Leggere i dati del voto di domenica nella prospettiva del cruciale appuntamento politico del 21 ottobre prossimo, quando in Alto Adige si voterà per le provinciali, è come sempre un esercizio denso di incognite e di rischi. Occorre affidarsi per forza alla comparazione con i dati delle consultazioni precedenti e qui il margine di errore può essere molto alto, perché se c'è una cosa che gli ultimi decenni hanno insegnato a tutti coloro che si occupano di politica è che le tradizionali e consolidate fedeltà di voto sono cosa del passato e che l'elettorato si muove in maniera molto più fluida e repentina, anche a seconda del tipo di elezione cui viene chiamato.
Alcune annotazioni possono peraltro essere fatte e, di seguito, le proponiamo in ordine sparso.
L'elettorato sudtirolese
Il primo dato interessante, anche perché riguarda uno dei temi politici fondamentali della prossima consultazione provincia, è quello che riguarda il comportamento degli elettori provenienti dal mondo di madrelingua tedesca. Qui, più che i dati sul voto vero e proprio, occorre innanzitutto guardare quelli sull'affluenza alle urne. Per la prima volta nella storia l'Alto Adige, da questo punto di vista, è andato in netta controtendenza rispetto al resto d'Italia, con un calo molto marcato nel numero dei votanti.
C'era d'altronde da aspettarselo, nel momento in cui i partiti della destra sudtirolese, rinunciando a presentarsi sulla scheda elettorale, avevano chiesto ai loro elettori di restare a casa. Sembra proprio che l'appello sia andato a segno. Sarà solo una coincidenza, ma gli oltre 42 mila voti in meno, rispetto alle politiche del 2013, finiti nelle urne altoatesine per la Camera, non sono poi molto lontani, come cifra, da quei 47 mila voti che il partito dei Freiheitlichen ottenne cinque anni fa. Un altro dato interessante riguarda la distribuzione di questo fenomeno. Qualcuno si attendeva che esso raggiungesse il picco massimo nel collegio di Bolzano, dove la SVP presentava candidati italiani. L'astensione, invece, è rilevabile in misura sostanzialmente analoga in tutte le zone della provincia, anche dove la Suedtiroler Volkspartei aveva un proprio candidato. Questo significa che c'è un elettorato che, comunque vadano le cose, non è più disponibile a votare SVP o un qualunque candidato di madrelingua tedesca. È anche su fattori come questo che si giocherà la partita fondamentale nelle provinciali d'autunno: quella che riguarda la possibilità, per la SVP, di avvicinare o meno il traguardo della maggioranza assoluta.
Ad onta di queste considerazioni il partito della Stella Alpina non ha torto nel considerarsi più che soddisfatto dall'esito di queste politiche. Manda a Roma una robusta pattuglia, con sei tra deputati e senatori, pronti a proseguire nella politica di sempre: quella di misurarsi qualunque tipo di governo e maggioranza per far valere gli interessi dei sudtirolesi.
L'exploit della Lega
I risultati della lega di Matteo Salvini in Alto Adige (come peraltro nel resto d'Italia) sono la concreta dimostrazione di come l'elettorato sia capace di rapidi massicci cambiamenti d'orientamento nel giro di pochi anni. Basti pensare che alle ultime politiche, nel febbraio 2013, la Lega, in provincia prese 2837 voti. Questa volta ne ha totalizzati 23.017, decuplicando il proprio consenso. È un trend in continua ascesa. Per fare un altro esempio, nel comune di Bolzano, la Lega ha praticamente raddoppiato, domenica, i voti presi alle ultime comunali e che pure ne avevano fatto il primo partito del centrodestra. Ora, evidentemente, l'interrogativo riguarda la capacità dei leghisti di trasferire questo successo, che ha motivazioni evidentemente legate alla politica nazionale, in campo provinciale. Il risultato di domenica, se replicato a fine ottobre, garantirebbe alla Lega almeno due consiglieri. Una cosa sembra comunque abbastanza assodata. Dopo un lungo periodo di divisioni e contrasti, il centrodestra italiano sembra aver ritrovato un partito leader.
Scrutando le stelle
Se è vero che l'altro grande vincitore delle elezioni di domenica, assieme alla Lega, è il movimento dei Cinquestelle, è altrettanto vero che, anche per la formazione politica guidata da Di Maio, si prospetta in Alto Adige un interrogativo non diverso da quello che riguarda il partito di Salvini. Su base provinciale, domenica, i 5stelle hanno preso 32.300 voti, con una crescita di oltre 8mila voti rispetto alle politiche di cinque anni fa, nelle quali avevano ottenuto già un notevole risultato. Il fatto è che, in quello stesso 2013, ma qualche mese più tardi alle elezioni provinciali, il Movimento non riuscì ad ottenere più di 7mila voti, conquistando comunque un seggio. Ora si tratta di capire in che misura, questa volta, i 5stelle saranno capaci di convincere gli elettori che li hanno votati domenica a rimanere loro fedeli anche il 21 ottobre.
Il centro e la sinistra
Il PD altoatesino esce da quella che forse è stata più difficile campagna elettorale della sua breve storia. La tormentata vicenda delle candidature di Maria Elena Boschi e Gianclaudio Bressa, decise a livello nazionale sulla base delle intese maturate con la SVP, ha notevolmente scosso l'unità interna del partito, sino a provocare la fuoruscita dell'ala "bizziana". Ora, a missione compiuta, il partito deve interrogarsi sulla propria tenuta in vista dal fondamentale appuntamento d'autunno. In queste elezioni il PD altoatesino, sull'onda della debacle nazionale, ha perso circa un terzo dei voti che ottenne alle politiche del 2013. Anche in questo caso si tratta di capire se il dato di domenica, che peraltro non è inferiore a quello delle provinciali (sempre nel 2013) o delle ultime comunali potrà essere mantenuto. Molto dipenderà dalla capacità di recuperare rapporti con le varie anime del centro sinistra.
Non cantano vittoria, infine, neppure i Verdi altoatesini che hanno affrontato la competizione assieme a LeU. Il dato complessivo della lista in provincia vede la perdita secca di oltre cinquemila voti rispetto all'esperienza del 2013 quando i Verdi si presentarono assieme a SEL nell'ambito dell'alleanza di centro-sinistra e riuscirono addirittura a mandare a Roma un deputato. Non è detto che questi risultati debbano necessariamente riflettersi sul futuro di una forza solidamente radicata sul territorio e che quindi, con le elezioni provinciali, potrà far valere temi e personaggi ben diversi, ma un campanello d'allarme sicuramente è suonato.
Il mondo di fuori
Un piccolo cenno, infine, a quel che succede e succederà fuori dai ristretti confini della provincia. Non tanto e non solo a livello nazionale, quanto piuttosto in realtà vicine o politicamente contigue alla nostra. Nel Trentino, innanzitutto, dove la sconfitta severa della coalizione tra centro-sinistra gli autonomisti pone in serio dubbio la prosecuzione di un'esperienza di governo provinciale che, per la maggioranza politica altoatesina, ha avuto una notevolissima importanza. Pochi giorni or sono, in Alto Adige, molti si sono rallegrati per il risultato delle elezioni regionali tirolesi che hanno visto consolidarsi la posizione di preminenza politica della ÖVP. Ora invece un fronte di incertezza potrebbe aprirsi ai confini meridionali della provincia con esiti politici imprevedibili. Un altro segnale, infine arriva più da lontano, da quella Valle d'Aosta dove una giovane parlamentare del movimento 5stelle riesce a spezzare per la prima volta una lunga consuetudine politica e a battere gli epigoni di quel regionalismo autonomista che, come la SVP in Alto Adige, sembrò per lunghi anni invincibile. E invece.