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Esiste un’architettura dell’Alto Adige?

In occasione della conclusione della mostra “Architetture recenti in Alto Adige 2018-2024”, pubblichiamo l'editoriale della pubblicazione che l'accompagna.
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Foto: Luca Guadagnini
  • Ovviamente sì. La risposta è semplice. Più difficile è dire in cosa consiste.

    Questa mostra dedicata alle architetture recenti realizzate in Alto Adige dal 2018 al 2024 e il libro che avete in mano ruotano attorno a queste domande. Domande che partono dal lontano 2006 quando, per festeggiare i sessant’anni del Südtiroler Künstlerbund e i dieci anni di Kunst Meran Merano Arte, si decise di istituire non un premio ma un’indagine sull’architettura realizzata a partire dal 2000 nella Provincia Autonoma di Bolzano. Per farlo, fu scelta una giuria composta da figure che non erano provenienti dall’ambito territoriale (Joseph Grima, Roman Hollenstein, Bettina Schlorhaufer, Walter Zschokke).

    ARTE E ARCHITETTURA

    Lo stesso metodo è stato adottato poi per tutte le altre edizioni fino a oggi. In questa scelta c’era probabilmente il pensiero che delle figure esterne potes-sero avere uno sguardo non totalmente implicato e, quindi, essere portatrici di una sorta di distanza positiva. All’opposto, questo distacco evidenziava il rischio di non poter leggere totalmente le sfumature più sottili. Tutte le giurie che si sono succedute nelle seguenti edizioni (2006–2012: Flavio Albanese, Wolfgang Bachmann, Vasa Perović, Bettina Schlorhaufer, Annette Spiro; 2012–2018: Roman Hollenstein, Marco Mulazzani, Marta Schreieck) hanno operato cercando di mediare questi due estremi. Osservando oggi le tre rassegne che hanno preceduto la presente è possibile vedere lo sviluppo dell’architettura dell’Alto Adige attraverso i filtri della sensibilità dei presidenti e delle giurie che hanno svolto le selezioni e, spesso, scritto saggi di grande intensità e utilità. Questo percorso si è affiancato ad altre attività di indagine e riflessione come la preziosa ricerca svolta dalla rivista TURRIS BABEL, le attività degli enti promotori di questa iniziativa e i premi di architettura che individuano periodicamente le opere degne di nota. Da tutte queste azioni emerge l’immagine di una comunità nella quale l’architettura è tenuta in forte considerazione ed è oggetto di una continua riflessione. È probabilmente da ricercarsi in questa lunga azione di autoanalisi uno dei motivi della particolare fioritura di edifici di grande interesse che si manifesta da molti anni in questo territorio.

  • Foto: Kunst Meran
  • Avendo in mente questi aspetti, la giuria composta da chi scrive, da Elisa Valero e da Annette Spiro, già membro della seconda edizione, si è accinta a selezionare le opere per comporre un possibile quadro delle architetture dell’Alto Adige dal 2018 al 2024, chiedendosi quale potesse essere il proprio contributo a un percorso virtuoso che avrebbe portato a 24 gli anni di analisi. Mentre osservavamo e analizzavamo le opere candidate, questo ragionamento sul ruolo che poteva avere la nostra attività si è presentato frequentemente nei discorsi e si è affiancato alle domande poste in apertura a questo saggio, che tornavano ciclicamente e con forme  diverse: in cosa consiste l’architettura dell’Alto Adige? È possibile dirlo? È giusto esplicitarlo o forse è meglio limitarsi a selezionare le opere? Eravamo consci che la selezione sarebbe stata comunque una presa di posizione implicitamente derivante dalle nostre scelte e avrebbe dato un’idea di cos’era stata per noi l’architettura della regione più a nord d’Italia nell’arco di tempo in analisi. Un’idea, comunque, non unitaria in quanto generata dalla somma dei nostri diversi sguardi. Lentamente è emersa la consapevolezza che questa idea composita ed eterogenea dell’architettura dell’Alto Adige non doveva essere presentata come una dichiarazione precisa ma, all’opposto, doveva essere descritta come una domanda aperta che si sarebbe potuta proporre ai visitatori e alle visitatrici della mostra e ai lettori e alle lettrici del libro.

    INTERNI POETICI

  • In un periodo segnato da dogmatismi, da prese di posizione acritiche spesso sommarie e da una comunicazione dell’architettura caratterizzata da un riduzionismo delle complessità, ci è sembrato corretto proporre una posizione più riflessiva e dubbiosa, se vogliamo anche lenta, nel senso di un qualcosa che richiede un certo tempo di comprensione, una qualche partecipazione. La lentezza, d’altronde, era anche un elemento posto all’origine nella call inviata agli archi-tetti. L’ obiettivo era quello di capire se questa dimensione di domanda aperta potesse essere una delle chiavi per spiegare alcuni aspetti dell’architettura di questa regione, aspetti che non apparivano totalmente razionali e lineari e che sembravano tali da poter sgorgare solo nel momento di un rallentamento, di uno sguardo libero dalla velocità delle mode e della tendenza. Questa formula interrogativa e non assertiva è, così, diventata la base del libro che si è allontanato progres-sivamente dalla fissità tradizionale e ripetitiva di molti cataloghi di architettura, muovendosi verso una struttura più scivolosa e più aperta, basata su ipertesti che si possono intrecciare tra loro. Lo stesso approccio dubbioso è stato posto alla base della mostra che si è deciso di non svolgere sulle pareti, portando simbolicamente e criticamente questa domanda sull’architettura al centro dello spazio.

    RIUSO RIFLESSIVO

  • Il tutto è diventato una riflessione aperta, tanto che la mostra e il catalogo si potrebbero oggi anche intitolare: “È in questo che consiste l’architettura dell’Alto Adige?” con quel punto di domanda posto alla fine della frase,in modo da passare il testimone ai lettori e ai visitatori. Un punto di domanda che può diventare la base di ragionamenti da portare avanti negli eventi e negli incontri da realizzarsi durante il periodo della mostra, a partire dalle questioni poste dalle opere selezionate. Ma quali sono queste questioni? Si ripetono? È possibile individuare delle famiglie? Le opere non sono state selezionate dalla giuria partendo da questo taglio e si trattava quindi, come curatore, di aprire una riflessione sulle architetture scelte.

    EVOCAZIONI URBANE

    Scrivere i singoli testi descrittivi è stato il primo passo. Nel farlo sono emersi degli approcci che afferivano sicuramente alla particolare cultura e personalità dei singoli progettisti. Ma non era possibile che da qualche parte in queste opere – sopra, sotto o attorno a queste culture e personalità individuali – ci fosse una partecipazione a un nucleo di resistenza comune? Questi approcci, che apparivano diversi, non erano in qualche modo accomunati o accomunabili?

    ARCHITETTURA NATURANS

  • Durata della mostra: 27.10.2024 – 16.02.2025

    27.10.2024 – 16.02.2025: Filippo Bricolo

    Membri della giuria : Filippo Bricolo, Elisa Valero Ramos, Annette Spiro

    Partner: Fondazione Architettura Alto Adige e Südtiroler Künstlerbund

    Catalogo: granit Studio |Edizioni Park Books

    Luogo: Kunst Meran Merano Arte | Via Portici 163, 39012 Merano

    Orari: martedì-sabato: 10-18. Domenica e festivi: 11-18

  • Alla ricerca di queste radici si è cercato di capire come individuare delle famiglie caratterizzate dal ritorno di alcuni approcci che rendevano unica l’architettura di quest’area, animandola di meccanismi in qualche modo linguistici ed extra-architettonici.

    VERNACOLI PLAUSIBILI

    Osservando le opere selezionate più e più volte sono emerse delle categorie, fino alla proposta di porre in mostra e in catalogo otto famiglie di progetti. Queste non sono da intendersi come fisse (alcune opere potevano appartenere a una categoria o a un’altra) ma come accostamenti provvisori per formare tra di loro dei dialoghi, suggerire o svelare delle relazioni latenti, indagare delle questioni che i progetti sembrano proporre.

    SCAVO GENERATIVO

  • Si è provato quindi a proporre una lettura della selezione effettuata. Questa lettura non è stata fatta con gli strumenti dello storico o del critico di architettura ma è stata compiuta, nel mio caso, con l’approccio di un architetto operante, un architetto che ogni giorno disegna e costruisce interrogandosi sul senso di questo gesto delicato e antichissimo. Si è deciso, quindi, di entrare dentro i singoli progetti per vedere se era possibile individuare delle comuni ricorrenze. Nel farlo, si è lasciata da parte l’analisi dei dati che occupava alcuni saggi delle precedenti edizioni e si è entrati dentro l’architettura, nelle sue macchine, nella composizione, nello spazio, nella forma, nella costruzione, laddove si annidano le motivazioni più profonde del costruire.

    PAESAGGIO E ARCHITETTURA IN ALTO ADIGE

    Questo ritorno all’architettura e alle sue motivazioni è stato anche un viaggio nella sua semantica, dentro questa evidente voglia di parlare al luogo e alle persone che appaiono presenti nelle opere presentate e selezionate. Ci è sembrato, così, di poter provare a entrare almeno un po’ dentro questo groviglio altoatesino che mescola pragmatismo, approccio poetico, razionalismo e un certo romanticismo. Sono questi gli aspetti che forse sembrano meno trattati quando si parla dell’architettura dell’Alto Adige.

    TOPOGRAFIA PARTECIPATA

  • Kunst Meran Merano Arte, insieme alla Fondazione Architettura Alto Adige e al Südtiroler Künstlerbund, è felice di presentare la quarta edizione del progetto espositivo e editoriale Architetture recenti in Alto Adige

    Dopo le prime tre edizioni (2006, 2012, 2018), con questa nuova rassegna, Kunst Meran Merano Arte propone un quarto inventario dei progettiche documentano l’orizzonte architettonico che si è sviluppato in Alto Adige, selezionati da una giuria internazionale composta dal curatore Filippo Bricolo, architetto (Bricolo Falsarella Architetti) e docente al Politecnico di Milano, affiancato da Elisa Valero Ramos, architetta e professoressa di architettura presso la Escuela Técnica Superior de Arquitectura, Università di Granada e Annette Spiro, architetta (Spiro + Gantenbein Architekten ETH/SIA AG), professoressa ordinaria di architettura e costruzione, ETH di Zurigo. Il progetto arriva così, nella sua interezza, a raccontare 24 anni di architettura altoatesina, dal 2000 ad adesso.

    In collaborazione con: Fondazione Architettura Alto Adigeund Südtiroler Künstlerbund
    Jury: Filippo Bricolo, Elisa Valero Ramos, Annette Spiro
    Katalog: © Kunst Meran Merano Arte und/e/and Park Books AG, Zürich
    Graphic design: Andrea Muheim, Lioba Wackernell, granitdesign.eu