Politik | Bolzano

“Gli strumenti vecchi sono inadatti”

Juri Andriollo è critico sulla scelta di destinare 60 case Ipes al ceto medio: "Usiamo i palazzi pubblici". Sull'emergenza freddo: "Aumentiamo gli infopoint sul territorio. Con l'assessora Deeg zero passi avanti. Ottima invece l'interlocuzione con Pamer".
Juri Andriollo
Foto: Seehauserfoto
  • Tutto, a Bolzano, sembra ruotare intorno alle case e al mercato immobiliare.
    L’inverno si avvicina e, inevitabilmente, l’amministrazione locale dovrà gestire l’“emergenza freddo”. Solo un mese fa il Comune di Bolzano e la Provincia hanno raggiunto un accordo su come gestire l’ospitalità per chi vive per strada. La decisione, già presa in sede di Consorzio dei comuni, contiene una novità importante: la riduzione del numero di persone ospitate direttamente dal Comune di Bolzano, che passerà da 300 a 200. Le restanti 100 persone saranno distribuite in altri comuni della Provincia: 50 a Merano, 30 a Bressanone, 15 a Brunico e 5 a Laives.
    È stato inoltre annunciato che verrà riqualificato un immobile di proprietà provinciale in via Pacinotti, destinato a diventare un nuovo rifugio per l'emergenza freddo. 

    Allo stesso tempo, anche sul non ben definito “ceto medio” pesa il costo degli affitti e quello della vita nella “lussuosa” città di Bolzano. Le risposte da parte della politica faticano ad arrivare ma, solo qualche giorno fa, è stato annunciato che nel sistema dell'edilizia sociale altoatesino comparirà il “canone sostenibile”. Per Bolzano si prevedono 60 alloggi, 40 per Merano, 15 per gli altri Comuni sopra i 10.000 abitanti e 5 per quelli sotto i 10.000 abitanti. Il Presidente della Provincia Arno Kompatscher ha spiegato che non si vogliono sottrarre troppi alloggi alle graduatorie per il canone sociale considerato che anche lì c'è ancora un grande bisogno. Insomma, sembra che verranno sottratte alcune case ai “più poveri”, per aiutare i “meno poveri”. Non sono pochi quelli che considerano questa scelta positiva, ma ancora troppo poco incisiva e, di conseguenza, storcono il naso. Tra questi anche l'Assessore comunale di Bolzano alle Politiche sociali Juri Andriollo.

  • Juri Andriollo: "Con l'assessora Rosmarie Pamer abbiamo trovato una vera interlocuzione. Invece non ho mai condiviso le posizioni della ex assessora Waltraud Deeg". Foto: Seehauserfoto
  • SALTO: Assessore Andriollo, lei ha recentemente espresso il timore che in Italia arrivino diverse decine di migliaia di migranti respinti dalla Germania. Se accadesse, l’Amministrazione di Bolzano come si comporterebbe?

    Juri Andriollo: Assolutamente sì. È stato riportato dai media nazionali a fine agosto. Si parlava di 20 mila persone. Credo sia una previsione sensata. Il problema, perlomeno a Bolzano, non sono i giovani migranti, che arrivano principalmente per lavorare, ma i nuclei familiari, che hanno bisogno di assistenza. Si pensi che, ad oggi, 160 persone tra donne e bambini sono ricoverati in diversi alberghi del capoluogo. È una soluzione temporanea, sicuramente non la migliore nel lungo periodo. Penso, ad esempio, alle difficoltà degli assistenti sociali che faticano a seguire i percorsi scolastici di bambini che vivono in un hotel. Ma come Giunta Comunale siamo fermi su un punto: nessun bambino può dormire e rimanere per strada. Quindi ben vengano, per ora, gli hotel.

    Venendo all’emergenza freddo: 100 posti letto per i senza fissa dimora saranno distribuiti su tutto il territorio provinciale. L’infopoint - che è di fondamentale importanza - è esclusivamente a Bolzano, quindi comunque le persone che ne hanno necessità dovranno entrare nel capoluogo. Non si rischia solo di creare confusione?

    È vero. Non è ottimale a livello logistico, per le persone. Infatti è da anni che come Comune chiediamo alla Provincia di istituire più infopoint su tutto il territorio. Avere una sede di riferimento vicino a dove si vive e lavora crea una comfort zone. Non è comodo venire a Bolzano per andare in Questura, ad esempio, ma lavorare a Merano. Questo meccanismo ha generato un cortocircuito: ci sono tanti migranti nel capoluogo e pochissimi nelle zone limitrofe, come Laives. Una soluzione dovrebbe arrivare proprio da chi ha la delega dallo Stato in questo campo, ovvero la Provincia che dovrebbe fornire servizi simili e aggiuntivi anche in altri Comuni. Ad essere sincero, con questa nuova Giunta provinciale, in particolare nella persona di Rosamarie Pamer, abbiamo trovato una vera interlocuzione. Invece non ho mai condiviso le posizioni dell'ex assessora Waltraud Deeg. Sui CAS, i Centri di Accoglienza Straordinaria, ad esempio.
     

    "Ci sono tanti migranti nel capoluogo e pochissimi nelle zone limitrofe, come Laives. Questo cortocircuito è causato dal fatto che i servizi sono tutti a Bolzano"


    Cosa apprezza delle scelte di Pamer?

    La concretezza. In Provincia ora stanno cercando nuove strutture per riaprire i CAS per le famiglie. È una ottima iniziativa. In passato invece si è perso troppo tempo, con Deeg si sono fatti zero passi avanti. 
    Distribuire i posti letto in ambito provinciale, e quindi far si che i migranti non siano solo a Bolzano, è una scelta che porta con sé diversi benefici. Nel capoluogo abbiamo un problema di sovrannumero di persone: questo assorbe molte energie, personale e risorse che non si possono indirizzare su altro. Oltre a risolvere questa sproporzione, una distribuzione degli alloggi aiuta anche i Comuni che accoglieranno altri migranti. Lo sottolineo di nuovo: spesso queste persone sono lavoratori impiegati in servizi essenziali per la cittadinanza. Non bisogna nascondere che una minoranza è soggetta a ripetute condanne e svolge attività illecite, ma non è una situazione che si può generalizzare. 
    E ricordiamoci tutti che si sta parlando di migranti, e quindi persone che magari non rimarranno qui per tutta la vita.

    Condivide con il Sindaco Renzo Caramaschi la frase: “Non è che perché siamo bravi possiamo diventare l’albergo del nord Italia.”?

    I facili slogan io non li utilizzo. Però è giusto evidenziare come con numeri bassi la situazione è più gestibile. Altrimenti si interviene solo sulle necessità primarie, offrendo un servizio di qualità inferiore.

     

    "Perché non trasformare l’ex torre della Regione vicino all’Unibz in uno studentato? Mi dicono che la struttura sia occupata solo in due piani"

     

    Venendo al tema alloggi: lei è stato molto critico sulla scelta, comunicata nei giorni scorsi dalla Provincia, di destinare 60 case al “ceto medio” a Bolzano. Cosa ne pensa? E, secondo lei, ha ancora senso parlare di ceto medio?

    Il ceto medio esiste ed ha un grosso problema: tra spese d’affitto, figli e genitori, non è abbastanza ricco da stare tranquillo economicamente e arrivare largo a fine mese. Ma, allo stesso tempo, non è abbastanza povero da poter usufruire di importanti sussidi provinciali o nazionali. Il carovita ha abbassato il reddito effettivo, così come l’inflazione ha bruciato il 10% del potere d’acquisto. Il ceto medio è la vera categoria che va aiutata oggi. I sostegni e i vari sussidi ci sono già per le fasce di reddito più basse, che difficilmente non usufruiscono di servizi gratuiti. Chi invece supera una quota ISEE di pochi soldi non può accedere a determinati benefici, eppure non è ricco. La forbice del welfare va allargata. Gli strumenti vecchi, utilizzati in passato per risolvere questo genere di problematiche, sono inadatti per affrontare le nuove sfide.

     

    "Ci sono 2000 cittadini non residenti a Bolzano. Sono i ricercatori dell’EURAC, di Unibz e delle nuove facoltà"

     

    Riservare alcune case al ceto medio, che sarebbero inizialmente da destinare alle fasce più povere, dà l’impressione che la politica tolga ai “poveri” per dare ai “meno poveri”. Che ne pensa?

    Il vero problema è che non si è investito nell’edilizia sociale negli ultimi decenni. IPES si è dovuta indebitare con importi significativi pur di finanziarsi. È mancata, anche in questo caso, una visione politica da parte della Provincia. Oggi bisogna costruire nuove case ma non tanto per venderle ai privati, ma per darle in locazione con affitti calmierati. Le persone, soprattutto i giovani, si muovono e non sono stanziali. Dobbiamo fornire alloggi a chi sa di fermarsi solo per un periodo nella nostra città, e quindi non ha intenzione di indebitarsi per decenni. Mi chiedo: perchè non usare dei palazzi pubblici che già esistono? Ad esempio, perchè non trasformare l’ex torre della Regione vicino all’Unibz in uno studentato? Mi dicono che la struttura sia occupata solo in due piani.
    Ecco, credo si debba usare di più il patrimonio immobiliare del settore pubblico. Va bene avere 60 nuovi posti per il ceto medio, ma spero si arrivi a 600 appartamenti. Voglio solo evidenziare un ultimo dato.

    Prego

    Ci sono 2000 cittadini non residenti a Bolzano. Sono i ricercatori dell’EURAC, di Unibz e delle nuove facoltà. Persone che quindi abitano la città, ma non risultano essere residenti. Stimolano l’economia. Ecco, dobbiamo pensare anche a loro.

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Andres Pietkiewicz So., 06.10.2024 - 07:26

Iniziative lodevoli ma che come ben dice l'assessore non sono piani politici messi in opera per il bene dei cittadini ma valutazione partitiche e personali, il commento sull'assistenza Weeg lo manifesta in modo chiaro. Io invece le chiedo perché non esigere la restituzione delle caserme di via Druso e via Vittorio Veneto per far fronte al bisogno di strutture di accoglienza ,alloggi e studentati? L'assesre Factor e il vice sindaco hanno dichiarato che ha Bolzano sono scarsi i terreni per costruite e bisogna andare fuori ,forse fuori dovrebbero mettere eventualmente le caserme che sarebbero inoltre obiettivo d'attacco in caso di conflitto ( cosa non impossibile visto i criteri di questo governo) .Lei assessore, non conosce il problema. Parla per sentito dire. Non si è mai preoccupato di " vivere" una emergenza freddo per capire che soluzione dare al problema. La vera sfida è trasformare in risorsa quella invasione di barbari da voi annunciata. Non sono barbari, sono persone, uomini,donne,bambini a cui offrire calore ,lavoro,scuola,futuro. Egoisticamente a un mirato investimento iniziale seguirebbe una economia fiorente per il territorio. Saranno queste persone a pagare le pensioni dei nostri scarsi figli e nipoti.
Lei, e il Sindaco hanno una veduta miope del problema, la vostra soluzione è di inviare ciò che da fastidio agli occhi del turista verso la periferia, creando lager di esseri umani a cui fornite a malapena la stretta sopravvivenza a prezzo della loro libertà. Il vero progetto sarebbero i Sprar,Siproimi o SAI, li chiami come vuole,ma non certamente i CAS. Affidare le gestioni a Protezione Civile e non a dubbie Organizzazioni e Cooperative con appalti al ribasso.Avete avuto opportunità ma siete stati abbagliati dai Benko di turno e siete caduti in ginocchio davanti a loro. A voi, dei cittadini, importa poco assessore.

So., 06.10.2024 - 07:26 Permalink