Gesellschaft | Visual Journalism

Rendere più sexy i contenuti

Giornalisti, graphic designer e sviluppatori saranno protagonisti nelle redazioni di domani. Due giorni di summer school organizzate in Università a Bolzano.

Un cambio di prospettiva, per capire come rendere più leggibili storie e cronaca. Due giorni intensi di corso, sollecitazioni, nuove idee organizzate da chi studia all’Università di Bolzano il visual journalism (http://visualjournalism.unibz.it): Matteo Moretti, Kris Krois, Gianluca Seta, Lisa Borghenheimer.

Indicazioni che servono non solo per l’attività giornalistica, ma anche per ogni altra iniziativa che va a presentare informazioni. Il visual journalism ha lo scopo di raccontare storie in maniera trasparente, bilanciata, andando in profondità e cercando di contrastare la malainformazione.

Con l’obiettivo anche di rendere attrattivi e comprensibili argomenti che non sarebbero abbastanza “sexy” per una platea di lettori/spettatori.

Semplicità, chiarezza, confrontabilità e prossimità sono concetti che ritorneranno molte volte nelle presentazioni. Un esempio presentato dal team di vj è quello del processo Dell’Utri, 7 anni di procedimento e 800 pagine di carte processuali riassunti in una mappa che evidenza le connessioni nate dopo il 1974, quando Berlusconi per la prima volta venne minacciato dalla mafia.

Più volte si è ricordato anche come verranno modificate le redazioni del futuro, dove accanto ai giornalisti ci dovranno essere sviluppatori e graphic designer, con un crescente bisogno anche di confrontarsi con degli esperti per sviscerare meglio temi complessi.

Un design quindi che non è solo indirizzato al marketing, ma può diventare un citizen design.

Moretti ha parlato quindi della sua www.repubblicapopolaredibolzano.it, nata per dare la risposta del perché i cittadini locali si sentano “invasi” dai cinesi.

Che in realtà sono in 633 e rappresentano lo 0,6% della popolazione bolzanina. La comunità cinese è molto attiva sul piano commerciale, tanto che a Bolzano ha aperto 19 negozi nel 2010, ma non si può parlare di “Chinatown bolzanina”, visto che una mappa mostrata da Moretti fa capire come gli shop cinesi siano diffusi un po’ in tutta la città.

Il vj dà anche la possibilità di riflettere su come i media condizionano la nostra percezione, ad esempio su temi caldi come quello delle migrazioni o l’insicurezza provocata dal terrorismo.

Nell’ateneo bolzanino nascerà anche un master in eco-social design (http://designdisaster.unibz.it) «per promuovere cambiamenti sociali positivi – spiega Kris Krois – dando stimoli e motivazioni per una maggiore partecipazione».

Il primo importante ospite della summer school è stato Andrea Nelson Mauro, padre assieme ad Alessio Cimarelli del progetto www.dataninja.it.

Il racconto parte da un progetto legato ai beni confiscati ai criminali, quali edifici ed aziende, il progetto www.confiscatibene.it. Mauro sottolinea come «le amministrazioni pubbliche non abbiano ancora la cultura di mettere a disposizione dati in formati modificabili». Il che vorrebbe dire non pubblicare dati su pagine web o in pdf, ma in formato csv o altre estensioni modificabili, allo scopo che chi lavora sui dati possa agevolmente maneggiare il patrimonio informativo.

Mauro in molti progetti ha adottato la filosofia del “get big”, non concentrandosi solo sulla realtà italiana, ma coinvolgendo per la pubblicazione anche molte testate europee. Sui dati gli spazi di manovra sono illimitati, visto che fino al 2003 l’intera umanità aveva prodotto 5 exabyte di dati, oggi ne produce 5 ogni 2 giorni.

Nel 2013 Mauro si concentra sul progetto www.themigrantfiles.org, mappando 2700 tragici eventi che hanno causato la morte di oltre 23mila migranti fra il 2000 ed il 2013. Anche per questa iniziativa l’approccio è stato crossborder, con l’aiuto di J++ (www.jplusplus.org).

«Fino ad allora l’unica fonte di notizie sul tema migranti era il blog di Gabriele Del Grande, http://fortresseurope.blogspot.it». Il lavoro sul piano tecnico è stato quello di ricercare (scraping), fondere (merging) e deduplicare (deduplication) dati, con un gioco di squadra fra dieci persone sparse fra Roma e Berlino. Un lavoro pubblicato in 9 giornali di 6 differenti paesi europei. «Nel giorno di pubblicazione – spiega Mauro – sono stati pubblicati più di 2mila tweet in 11 lingue diverse». Nel 2014 The Migrant Files è stato insignito a Barcellona del Data Journalism Award.

La sostenibilità economica è stata garantita da due grants, emessi da www.journalismfund.eu e www.journalismgrants.org.

Tre secondo Mauro i punti dai quali partire per comporre un progetto: porsi una buona domanda, coinvolgere gli esperti del settore, sviluppare un progetto proprio senza avere come obiettivo l’esclusiva vendita di articoli ai giornali.

Perchè il visual journalism non funziona in tv? «Piattaforme come Netflix sono sicuramente interessate, ma probabilmente la tv generalista no, anche se ci sono sempre più esperimenti di motion graphics».

Uno degli obiettivi di questi progetti è anche il causare un impatto, anche in termini di trasparenza. «In questo ambito sta lavorando ad esempio Fundacion Ciudadania con www.civio.es».