"Non sfido Leitner e Doppelmayr"

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A Cortina si apre uno squarcio di 15 metri nella parte alta del pendio in cui deve sorgere la nuova cabinovia Socrepes Apollonio che i giganti del settore si sono rifiutati di costruire anche per i rischi geologici, e Sergio Lima, che con la sua piccola Graffer ha velocemente convinto SIMICO (Società Milano Cortina) a farsi affidare l’appalto, come risponde? “Nessun problema – dice, serafico – si consolida e si va avanti”. Il personaggio è così, il pragmatismo è la sua religione. Al telefono Lima ha la verve e la sicurezza di sè attribuite agli imprenditori lombardi dai registi della commedia all’italiana anni Ottanta, ma risulta comunque molto più simpatico. Per dire: uscito indenne dal "processo Foppolo" grazie al fatto che una parte dei reati erano stati prescritti, parlando con la stampa bergamasca disse che avrebbe dovuto essere risarcito per il danno d’immagine “devastante”. Ora è sotto processo a Verona per turbativa d’asta relativamente ad un piccolo impianto sul Garda ma in questa lunga chiacchierata il tema lo affronta, come vedremo, con serenità assoluta, come se il guaio riguardasse qualcun altro.
Il patron della Graffer, come detto, è uno che non si spaventa facilmente. Quindi, il giorno successivo all’intervista, quando gli mandiamo la pagina del Corriere delle Alpi in cui è documentato fotograficamente che il pendio giudicato franoso da tutti i geologi sta effettivamente franando, replica con nonchalance: “Sì, ma tutto procede”. Eccome, no, verrebbe da dire?
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Breve inciso. Ovviamente la frattura nel terreno non è neanche lontanamente colpa di Graffer. Il fatto è che in vista delle Olimpiadi di Milano Cortina 2026, spinte dalla frenesia governativa, le amministrazioni pubbliche locali – a partire dal Comune di Cortina, ma anche, come si è visto su SALTO nell'articolo uscito stamani, la Provincia di Bolzano – hanno acconsentito ad un’aggressione alla montagna che avrebbe fatto venire i capelli dritti a chiunque pure negli incoscienti anni Sessanta/Settanta. Nell’area dello smottamento coesistono infatti ben tre cantieri: a pochi metri dalla stazione a monte della cabinovia Apollonio Socrepes si sta lavorando anche all'ampliamento del rifugio Ria de Saco e poco più in là, all'impianto sostitutivo Lacedel -RaFreza (ex Gilardon).
Ad ogni modo, dopo aver letto l’articolo di SALTO che raccontava le fatiche della sua azienda e la disinvoltura amministrativa di SIMICO, Sergio Lima ha chiesto di dare la sua versione dei fatti (si veda il lungo box in fondo all’intervista, ndr), ma la telefonata è stata anche l’occasione per fare il punto della situazione.
SALTO: Signor Lima, prima cosa: ci spieghi come la piccola Graffer, che non hai mai costruito una sola cabinovia, è riuscita a ottenere gli appalti per costruirne addirittura due in cinque mesi. Non se ne parla molto, ma oltre all’impianto di Cortina dovete costruire anche quella di Bormio.
Sergio Lima: In entrambi i casi le gare sono andate deserte; si è aperto un dialogo competitivo senza esito; quindi è stato usato l’affidamento diretto previsto dal Codice degli appalti. Ci siamo candidati senza cambiare condizioni: gli importi sono gli stessi dei bandi che erano andati deserti. A Bormio i lotti sono due: la seggiovia da collaudare prima delle Olimpiadi e la cabinovia nel 2026. Salvo forze di causa maggiore, riusciremo a rispettare le tempistiche in entrambi i casi.
E in Lombardia userete gli stessi fornitori di Cortina?
Sì, certo, anche se sono due contratti diversi, con due conti correnti dedicati separati: tutto ciò che percepiamo su Cortina rimane su Cortina; tutto ciò che riguarda Bormio rimane su Bormio. Questo per la tracciabilità e per l’antimafia. Per Cortina la nostra fornitura elettromeccanica è circa 17 milioni; la parte edile porta il totale a 21–22 milioni. Abbiamo presentato un ribasso del 2–3%. Al momento gli importi non sono aumentati.
Si è però parlato di una lievitazione dei costi a 35 milioni e il quadro economico leggibile sul portale è abbastanza chiaro. Se per voi non ci sono aumenti, allora sono costi che sosterrà direttamente SIMICO.
Al momento per quanto riguarda noi, ribadisco, non ci sono aumenti: abbiamo le forniture assegnate e i contratti firmati.
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Per realizzare l'impianto "al di sopra delle proprie possibilità", Graffer è stata costretta a rivolgersi in toto all’esterno e ha anche dovuto fare un avvalimento, e cioè prendere in prestito requisiti e risorse da un’altra impresa più strutturata. Chi fa da impresa ausiliaria? E conferma che tutte le componenti avranno le necessarie certificazioni? Come mai la Sosvi di Belluno non è più della partita?
Anadolu Teleferik è l’impresa ausiliaria dell’avvalimento e fornisce cabine e componenti di sicurezza che hanno marcatura CE. Di fatto avremo la prima cabinovia con tecnologia turca in Italia. Per i sostegni abbiamo internalizzato tramite acquisizione del ramo d’azienda di Roda System.
Cioè: avete rilevato un’impresa appena fallita, giusto? Un’operazione spericolata tenendo conto delle tempistiche. Sosvi ha rinunciato per quello?
Abbiamo chiesto un preventivo a Sosvi per i sostegni e abbiamo detto che avremmo valutato. Poi si è presentata quella opportunità di acquisire la Roda System, ma non la definirei spericolata. È possibile che Sosvi rientri su Bormio. Per noi, avendo tempi stretti, era importante poter avere la libertà di far lavorare i dipendenti anche giorno e notte, se necessario. Cosa che non avremmo potuto imporre a Sosvi. Ora la Roda System è a tutti gli effetti Graffer e quindi possiamo decidere come muoverci.
Il Corriere delle Alpi ha fatto sapere che Simico pagherà direttamente i subappaltatori a cui siete stati costretti a rivolgervi, come ad esempio la Redaelli che produrrà la fune. Prassi normale?
Sì. Il Codice degli appalti consente ai subappaltatori, soprattutto se PMI, di chiedere pagamento diretto dall’ente appaltante: non è anomalo. Serve a tutelare la filiera. Il grosso delle somme arriva su conti correnti dedicati, come previsto dalle regole di tracciabilità. Ci sono casi in cui aziende entrano in crisi finanziaria: è per questo che i contratti di una certa importanza hanno conti correnti dedicati e cautele.
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Torniamo alla questione certificazioni. Dal momento che, parlando di funivie, se qualcosa va storto c’è di mezzo la vita delle persone. Può spiegare meglio come funziona il meccanismo per tutto ciò che non è fornito dai turchi?
Quello che produrremo noi in Italia, lo produrremo anche grazie al fatto che abbiamo acquisito la tecnologia dei turchi. Noi con Anadolu Teleferik abbiamo fatto in pratica una joint venture e quindi, avendo loro già le certificazioni CE, le abbiamo anche noi. I materiali che vengono da là avranno il certificato Anadolu, quelli che vengono fatti in Italia avranno certificazione GRAFFER perché dietro c'è il certificato del componente di sicurezza già ottenuto dall'ente certificatore CE. La difficoltà sarà poi avere l’approvazione dell’Ansfisa, Agenzia Nazionale per la Sicurezza delle Ferrovie e delle Infrastrutture Stradali e Autostradali. Cosa non banale, perché nonostante i componenti siano certificati CE, e quindi Ansfisa li prenderà per buoni, ci sono alcuni dettagli nella costruzione dell'impianto che vanno adattati secondo la normativa italiana. Ed è per questo che il gruppo di progettisti italiani sta lavorando alacremente.
Lei comunque ha un buon rapporto con il presidente di Ansfisa, Pietro Marturano, giusto?
Dopo 40 anni di lavoro nel settore io ho buoni rapporti con tutta Italia. L’approvazione non la farà Marturano, so che hanno istituito addirittura una commissione di tre ingegneri perché sanno anche loro che è il primo impianto in Italia con questa tecnologia turca e quindi sarà trattato con maggiore attenzione, perché mentre l’impianto Doppelmayr lo conoscono, questo lo devono conoscere.
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Rimanendo alla cruciale questione sicurezza, voi avete già documentazione da parte di geologi per la cosiddetta immunità di frana e valanga? (Domanda e spiegazione precedono di un giorno la notizia della frana nei pressi della stazione a monte, ndr).
Dunque, questo è un punto delicato forse il più delicato di tutti. E’ stato fatto un PFTE (piano di fattibilità tecnico economica) in cui un geologo esterno ha detto che la parte geologica va approfondita. I nostri progettisti (fra cui c’è anche il bolzanino Genk Mullai, che ha lavorato molti anni per Leitner, ndr) si sono presi naturalmente anche un geologo e adesso stanno facendo gli approfondimenti che in sede di redazione del PFTE non si erano potuti fare. E sulla base anche di questi accertamenti stiamo andando con difficoltà verso la fine del nostro progetto esecutivo dal momento che la portanza dei terreni condiziona anche la dimensione dei sostegni piuttosto che delle altre componenti
Per questo si è dovuto spostare di 18 metri un pilone rispetto alle previsioni? Una modifica non piccola.
Si sbaglia, anche questa è una cosa che accade normalmente. Il calcolo di linea finale cambia spesso rispetto al profilo fatto da un tecnico esterno. Nel fare il nuovo profilo abbiamo visto che veniva meglio spostare il palo più in alto perché dove era inizialmente previsto c'era una specie di ruscello. Proprio l'ingegner Mullai ha tirato fuori un profilo secondo me molto bello che non darà neanche problemi gestionali perché è tutto in appoggio, bello liscio e graduale,
Una volta che ci sarà un progetto esecutivo sulla tenuta dell’impianto e il rischio frane dovrà pronunciarsi anche un ente pubblico oltre all’Agenzia nazionale? Anche per rilasciare la concessione edilizia il Comune di Cortina avrà bisogno di avere queste garanzie, ci si augura, ma è facile che SIMICO riesca a ottenere tutto molto in fretta.
Una volta che c'è l'esecutivo, intorno al 20 settembre, il committente, SIMICO, lo deve sottoporre ai vari enti, il successivo iter non dipende da noi. Non so come funziona esattamente ma, essendo un’opera di interesse nazionale con i tempi stretti, invece che in sei mesi probabilmente sarà valutato in sei giorni
Comunque, nonostante i fattori di incertezza, lei è convinto di riuscire a rispettare il cronoprogramma.
Noi abbiamo emesso gli ordini con consegne coerenti con il cronoprogramma presentato giovedì scorso a SIMICO. L’obiettivo è completare forniture e montaggi entro fine anno, avviare a gennaio e fare i collaudi. Salvo imprevisti e cause di forza maggiore, ce la faremo, anche se i gufi sono tanti…
Allude anche a SALTO, immagino.
Il vostro giornale è partito in quarta con un po' di presa in giro nei miei confronti, ma ci sta, avete raccolto informazioni in Alto Adige, ed è ovvio che lì non sono simpatico a tanti anche se ho fatto il presidente della Prinoth a Ortisei per dieci anni e sono stato socio di Seeber. Ma non parlo di voi. I gufi sono tanti.
Più che presa in giro abbiamo dato conto di alcuni problemi. A proposito, il processo di Verona (ne abbiamo scritto qui) a che punto è.
Tutto è partito dalla querela di un concorrente, la CCM di Torino, che dopo aver perso la gara contro di noi, invece di fare ricorso al TAR, ha accusato l’intera commissione giudicatrice. Io sono accusato di turbativa d’asta e per un avvalimento non fatto in modo corretto, ma secondo il mio avvocato non è reato. Vediamo come andrà avanti, non sarà breve.
Comunque, con questi due progetti a Cortina e Bormio la Graffer fa un balzo incredibile dal punto di vista del fatturato e vi consegna delle capacità che non avevate fino a pochi mesi fa. Siete pronti a rompere il duopolio Leitner – Doppelmayr che non piace al ministro Abodi? La joint Venture con in turchi è da leggere in questa prospettiva?
No, magari le do uno scoop perché di questo non ne ho parlato mai con nessuno. La strategia di Graffer è di rimanere nel settore in cui siamo cresciuti fino ad adesso in maniera proporzionale. Nell'ultimo bilancio l'abbiamo chiuso a 16 milioni di fatturato con 1 milione di utile. L'anno prima il fatturato era inferiore ad 8 milioni, l'anno prima ancora a 4.
L’anno prossimo andrete a 36?
Potrebbe essere anche di più, ma nonostante la crescita che abbiamo fatto negli ultimi anni, Graffer vorrebbe rimanere nell'alveo delle revisioni delle funicolari e di questi tipi di impianti. Magari diamo una delusione anche a qualche ministro ma noi non vogliamo andare a fare il terzo polo delle cabinovie. Ci vorrebbe una struttura che non abbiamo. Con questi due appalti abbiamo colto un’opportunità, lo Stato italiano aveva necessità di costruirli, non ha trovato nessuno bandendo un appalto, e noi ci siamo messi a disposizione. Ma non perché siamo dei buoni samaritani. C'era anche l'opportunità di fare profitto. Quindi non costruiremo cabinovie ad agganciamento nei prossimi anni.
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La joint venture con i turchi allora è limitata a questi due impianti?
Sì, non abbiamo intenzione di andare a rompere nessun duopolio e peraltro duopolio è sempre una brutta parola da usare. Ci sono due grande aziende con fatturato miliardario che fanno benissimo il loro lavoro e hanno dovuto fare molte acquisizioni per stare in un mercato difficile di livello mondiale, lavorando tantissimo sulla qualità e sull’innovazione.
Un’ultima cosa: con tutto quello che ora ha da fare non riuscirà a tenere i corsi per La Politecnica di Bari, che, fra diversi mugugni e interrogazioni parlamentari, ha avuto da Ansfisa una sorta di esclusiva nella formazione.
La mia Leone Bianco è un’azienda di consulenza non è un insegnante. Spiego cosa è successo. Due anni fa erano richiesti corsi di formazione per capiservizio perché era un po' che non si facevano. Parlando con Ansfisa mi hanno detto che sì, in effetti c’era questa lacuna, e allora io ho organizzato due sessioni, una per il Piemonte e una per la Lombardia. E ho fatto anche l'insegnante perché sono appassionato di storia degli impianti a fune, ma poi gli esami sono stati fatti dai professionisti. Sull'onda di questa iniziativa, Ansfisa, che ha visto che c'era questa necessità, ha fatto un decreto per istituire questi enti di formazione e in quel momento i requisiti li aveva solo la Politecnica. Ma da quel momento in poi io non ho più fatto nessun tipo di corso e credo che recentemente siano stati accreditati altri due enti.
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Le precisazioni di Lima
Riguardo alle informazioni riportate nell’articolo di SALTO Il rebus delle cabinovie olimpiche Sergio Lima intende precisare che:
“In Sicilia l'operatore era FuniErice. C'è stata una gara pubblica alla quale ha partecipato anche Leitner: loro hanno fatto l'1% di sconto, noi l'11%, abbiamo vinto l’appalto e abbiamo consegnato nei tempi. Non abbiamo avuto nessun mese di fermo e nessun ritardo di nessun tipo.
In Val Vigezzo in effetti non c'era stata nessuna gara. Era semplicemente un accordo fra le parti dove c'erano delle condizioni da rispettare. Siccome le condizioni pattuite non sono state rispettate, e prima di tutto non sono state rispettate dal cliente – che non ha pagato –, noi abbiamo interrotto il lavoro. Parliamo di un accordo fra due privati: loro dicono “mi fai questo lavoro” e noi diciamo “sì, te lo facciamo a queste condizioni”. Se una parte non rispetta, decade l'accordo.
A Napoli la funicolare è rimasta ferma per anni perché più gare sono andate deserte. Il nostro è stato un rifacimento completo della funicolare, non una revisione: l'abbiamo rifatta completamente. La Graffer ha fatto il lavoro in un anno: erano previsti dieci mesi e noi forse ne abbiamo impiegati dodici o tredici.
Abbiamo deciso di fare quel lavoro: non l'avevamo mai fatto in quella forma, ma era necessario, nessuno voleva farlo, e noi abbiamo accettato la sfida. Tant’è che poi abbiamo vinto un’altra gara a Napoli: adesso dobbiamo fare anche la Funicolare di Montesanto, appena chiusa. La termineremo entro giugno 2026. E la funicolare che abbiamo completato funziona perfettamente da gennaio.
In Valle d’Aosta, l’impianto Buisson–Chamois, il cronoprogramma è stato rispettato. Di comune accordo con l’ente appaltante abbiamo previsto due step: nel primo la parte meccanica e nel secondo la parte elettrica. L’impianto ha funzionato per tre anni. Poi la Direzione Lavori ha rilevato possibili problemi alla carrelliera: c’è un piccolo contenzioso nell’ordine dei 20.000 euro legato alla limatura di ferro fisiologica, su un intervento complessivo di circa 1,5 milioni (cabine incluse). Trattandosi di TPL, si è fatto anche il collaudo amministrativo.
Anche in Calabria la gara è andata deserta due volte. Leitner, che è il costruttore originario dell’impianto, secondo me non ha partecipato perché non aveva né tempo né voglia di farlo. L’intervento era una revisione di un impianto di circa vent’anni con un cronoprogramma di 235 giorni: nulla di straordinario. E lo abbiamo rispettato”.
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