I roghi degli immigrati
Sale di ora in ora il bilancio del terribile incendio scoppiato a Prato e che ha fatto strage di immigrati cinesi, in una fabbrica dove con ogni evidenza non venivano rispettati i requisiti minimi di sicurezza ed i diritti dei lavoratori.
Finora sono 7 i corpi senza vita recuperati, ma si scava ancora tra le macerie.
Al momento dell'incendio i lavoratori cinesi stavano dormendo all'interno di stretti loculi in cartongesso ricavati nel sottotetto della lavoro fabbrica dove facevano una vita da reclusi, condividendo le tragiche condizioni di migliaia di altri addetti nel settore.
Intanto divampa la polemica relativa all'incapacità manifestata finora dalle autorità competenti a proposito del rispetto delle regole e dei diritti dei lavoratori immigrati nella città toscana, che da anni registra la più alta concentrazione europea di lavoratori cinesi, tutti impiegati in aziende del settore tessile e manifatturiero.
Intanto a Bolzano si indaga sull'incendio che sabato 31 ottobre ha distrutto una palazzina Ipes in via Grandi, dove da tempo risiedevano operai di origine straniera. La tragedia è stata solo sfiorata perché uno dei lavoratori che stata tornando dal suo turno in fabbrica è riuscito a dare l'allarme in tempo. Il quotidiano Alto Adige ha riferito che l'incendio sarebbe partito dalla zona del cancello antistante l'edificio, dove erano depositati dei materiali che gli immigrati intendevano spedire nei luoghi d'origine in occasione delle festività natalizie.
Smentita ogni ipotesi di dolo legato a motivi di odio razziale, le indagini degli inquirenti si stanno concentrando sull'idea che il rogo sia stato appiccato dal piromane che nelle ultime settimane sia in zona industriale che nel quartiere don Bosco ha incendiato diverse auto, scooter e campane per la raccolta differenziata dei rifiuti.