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Paolo Grigolli: "Il valore aggiunto dell'autenticità"

Il direttore della Scuola di Management del turismo indica la strada: valorizzazione delle esperienze semplici e della lentezza, car sharing e trasporto pubblico
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Mobilità sostenibile; stagionalità differente; autenticità; temporalità come elogio della lentezza. Queste le parole chiave per elaborare un nuovo paradigma di turismo locale secondo Paolo Grigolli, direttore della Scuola di Management del Turismo della Trentino School of Management, tra i relatori della seconda giornata dei “Colloqui di Dobbiaco” con un intervento dal titolo  “Quale turismo contribuisce al valore aggiunto locale?”

“Stiamo lavorando su alcuni concetti: innanzitutto bisogna promuovere la mobilità sostenibile, fatta di trasporto pubblico, car sharing; in secondo luogo - spiega Grigolli - vogliamo puntare su stagionalità diversa: pensiamo che si possano portare turisti anche al di fuori delle due grandi stagioni di massa, estate e inverno; diluire i flussi considerando anche le potenzialità dell’autunno e della primavera serve anche a valorizzare aspetti diversi del territorio. Il terzo tema è quello dell’autenticità, intesa come filiera di accoglienza, creazione di menu legati al territorio o piccole imprese familiari; in ultimo, c’è l’aspetto della temporalità: troppo spesso vediamo la montagna vissuta con frenesia - quella legata allo sci e agli impianti di risalita per intenderci - invece vorremmo costruire esperienze valide con un tempo e un vissuto diverso, quindi optando per camminate, discese, piste ciclabili, una riscoperta della lentezza insomma”.

Un esempio concreto di questo lavoro è il progetto trentino TURNAT: “L’idea è quella di individuare flussi turistici legati ai temi della scoperta del territorio, facendo sì che gli operatori stessi valorizzino quei clienti e questa prospettiva. In Trentino -  riflette Grigolli - si è costruito molto e sviluppato spesso un paradigma basato sul fatto che ci fosse bisogno di grandi infrastrutture: nello stesso tempo, però, ci stiamo accorgendo che tutto questo omologa le destinazioni e non fornisce una prospettiva al territorio e all’espressione delle sue specificità. Proprio per questo c’è bisogno di attivare le risorse del territorio che gli operatori stessi riscoprono: del resto, sono anche le più richieste dal turista di generazione un po’ più evoluta, che va a cercare quei saperi che diventano prodotto. Per fare tutto questo siamo partiti dalle aree protette (aree e parchi di riserva, ndr): si tratta di territori che hanno vissuto il tema del limite, e che ora interpretiamo come laboratorio di innovazione, divulgando le prospettive all’esterno”.

Come si individuano i soggetti interessati? “Sostanzialmente attraverso le Apt e gli enti delle aree: grazie a loro abbiamo intercettato gli operatori più sensibili. Stiamo parlando di una nicchia, ma potrebbe essere un’avanguardia che tra 10 o 15 anni rivoluzionerà il concetto di turismo attuale”. La strada, secondo Paolo Grigolli, è però ancora in salita: “Ci sono sicuramente delle criticità: innanzitutto stiamo continuando a cercare di giustificare e ottimizzare scelte sbagliate, senza avere il coraggio di dire “quello è un modello errato”; anziché smantellare tutto questo, si continua invece a investirci sopra e con queste premesse è faticoso cambiare i paradigmi di riferimento. Il mainstream è ancora troppo forte”. Non solo: “C’è poi anche un problema di “ecoluxury”: per molti il turismo sostenibile è sinonimo di lusso e spesa elevata, e quindi si rischia di tagliare fuori una clientela interessata ma con possibilità economiche limitate. Bisogna invece tornare alle esperienze semplici, come malghe, piste ciclabili, che è quello che stiamo cercando di fare noi col nostro progetto”.

Anche la formazione dei soggetti che operano nel turismo riveste un ruolo importante: “Fino a qualche anno fa la nostra scuola formava laureati che si andavano poi a inserire nel settore del turismo come “destination manager”; dal 2010, invece, lavoriamo con i soggetti che di fatto creano l’offerta, quindi Trentino marketing, Apt: un ambito importante è, ad esempio, il tema del digitale rispetto alla produzione turistica, quindi come far arrivare i messaggi attraverso certi canali, come costruire delle campagna con i nuovi mezzi di comunicazione”. Quali opzioni avrebbe un turista che volesse privilegiare la dimensione della sostenibilità? “Mi limito a qualche esempio di esperienze che permettono la riscoperta del territorio: le colazioni in malga, i percorsi nelle fattorie didattiche, l’offerta dei parchi, in particolare quello di Paneveggio. Certo, dobbiamo sempre tenere conto che il turista ha anche bisogno di esperienze massificate”.