Politik | Le critiche

Dura lex, sed lex

Margheri sulla decisione di affidare il progetto per il Megastore a Benko: “Troppo facile vincere così”.

Se René Benko ha vinto il merito è della legge che porta il suo nome, una legge urbanistica confezionata ad hoc che ha di fatto semplificato e accelerato le procedure per il progetto del tycoon austriaco. Questa, in sostanza, l’opinione delle opposizioni da sempre preoccupate che una tale forma di “favoritismo” ostacolasse l’interesse pubblico e il corso naturale della democrazia. D’altra parte i criteri di giudizio che hanno premiato l’ambizioso imprenditore “ben difficilmente avrebbero potuto dare altri risultati – tuona Guido Margheri su Facebook - in quanto si riferivano ad un perimetro territoriale in cui le aree private erano già state acquisite da Benko prima addirittura che la legge provinciale fosse emanata”. Poco si sarebbe potuto fare, dunque, dal momento che il controllo di quelle aree avrebbe lasciato voce (squillante) in capitolo al golden boy austriaco.

“Alcuni miglioramenti si sono ottenuti (rispetto al primo progetto) – prosegue Margheri -  ma resta la possibilità e la necessità sia in sede di Accordo di programma che in sede di Istruttoria Pubblica e di Consiglio Comunale (che non può essere chiamato solo a ratificare a scatola chiusa), a cui spetta la decisione finale, di ottenere altri significativi aggiustamenti senza i quali il progetto rimane molto discutibile. In particolare, ovviamente, sarà necessario verificare le ‘vere’ questioni di impatto economico, sociale, viabilistico e ambientale, salvaguardare il progetto areale e verificare bene le contropartite e i costi pubblici dell'intera operazione”.

Mentre la sinistra preannuncia battaglia - “non ci faremo intimidire da alcuna delle lobby in campo” conclude il consigliere comunale -, la cordata Oberrauch valuta il ricorso al Tar contro l’esito che l’ha esclusa dalla competizione per la riqualificazione dell’area di via Perathoner, chiedendo nel contempo un intervento deciso e tempestivo della politica. Sul fronte opposto, Benko deve vedersela con gli inquilini dei sette appartamenti di via Garibaldi, 20 che non hanno alcuna intenzione di lasciare il condominio. A ciascuno il suo.

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Christoph Moar Di., 04.11.2014 - 08:10

Che in un concorso di bellezza uno debba vincere e uno debba diventare "secondo" o perdere per me è ovvio, e quindi accetto quasi in completa tranquillità la scelta della commissione: non avendo di persona neppure le conoscenze urbanistiche e architettoniche per valutare un tale progetto.

Mi delude però veramente il come si sia svolto il concorso di bellezza: da quanto dicono i media, la commissione (13 membri, di cui "2 probabilmente con esperienze urbanistiche" cit. Podrecca) ha valutato i progetti sulla carta - senza neppure richiedere un hearing da parte di uno e dell'altro architetto.

Che strano. Se dovessi decidere io, la prima cosa che richiederei sarebbe che l'architetto progettante mi spieghi il suo concetto, i dettagli e le idee che porta dietra. Poi chiaramente confronto e valuto io. Ma non invitarli neppure? Su questo devo scuotere la testa.

Di., 04.11.2014 - 08:10 Permalink