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Il lavoro ai tempi del Coronavirus

Quasi tre imprese su quattro denunciano ricadute negative per via dell’emergenza sanitaria. Le preoccupazioni delle categorie economiche e dei sindacati in Alto Adige.
Coronavirus
Foto: upi

L’emergenza sanitaria del Coronavirus solleva molti interrogativi anche fra i lavoratori. Quasi tre imprese su quattro (il 72,4%) accusano ricadute negative dall’emergenza sanitaria provocata dal Covid-19. Il dato emerge da una rilevazione effettuata dall’associazione CNA presso micro e piccole imprese attraverso un questionario che ha ricevuto 6.327 risposte con un campione significativo da tutte le regioni italiane, compreso il Trentino Alto Adige. L’85% delle aziende prevede un peggioramento dei risultati economici per il 2020 e il 68% ritiene molto probabile il ricorso ad ammortizzatori sociali. Il trasporto persone e il turismo sono i settori più esposti. 

Un sostegno intanto arriva dal Fondo di Solidarietà Bilaterale per l’Artigianato FSBA che ha approvato una delibera d’emergenza: qualora le aziende siano costrette a sospendere temporaneamente i propri dipendenti a causa della situazione legata al Coronavirus, esse riceveranno un contributo straordinario che coprirà l’80% dello stipendio dovuto per tutte le ore non lavorate fino a un massimo mensile pari a 1193,75 euro. L’opportunità potrà essere sfruttata fino a un massimo di 20 settimane in un biennio mobile ed è disponibile già adesso per tutti i collaboratori assunti a partire dal 26 febbraio scorso, da questa data e fino al prossimo 31 marzo può essere inoltrata la richiesta che attualmente vale per un solo mese. Su istanza di Confartigianato inoltre è stata presentata la richiesta di prevedere la cassa integrazione per tutti i settori in Italia che provvederebbe eventualmente a integrare il contributo straordinario o a sostituirlo una volta esaurite le risorse disponibili. “Si tratta di misure importanti, utili per garantire degli sgravi cruciali alle aziende”, commenta il presidente di lvh.apa Martin Haller.

 

Le voci critiche

 

Non è contenta l’Unione commercio turismo servizi Alto Adige che, chiedendo a gran voce soluzioni locali e autonome alla crisi attuale, dichiara attraverso il suo presidente Philipp Moser: “Non è accettabile che siano i singoli settori economici a richiedere misure di sostegno finanziario ognuno per conto proprio. La situazione attuale colpisce tutti i comparti in egual misura”. Hds si aspetta la disponibilità dalle parti sociali a prestare sostegno economico per mezzo dei fondi disponibili, come l'Ente bilaterale del terziario (EbK ) o il fondo di solidarietà regionale, arrivando anche, in casi estremi, a sostenere direttamente le aziende e i loro collaboratori. L'Unione sta incontrando in questi giorni i rappresentanti dei sindacati ma “oltre a questo, da parte della politica - nazionale e provinciale - servono altre forme di sostegno finanziario intersettoriale e i relativi sgravi burocratici, per esempio di natura fiscale”.

L’appello è poi al mondo bancario, e soprattutto alle autorità di vigilanza della Banca d’Italia e della BCE, cui si chiede di prendere i provvedimenti necessari affinché sia possibile garantire dilazioni e prolungamenti di mutui senza effetti negativi per l’affidabilità creditizia delle micro, piccole e medie aziende.

Dal circuito sindacale nel frattempo arriva la denuncia della Sgb-Cisl: “Alcune associazioni economiche non hanno voluto estendere il fondo di solidarietà anche sotto i 6 dipendenti per impresa. Il Coronavirus dimostra che avevamo ragione noi”. Grazie a una legge statale le provincie autonome di Trento e Bolzano hanno potuto costituire i rispettivi fondi di solidarietà territoriali per tutti i settori produttivi. In Trentino sono iscritte tutte le aziende con almeno un collaboratore, in Alto Adige solo quelle con 6 dipendenti in su, spiegano in una nota i segretari generali Michele Buonerba e Dieter Mayr. “Nel resto d’Italia esistono solo fondi nazionali di categoria e nella maggioranza dei settori non si è fatto nulla e i versamenti obbligatori si fanno al 'FIS' (Fondo d’integrazione salariale) che si trova presso l’INPS. Le associazioni datoriali chiederebbero alla politica interventi straordinari per superare gli effetti del coronavirus, con riferimento al Fondo di solidarietà del Trentino. Da anni il sindacato spinge per l’estensione della copertura su tutte le imprese, ma gli stessi che oggi vorrebbero la copertura per tutti sono le stesse che si erano opposte”.

E ancora: “Fin dalla sua istituzione incalziamo gli imprenditori su questo limite, chiedendo l’estensione alle piccole imprese, appellando al loro senso di responsabilità e alla loro lungimiranza, per poter superare eventuali situazioni di crisi”, dicono Buonerba e Mayr. “Le associazioni datoriali però hanno manifestato contrarietà, ritenendo l’estensione alle piccole imprese troppo oneroso. Anzi, alcuni rappresentanti hanno addirittura proposto una riduzione dei contributi al Fondo. Ora, all’improvviso, di fronte a questa emergenza, le associazioni datoriali si svegliano, chiedendo l’intervento della politica con risorse pubbliche. Nel Trentino le imprese hanno agito accantonando a proprie spese i 14 milioni di euro che adesso le parti datoriali altoatesine chiedono alla politica e quindi con risorse dal bilancio provinciale”.