Gesellschaft | Immigrazione

Ospitare i profughi in casa propria?

Stocker: “favorire l’integrazione”. Il comune di Appiano denuncia: “la provincia non ci coinvolge abbastanza nelle decisioni, a St. Michael al massimo 50 profughi”.

L’assessora Martha Stocker torna sul tema dei profughi per ricordare ancora una volta le dovute distinzioni da fare sotto il profilo tecnico: ci sono i richiedenti asilo che hanno presentato domanda per ottenere tutela internazionale; c’è chi è solo di passaggio e raramente ha intenzione di presentare tale domanda in Italia e infine ci sono le persone che dispongono dello status di profugo dal momento che la loro richiesta è stata esaminata e accolta da un'apposita commissione. Tale riconoscimento viene conferito solitamente dopo un anno. Chi è a tutti gli effetti un profugo - spiega Stocker in una nota - può essere posto “più o meno sullo stesso piano dei cittadini dello Stato che li ha accolti”. La commissione può assegnare loro anche altri documenti come, ad esempio, il permesso di soggiorno per motivi umanitari.

Posto che, secondo i dati l'Italia risulta essere uno dei paesi dell'UE con il rapporto tra rifugiati e richiedenti asilo più bassi, le persone che giungono sulle nostre coste vengono assegnate all'Alto Adige dallo Stato sulla base di una normativa che tiene conto fondamentalmente del rapporto tra la popolazione nazionale e quella residente nelle singole regioni. Ogni comprensorio del territorio provinciale deve quindi percentualmente fare la propria parte così da mettere a disposizione delle strutture adeguate per l’accoglienza.

Un processo che non a tutti sembra perseguibile con tanta facilità. Il comune di Appiano, per esempio, fa sapere in una nota di avere dei dubbi sulla struttura individuata dalla provincia per l'accoglienza dei profughi, la caserma Mercanti di St. Michael, e lamenta, inoltre, il poco coinvolgimento in tale decisione. A tal fine il sindaco Wilfried Trettl e alcuni membri del consiglio comunale hanno stilato un documento risolutivo che prevede, fra le altre cose, che il numero dei rifugiati non superi le 50 persone, rapporto, si legge nella nota, che deve essere fatto in base alla popolazione della frazione di St. Michael e non relativamente a tutto il comune di Appiano. Comune che, inoltre, è disposto a offrire una sistemazione per un limite di 3 anni al massimo; secondo il principio di solidarietà, dicono gli interessati, i profughi dovranno essere ospitati a rotazione anche in altre, decenti, strutture.

L'accoglienza, del resto, va attuata secondo criteri precisi; chi gestisce le relative strutture, infatti, deve possedere requisiti specifici e avere acquisito una significativa esperienza nel settore. Non si tratta infatti solo di provvedere al vitto e alloggio di queste persone ma anche di accompagnarle - dice Stocker - nel loro processo di integrazione con l’ausilio di corsi di alfabetizzazione, di lingue e praticantati. Caritas e Volontarius - prosegue l'assessora - svolgono in questo senso un servizio ottimale. Le due associazioni ricevono un contributo massimo di 28 euro al giorno a persona. Un aiuto è richiesto in particolare quando i migranti devono lasciare le strutture perché nel frattempo hanno ricevuto lo status di profugo o per ragioni umanitarie. 

Alcune persone hanno chiesto informazioni su chi contattare per dare aiuto a coloro che sono in possesso di un permesso di soggiorno e devono quindi lasciare le strutture di accoglienza; per fornire loro aiuto nella ricerca di un alloggio o di un lavoro e taluni si sono anche dichiarati disposti a fornire loro gratuitamente una sistemazione”.

Ha dichiarato Stocker. Il Dipartimento competente riferisce che per offrire questo genere di assistenza, di cui c'è evidentemente bisogno, senza una rete di sostegno sociale è opportuno rivolgersi alla Caritas o a Volontarius. Anche se circolano voci in proposito - fa sapere il Dipartimento - non è previsto in questi casi un contributo sociale.