Questione di privacy
“Troppe orecchie indiscrete”: sempre più cittadini, rende noto il Centro Tutela Consumatori Utenti, lamentano una grave mancanza di privacy all’interno delle farmacie durante il servizio al banco. Spesso, infatti, fa notare il CTCU gli altri clienti presenti, riescono tranquillamente a seguire la conversazione che ovviamente, in un luogo del genere, è quasi sempre molto confidenziale. In particolare, gli abitanti nelle vallate riferiscono che in molti casi preferiscono mettersi in viaggio verso una farmacia di città, dove possono restare anonimi, piuttosto che recarsi nella farmacia del paese dove risiedono.
Indagine "su strada"
L’associazione ha deciso di condurre un sondaggio su 15 farmacie presenti sul territorio provinciale; in uno solo dei locali visitati una linea sul pavimento indicava la distanza di cortesia che andrebbe mantenuta, mentre in altre due farmacie erano presenti alcuni cartelli che chiedevano rispetto alla riservatezza, nelle restanti 12 farmacie non figurava invece alcuna indicazione. “Di conseguenza - sottolinea il CTCU - i clienti si avvicinavano al bancone, piazzandosi a volte anche molto vicino a chi già stava acquistando dei farmaci: la privacy quindi era di fatto inesistente. In alcune farmacie i clienti a momenti si spintonavano per assicurarsi d'essere serviti per primi. Da dietro il bancone, invece, nella maggior parte dei casi, nessuna reazione a questi comportamenti”.
Il “tester” indiscreto dell’associazione dei consumatori - si legge nella nota - non ha mai avuto alcun problema ad avvicinarsi al bancone tanto da poter ascoltare tutto quello che cliente e farmacista si stavano dicendo. “Nessuno degli addetti ha mai reagito con un rimprovero neppure le volte in cui, durante il nostro test, ci avvicinavamo così tanto da sfiorare i clienti stessi. Una volta sola il tester ha ricevuto un occhiataccia dal farmacista”. Walther Andreaus, direttore del CTCU spiega che in particolare nelle realtà di paese, “dove tutti sanno già quasi troppo di tutti, una distanza di cortesia nelle farmacie andrebbe effettivamente fatta rispettare: in fin dei conti sono luoghi in cui si discute di problemi di salute, e la riservatezza dovrebbe essere un must assoluto. Il continuo aumento delle lamentele a riguardo - prosegue Andreaus - prova che il problema è molto sentito fra i consumatori. Chiediamo all’assessora Stocker di vigilare - anche alla luce dell'implementazione prevista del fabbisogno dei servizi sanitari di vicinato, espletati dalle farmacie - e di far rispettare anche l'importante questione della privacy dei pazienti. Qui si stanno, infatti, violando i diritti dei pazienti”.
La reazione
Interviene in merito anche Matteo Paolo Bonvicini, titolare della farmacia S. Quirino a Bolzano e presidente di Federfarma Alto Adige che a salto.bz dichiara: “Segnalazioni di questo tipo a livello provinciale non ne ho ricevute, sicuramente c’è da dire che abbiamo a che fare quotidianamente con persone anziane che spesso hanno problemi di udito e quindi capita di dover ‘alzare la voce’ per poter rispondere alle loro domande e fornire spiegazioni”. Bonvicini osserva inoltre che rispetto ad oggi le licenze rilasciate in passato prevedevano spazi più piccoli nelle farmacie relativamente alla distanza fra il bancone e l’area dedicata all’attesa ma “devo dire che in tutte le farmacie del centro cittadino in cui sono entrato ho sempre visto le linee sul pavimento che delimitano lo spazio di privacy destinato al cliente. Per quel che mi riguarda ho la fortuna di avere una farmacia grande con un volume adeguato dedicato al pubblico e all’attesa”, dice il farmacista e promette: “L’indicazione del CTCU è preziosa, ricorderò a coloro che non l’hanno fatto, tramite una circolare, di mettere linee e cartelli per garantire il massimo della privacy al cittadino”.