Gesellschaft | Gastbeitrag

Della parola genocidio

La poetessa Roberta Dapunt riflette su Gaza, sulla memoria del passato e sulle parole che ci servono per dare un nome anche a questo ennesimo massacro di umanità.
Opposte manifestazioni
Foto: Pixabay
  • Gaza, io sento così tanto male nel mio cuore per l’orrore nei tuoi occhi. Il male estremo, l’odio che genera sé stesso e cresce e si alimenta del tuo sterminio. E non riesco a trovare le parole per scrivere di te e della tua morte. Usare la parola, quella che nulla deve aggiungere, perché dice. Dice un intero vocabolario, amplifica il carattere di ciò che è vero. Coerenza tra verbo e realtà, diritto e dovere di dare il giusto nome alle cose. Nominare è dare un nome anche a questo ennesimo massacro di umanità.

    Inizia così la definizione della parola genocidio: “Grave crimine, di cui possono rendersi colpevoli singoli individui oppure organismi statali, consistente nella metodica distruzione di un gruppo etnico, razziale o religioso, compiuta attraverso lo sterminio degli individui e dispersione dei gruppi familiari.”

    Noi siamo testimoni del nostro tempo e responsabili del nostro tempo.

    È termine che la nostra storia ha ripetuto più volte, pertanto non è un termine che rivendica il diritto di proprietà, non distingue in categorie e classificazioni. È invece un termine che appartiene all’orrore, quello che impariamo dai libri di storia, dai racconti e dalla memoria sacrosanta. Dire genocidio del popolo palestinese non vuol dire essere antisemita! Dire genocidio allo sterminio della popolazione palestinese a Gaza non è un’accusa antisemita. Piuttosto va corretta la definizione con: genocidio in corso. 

    Noi siamo testimoni del nostro tempo e responsabili del nostro tempo. Non permettiamo che vengano usate parole raffinate per esprimere la crudeltà del tempo presente in forma più educata. Perché la memoria del passato rimanga viva, ci dobbiamo guardare negli occhi spalancati ora. Dio dei popoli, ma quanto danno hai fatto e continui a fare!

  • Roberta Dapunt è nata a Badia, dove vive. Pubblica per Giulio Einaudi Editore, Folio Verlag, Il Ponte del Sale. Varie le pubblicazioni in antologie e riviste letterarie. Collabora con il mensile I luoghi dell’infinito. Diverse sono le composizioni musicali sui suoi versi e tre i film prodotti sui componimenti e sulla sua persona. La raccolta die krankheit wunder, le beatitudini della malattia (Folio, 2020) è stata portata in scena dal teatro Felina-Areal di Mannheim. Nel 2018 ha vinto il Premio Letterario Viareggio Rèpaci per la Poesia. Molteplici le lingue di traduzione e pubblicazione dei suoi versi.

Bild
Profil für Benutzer Christian I
Christian I Di., 03.06.2025 - 22:34

Grazie!
Mi fanno infinita tristezza, pena, rabbia, vergogna, ... i "grandi" capi di stato che ogni anno ricordano con fiumi di belle parole lo sterminio di 80 anni fa e non trovano neanche una singola parola per lo sterminio che sta avvenendo sotto i lori occhi, in alcuni casi anche con armi vendute dal loro stesso paese! VERGOGNA!

Di., 03.06.2025 - 22:34 Permalink