Le Pascoli e le case a piffero

Un edificio che porta il nome di Pascoli merita di essere demolito solo per quello.
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Vaia
Foto: Valentin Pardeller

Era una mattina di qualche anno fa in Piazza Municipio e stavo tranquillamente vendendo i frutti del mio onesto lavoro al mercato del contadino, quando da lontano inizio a sentire quello che sicuramente è un corteo. E' un rumore che conosco, ai cortei ci andavo sempre volentieri e mi piazzavo in coda suonando l'armonica a bocca, anche se il più delle volte una deviazione verso una sala da biliardo ci scappava alla grande.

"Pas-co-li, Pas-co-li, Pas-co-li", questo era lo slogan che gli studenti urlavano, cercate di capirmi se un improvvido aumento della sudorazione mi macchiò l'immacolata ascella.Tutto è capibile, ma che un corteo di studenti inneggi a Pascoli equivale a degli esodati che portano in trionfo la ministra Fornero, oppure ad una mandria di interisti con degli striscioni pro Stramaccioni. Arriva uno studente bello e barbuto palesemente fuori età e mi saluta, io gli lancio un mazzo di rapanelli di quelli belli (foglia corta e radice grossa) che viene velocemente divorato dal barbuto e dai suoi amici. E rido.

In realtà sapevo benissimo perchè gli studenti inneggiavano a quello dei cavalli normanni che alle lor poste frangean la biada con rumor di croste, girava già da giorni la polemica sull'abbattimento delle Magistrali per fare una grande biblioteca. Nel frattempo finiscono i rapanelli e vedo Donatone Seppi che ne compra dal mio vicino un mazzo che grida vendetta al cielo (foglia lunga, radice piccola che fa parte unica col manico, legno puro), e rido. Passa Bassetti e mi chiede cosa ne penso, gli dico "ma buta zò tuto", e rido.

Sul Muro di Radio Tandem, nel frattempo infuria la polemica, c'è addirittura chi sostiene che la scalinata delle Pascoli è sacra perchè in tanti lì si son dati il primo bacio. A parte il fatto che già a quei tempi si scivolava sui gradini, strano modo di ragionare. Nel rifugio antiaereo posto dietro alla chiesa di San Giacomo venni iniziato alle pratiche onanistiche, ma non lo considero certo un motivo per preservarlo dalla demolizione.

Alla fine passa la soluzione alla democristiana, si fa la biblioteca ma si salva la facciata del Pascoli, con gli stessi gradini sui quali alla fine degli anni settanta ho rischiato i gomiti, una ciofeca. E adesso salta fuori un comitato che vuol far ricominciare tutto daccapo, magari anche con l'appoggio di un famoso architetto bolzanino, quello che ha fatto le case a piffero che vedete nella foto