Politik | Verniciata verde

UE: una tassonomia quasi inutile

Stando alla nuova tassonomia UE gas e nucleare sono fonti energetiche utili per la transizione ecologica dell'Ue,a certe condizioni qualificate come “investimenti verdi".
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“Questa proposta non è altro che una verniciata verde per 1,4 miliardi di tonnellate CO2, ora considerate emissioni necessarie per la transizione energetica.  Questo atto è inaccettabile e svuota le promesse dell’UE e del governo tedesco,” ha affermato Helena Marshall di FridaysForFuture l’altro ieri. Le alleanze civiche per la protezione del clima da mesi avevano criticato questa intenzione dell’UE Alcuni paesi membri come l’Austria e la Germania l’hanno respinta. La proposta della Commissione e del Consiglio europeo ora deve ancora passare il Parlamento europeo, ma le probabilità di fermarla sono minime, giacché la maggior parte dei paesi membri si è già posizionato per la linea della Francia, cioè pro-nucleare.

C’è da dire che l’applicazione della nuova tassonomia dell’UE è comunque solo un atto volontario del mondo finanziario. Gli istituti finanziari restano liberi di marcare i propri fondi e le linee di investimento con un generico “sostenibile” oppure con una sigla assegnata secondo la tassonomia dell’UE, ma possono anche ignorare questi criteri del tutto. Continuerà a rientrare nella piena libertà delle banche, dei grandi investitori e dei piccoli risparmiatori scegliere un investimento effettivamente sostenibile, oppure un prodotto “greenwashed”, o oppure un investimento nel fossile più tradizionale come il carbone.

Secondo Fridays for Future dall’entrata in vigore dell’accordo di Parigi sulla protezione del clima del 2016 1,9 mdi di euro della Raiffeisenbank International e 1,5 mdi euro della Erste Bank sono confluiti alle centrali di carbone. Ciò funziona perché non esiste un regolamento comunitario che indirizza gli investimenti finanziari secondo una schema trasparente e cogente verso la produzione di energia sostenibile. Gli investimenti restano alla mercé degli istituti finanziari, delle borse, dei mercati. Non a caso anche il Forum per la finanza sostenibile valuta la nuova tassonomia criticamente.

Inoltre, la nuova tassonomia UE è incompleta, dato che manca la parte “negativa”, cioè la individuazione e classificazione delle attività dannose per l’ambiente e il clima. Un investitore, per avere un quadro completo delle possibili scelte, dovrebbe conoscere anche il lato oscuro della medaglia, cioè quali investimenti da evitare in ogni caso. Una tale qualifica ufficiale sarebbe uno strumento utilissimo per il cosiddetto divestment, il graduale ritiro di capitali da attività dannose per il clima, quindi non sostenibili. Tantissimi prodotti e industrie – si pensi al traffico aereo e alle compagnie di crociera turistiche – nella forma attuale non sono compatibili con l’accordo di Parigi sul clima, eppure i governi continuano a finanziarli a fior di quattrini. Centinaia di miliardi di contributi pubblici ogni anno vengono riversati sulle industrie fossili.

Una tassonomia UE secondo criteri di sostenibilità potrà funzionare solo nel momento in cui ci sarà anche la classificazione delle industrie non-verdi, per offrire un quadro completo. I prodotti e servizi che comportano direttamente un aumento delle emissioni di gas serra andrebbero marcati in forma univoca e trasparente da un’istanza pubblica supra partes. Un tale tassonomia potrebbe servire da orientamento sia per l’erogazione di crediti da parte delle banche sia per la concessioni di i contributi pubblici. Per il piccolo risparmiatore sarebbero una bussola più affidabile e irrinunciabile per attuare un disinvestimento sistematico dal fossile verso la produzione effettivamente sostenibile.

Alla fine non bastano neanche le sole tassonomie. Non si potrà lasciare tutta la libertà e responsabilità alle banche, ai fondi di investimento e ai gruppi industriali. È un’illusione credere che il mercato finanziario potrà regolamentare da solo gli flussi finanziari verso gli investimenti sostenibili. Gli interessi di profitto a breve termine non giocano a favore della protezione del clima, quanto prima della crisi finanziaria del 2008/09 non hanno giocato a favore della stabilità sui mercati internazionali.

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