticamente nulla, perché sono cose note e stranote:
1) la burocrazia in generale, e in questo caso relativa al comune di Bolzano Bozen. (c'è una società che fa numeri importanti nel mondo, crea posti di lavoro e per questo dovresti metterle tappeti rossi, e invece? tanto che in futuro andrà a Terlano)
2) la speculazione edilizia. Possibile che una qualsiasi società non possa trovare espansione nella zona industriale visti gli ampi spazi ancora liberi? E' la medesima cosa che avviene nell'edilizia privata.
3) La città è sotto il gioco di pochi che decidono per tutti, e non si sa in base a cosa. Vi pare giusto e corretto?
4) Se la Provincia non si degna nemmeno di avvisare il comune di Bolzano Bozen di cosa stiamo parlando?
Alla luce di tutto questo lo scandalo sulle intercettazioni e relativi bestseller vanno contestualizzati in un sistema ben più complesso.
C'è qualcuno che vuole cambiare tutto questo? (opposizioni comprese)