Gesellschaft | Qualità della vita

La scienza e lo ‘star bene’

Lo scorso 14 settembre nella sede brissinese della Libera Università di Bolzano si è svolto un seminario intitolato “Il Benessere: dal territorio alle persone”.
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L’iniziativa è stato proposto per fornire un’occasione di presentazione e discussione ad alcuni recenti lavori svolti all’interno della Macroarea 3 della Facoltà di Scienze della Formazione della Libera Università di Bolzano, sui temi del benessere e della salute, ricollegandosi all’ampio dibattito partito dall’iniziativa OCSE a livello europeo e BES (Benessere Equo e solidale) a livello nazionale.
Alla ricercatrice Federica Viganò, che ha organizzato il seminario, abbiamo posto alcune domande per cercare di capire in quale misura e in che termini il tema del benessere viene affrontato oggi dalla comunità scientifica.

Dottoressa Viganò, qual è oggi l’approccio della ricerca scientifica nei confronti di un concetto così variegato come quello del ‘benessere’?
Il seminario che si è  tenuto a Bressanone è stato l’occasione per presentare alcuni lavori su questo tema, che è  divenuto ormai un ambito autonomo della ricerca in cui contribuiscono sia economisti che psicologi, antropologi e medici. Il seminario è  stato l’occasione per presentare alcuni lavori da parte di un gruppo di ricercatori di area statistico-economica. Si tratta di lavori che sono stati finanziati con fondi unibz nel corso degli ultimi 3 anni. Oltre ai lavori interni, è stata anche l’occasione per invitare alcuni colleghi attivi su queste tematiche.
Tre parole chiave sono state al centro degli interventi: benessere, salute e cultura. In particolare l’elemento della cultura come componente fondamentale del benessere è  id particolare interesse perché si vanno ad intrecciare dati di tipo bio-medicoa queli sul benessere soggettivo. La cultura risulta essere un elemento determinante del benessere delle persone (intesa come consumi culturali, accesso alla cultura).

Nel seminario in qualche modo avete focalizzato anche l’attenzione sulla realtà altoatesina e il ‘suo’ specifico benessere?
Sì. in quasi tutti gli interventi era presente un focus sull’Alto Adige. Ci siamo confrontati sui dati relativi a benessere e salute. Uno dei contributi (Cavrini-Cisotto) esplorava in particolar modo l’influenza della crisi economica sul benessere e sulla salute dei cittadini. Il contributo esterno (Conzo) ha trattato dell’incidenza della spesa pubblica sul benessere e sulla salute. i avori su cultura e benessere (Viganó, Tavano, Grossi) consideravano le differenze in area urbano e rurale. Che in Alto Adige vuol dire distinguere in sostanza tra Bolzano e provincia, evidenziando differenze significative. I NEET per esempio, risultano presenti soprattutto in area urbana nella nostra provincia.

Chi sono i neet?
L’acronimo significa”Not (engaged) in Education, Employment or Training”. Sono un gruppo sociale ormai al centro dell’attenzione, la cui età è  situabile in una fascia giovanile (ma con un raggio ampio di etá, che va dai 15 ai 30 anni almeno), che non lavora, non  e´ in una fase di formazione o di training. E’ una categoria poco identificabile, di cui non si delinea chiaramente il profilo, ‘non si sa cosa stia facendo’.
E´interessante osservare la variazione delle composizione di questo gruppo sociale nei diversi territori: la quota di Neet varia tra la zona urbana e rurale, posizionandosi piú nelle zone urbane, anche in questa provincia.

I vostri lavori sul benessere hanno qualcosa a che fare con le classifiche della qualità della vita del Sole 24 Ore?
No. Perché il lavoro che stiamo facendo e completando in realtà mette in relazione Italia e Alto Adige sulla base dei dati del BES (benessere equo e sostenibile), che non sono i dati utilizzati dal Sole 24 Ore. 

Cos’è il BES?
E’ un database sulla misurazione del benessere equo e solidale, a cura dell’ISTAT. Il progetto e’ stato avviato nel 2012 da parte di Istat e Cnel. Si tratta di una raccolta dati che non considera solo indicatori come il PIL , am anche altre msure di progresso della societá.
Il benessere infatti è  un concetto multidimensionale, che richiede strumenti di misurazione e indicatori sia oggettivi che soggettivi, che riescano a catturare le molteplici sfaccettature e la complessità del tema. Il database BES comprende 12 ambiti di benessere (domini): salute, istruzione e formazione, lavoro e conciliazione tempi di vita, benessere economico, relazioni sociali, politica e istituzioni, sicurezza, benessere soggettivo, paesaggio e cultura, ambiente, ricerca e innovazione, qualitá dei servizi. 

Qual è la differenza tra indicatori oggettivi e soggettivi?
Quelli oggettivi sono ad esempio il verde, il traffico, la qualità dell’aria, la disponibilitá di cultura e patrimonio ecc. Queste rilevazioni sono fatte con indicatori oggettivi (Mq aree versi, congestione traffico, ecc). Esistono poi indicatori soggettivi che 
richiedono di interrogare direttamente i cittadini circa il loro benessere. Le indagini soggettive sono generalmente costose e in Alto Adige abbiamo la fortuna di poter attingere dalla custom satisfaction dei cittadini che viene fatta con una certa regolarità da parte dell’Astat. Rispetto alle altre regioni italiane quindi è tantissimo, anche dal punto di vista della ricerca. In futuro speriamo anche di poter collaborare di più con l’Astat che effettua queste ricerche, per poter ancor meglio ottimizzare la qualità dei dati raccolti nella prospettiva dei più moderni orientamenti della ricerca sul benessere. 

I risultati delle vostre ricerche potrebbero essere anche utilizzati dalla politica per affinare meglio la governance locale?
Questa è  una delle ipotesi più plausibili, che la politica venga attuata sulla base di analisi di dati. In teoria se i politici prenderanno in considerazione questo tipo di ricerche, potranno senz’altro mettere in modo azioni migliorative rispetto al benessere dei cittadini.