Gesellschaft | Flashmob

“Un ennesimo motivo di imbarazzo”

Drappi e indumenti rossi appesi alle finestre e ai balconi contro il femminicidio. La protesta, diventata virale sul web, ha coinvolto anche gli altoatesini.

“Con l'ennesimo orribile delitto che si è consumato ai danni della 22enne Sara Di Pietrantonio io e altre donne, in numero crescente, abbiamo deciso di intraprendere una serie di azioni martellanti volte ad estirpare la cultura del femminicidio ormai diventato ennesimo motivo di imbarazzo del nostro paese”, è una chiamata a raccolta quella circolata nelle scorse ore su Whatsapp. A lanciare l’iniziativa - che su Twitter è stata accompagnata dall’hashtag #saranonsarà - un gruppo di donne, in occasione del 2 giugno, Festa della Repubblica, e del 70° anniversario del voto alle italiane. Portabandiera della “trovata” l’illustratrice e blogger dell’Espresso Stefania Spanò, in arte Anarkikka, che sulla sua pagina ha scritto “La violenza non è un fatto privato, non restiamo in silenzio”.

Il manipolo di donne si era già mobilitato lo scorso febbraio con l’hashtag #obiettiamolasanzione per protestare contro le sanzioni per le donne che ricorrono all’aborto clandestino. Ora, la tragedia della giovane studentessa romana uccisa sabato notte - fra il 28 e il 29 maggio - dall’ex fidanzato, le ha convinte a prendere sonoramente posizione organizzando il “flashmob dei drappi rossi”. L’invito è stato dunque quello di esporre alle finestre “un abito, un lenzuolo, una bandiera, qualsiasi cosa di colore rosso. Simboleggia il sangue versato dalle donne uccise dai loro uomini, o ex uomini, o corteggiatori rifiutati. Sarà solo il primo passo. Partecipate e non abbiate paura di passare per delle rompiscatole, come cercherà di farvi credere un certo tipo di persone (uomini e donne) da tenere alla larga perché non vogliono il vostro bene”. A rispondere all’appello, oltre ad alcune autorità fra cui la presidente della Camera Laura Boldrini, anche l’Alto Adige (come testimoniato nella gallery in fondo all'articolo).

Laura Boldrini espone il drappo rosso dal suo ufficio (Foto Ansa)

I prossimi appuntamenti verranno pubblicati sui canali social delle partecipanti del movimento, fra queste Loredana Lipperini, Lorella Zanardo, Simona Sforza, Nadia Somma e Serena Omodeo. Quasi 68mila, nel frattempo, le firme raccolte su change.org per “approvare subito un provvedimento di legge - si legge nel testo della petizione - che richiami la proposta presentata nella precedente legislatura e ora decaduta dall'avvocata Giulia Bongiorno. Vogliamo che venga prevista una specifica aggravante con il carcere a vita per chi compie un femminicidio. Non ne sono morte abbastanza? I femminicidi devono essere puniti con l'ergastolo”.