“Campagna discriminatoria e molesta”
-
Si è tenuta lo scorso giovedì (30 maggio) presso il Tribunale di Bolzano la prima udienza del procedimento avviato da Bassamba Diaby, cittadino italiano di origini senegalesi, e da ASGI (Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione) che chiede di riconoscere la natura discriminatoria e “molesta” dei manifesti di Süd-Tiroler Freiheit, affissi nell’ottobre 2023 durante la campagna elettorale per le provinciali e raffiguranti un uomo nero armato di coltello con fare minaccioso, accanto a una donna bianca accovacciata e in condizione di paura. I manifesti, diffusi in tutto il Sudtirolo e riportati sulle pagine web della STF, erano accompagnati dallo slogan “kriminelle Ausländer abschieben!” (“espellere gli stranieri criminali!”) e da un testo dove le parole “stranieri” e “criminali” venivano costantemente accostate. Diaby e ASGI sostengono che quest’imponente campagna di affissioni abbia creato un clima ostile ai danni degli stranieri e in particolare ai danni delle persone nere. Il gruppo Bozen Solidale sostiene Diaby “in questa battaglia di giustizia e umanità”, soprattutto nel caso dovesse pagare le spese processuali.
-
Le richieste alla giudice
“Si tratta appunto di un giudizio civile, non penale”, sottolineano gli avvocati di ASGI, “volto alla dichiarazione da parte della giudice che quello di STF sia un comportamento discriminatorio. Il diritto antidiscriminatorio prescrive infatti che alcune condotte possano costituire una molestia qualora le discriminazioni abbiano alla base elementi protetti come l’etnia, la nazionalità e il colore della pelle. L’obiettivo è quello di far riconoscere che insieme foto e testo costituiscano una molestia conformemente al diritto antidiscriminatorio e quindi sia fondata la richiesta risarcitoria. Il presunto aumento della criminalità non è il punto, in quanto la legge antidiscriminatoria vuole evitare che si crei un clima intimidatorio e ostile nei confronti di gruppi protetti — ovvero particolarmente vulnerabili e meritevoli di tutela rafforzata — mirando a prevenire la stigmatizzazione di questi, a prescindere dall’intento degli autori”. Lo “straniero criminale”, personificato da un uomo nero, “di fatto colpisce l'immagine di tutti gli uomini neri, compreso chi come Diaby vive qui da vent'anni e nel frattempo ha preso la cittadinanza italiana”.
Come esito della prima udienza, la giudice Daniela Pol si è riservata per successivi provvedimenti. “Abbiamo chiesto che la giudice si pronunci e condanni STF a un risarcimento del danno”, spiegano gli avvocati, “la giudice s’è riservata e a breve deciderà con decreto — decreto che non rappresenta la decisione finale, bensì regola il procedimento civile — eventualmente ammettendo noi come ricorrenti al deposito di una nota per rispondere alla memoria di costituzione della controparte” (cioè alle difese scritte di STF).