Umwelt | Commento
L'onore di Marchionne
Foto: dpi
Anche Salto.bz ha dato spazio, con una fotonotizia, alla laurea ad honorem in Ingegneria industriale di cui l'università di Trento ha voluto omaggiare Sergio Marchionne, amministratore delegato di FCA, cioè Fiat Chrysler Automobiles N.V., la società di diritto olandese che ha preso il posto di FIAT.
Non è possibile, però, sorvolare sui contenuti del discorso tenuto da Marchionne di fronte agli studenti, perché segnalano un ritardo importante, e un rifiuto quasi ideologico, quello dell'auto elettrica. Secondo quanto riportato dal Sole 24 Ore, Marchionne avrebbe affermato durante la propria lection magistralis: "Questo è un progetto su cui Fca lavora, ma non è la soluzione per il futuro. Stiamo lavorando su tutte le forme di auto elettrica, ma non possiamo ignorare alcuni elementi importanti". Nello specifico, l'amministratore delegato di FCA ha sottolineato come "le emissioni di un'auto elettrica, quando l'energia è prodotta da combustibili fossili, sono equivalenti a quelli di un altro tipo di auto", definendo l'auto elettrica un'arma "a doppio taglio".
Ho chiesto lumi ad un amico ingegnere, che lavora nell'ambito delle energia rinnovabili e allo sviluppo della rete di ricarica per le auto elettriche nel nostro Paese: "Marchionne difende i suoi interessi. FCA non ha un modello elettrico da presentare entro 24-36mesi, e quindi fa ostruzionismo. Ma la rivoluzione globale è inarrestabile. Gli resta da fare pressione in italia per rallentare l'evoluzione. La storia della produzione di energia e quindi dell'inquinamento è una balla già confutata varie volte". Il 4 ottobre lo fa, su il manifesto, Giuseppe Onufrio, direttore di Greenpeace Italia: "Quanta elettricità ci vorrebbe per alimentare l’80% del parco veicoli italiano quando sarà elettrico? Una stima molto prudente (ce ne vorrà meno) è di 60 miliardi di kWh: più o meno la quantità di elettricità aggiunta in Italia dalle rinnovabili dal 2007 a oggi".
Il grafico che riportiamo, invece, ci racconta che cosa significa avere la capacità di influenzare ed indirizzare un mercato. È tratto dal rapporto sul mercato europeo dell'auto relativo al secondo trimestre 2017 di ACEA, l'associazione di categoria dei produttori ("EU Automotive Industry Quarter 2 2017"). Dopo aver specificato con una tabella che nel primo semestre del 2017 gli Electrically‐chargeable vehicles immatricolati in Europa sono stati 96.888 (+ 37,7% rispetto allo stesso periodo del 2016), raggiungendo quasi la quota di mercato appannaggio agli "Alternative fuel vehicles other than electric", come gas naturale, fermi a 106,798, gli istogrammi ci mostrano i dati relativi ai principali mercati europei. L'Italia, un mercato largamente dipendente da FCA, è praticamente l'unico a commercializzare veicoli alimentati a combustibili alternative "diversi dall'elettrico". Che - anche guardando al mix energetico presente in Italia - hanno comunque emissioni che sono la metà della miglior auto a metano in commercio a marchio FIAT-FCA, come ricorda sempre Onufrio sul manifesto.
Nel luglio del 2017 Bloomberg New Energy Finance, che non è un'organizzazione ambientalista, ha rivisto al rialzo le proprie stime in merito alla penetrazione dell'auto elettrica sui mercati nei prossimi 23 anni: nel 2040, secondo i ricercatori BNEF, il 54% di tutte le auto immatricolate saranno dotate di uno spinotto per la ricarica, contro il 35% delle stime diffuse l'anno precedente. È poco plausibile che Marchionne ignori queste stime, e senz'altro conoscerà anche i dati presentati a Roma venerdì scorso dalla Fondazione Sviluppo Sostenibile, che ha diffuso il rapporto "La sfida della qualità dell'aria nelle città italiane": nel nostro Paese sono stimate 91.000 morti premature all'anno per inquinamento atmosferico. Il fatto che polveri sottili PM2,5, disossido di azoto (NO2) e ozono (O3) non dipendono solo dal traffico veicolare, non ci esime dall'intervenire.
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