“Siamo arrivati a questo schifo?”
Panchine pubbliche con braccioli divisori, muretti con i chiodi e marciapiedi con gli spuntoni. Negli anni le città hanno esplorato diverse sfumature di architettura ostile, una strategia di progettazione urbanistica finalizzata alla prevenzione di comportamenti ritenuti vandalici o indecorosi. Spesso, nella pratica, si punta a colpire i soggetti più deboli che spesso sono costretti a passare intere notti all’addiaccio. Ne sono un esempio gli enormi cubi di cemento installati sotto i piloni dell’autostrada A22, dopo essere stati invocati a gran voce dalle aule del consiglio comunale di Bolzano.
Un recente caso sollevato dagli attivisti di Bozen Solidale riguarda invece la città di Merano. Una lunga fortificazione composta di muri e grate di ferro ha circondato in breve tempo la stazione dei treni, chiudendo definitivamente i piccoli spazi riparati che venivano utilizzati come rifugio di fortuna da persone senza dimora.
L’installazione è avvenuta in concomitanza all'annunciata chiusura del centro di accoglienza per richiedenti asilo presso la casa ex lavoratori alla stazione, costringendo 16 persone che vi risiedevano con un lavoro stabile in città a dover scegliere se perdere il lavoro per trasferirsi in una struttura ad Appiano (senza possibilità effettiva di collegamento) oppure dormire per strada per mantenere il posto.
Siete riusciti a costruire un muro davanti ad altri muri
Dura la posizione dell’Associazione: “Pur di espellere e marginalizzare, pur di rendere inaccessibile qualche metro quadrato di tettoia, pur di non deturpare la vista ai turisti che arrivano in treno, siete riusciti a costruire un muro davanti ad altri muri, delle grate davanti ad altre grate”.
Gli attivisti parlano di un’installazione talmente violenta e impattante da poter essere paragonata a quelle dei confini della cosiddetta Rotta balcanica: “Riprendendo "l'alta scuola" messa in pratica a Bolzano, anche Merano ha deciso di spendere un bel po' di soldi per fortificare la stazione ferroviaria. Mentre, nel frattempo, venivano chiuse le pochissime strutture di emergenza per persone costrette a dormire all'addiaccio. Ma veramente – conclude Bozen Solidale – siamo arrivati a questo schifo?”
Potremmo proporre alla
Potremmo proporre alla diocesi di Bressanone di rinunciare a qualche cattedra e aprire le porte. Anche a Pietralba. O a Sabbiona.