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Report irride la Provincia di Bolzano

Un’inchiesta sulle concessioni l’imbottigliamento delle acque minerali ha additato l’Alto Adige come peggior esempio a livello nazionale.
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Foto: Report

La puntata di ieri lunedì 5 giugno del programma televisivo di Rai 3 è stata prima dedicata alla contorta e spesso contraddittoria normativa nazionale che regola i valori degli elementi chimici presenti nelle acque da acquedotto e per l’imbottigliamento. Ma in un secondo momento Claudia Di Pasquale, autrice dell’inchiesta denominata ’Chiare, fresche e dolci acque’, è passata a descrivere la pessima gestione economica italiana delle concessioni da parte degli enti pubblici (Stato, Regioni e Comuni). Arrivando a raccontare, in conclusione, la storia incredibile (ma vera) delle concessioni altoatesine praticamente ’regalate’
Si tratta di una vicenda già raccontata anche da salto nel gennaio scorso, la novità qui sta nella ribalta nazionale assunta da questa storia. Sì, perché dobbiamo ricordare che - a differenza delle tariffe irrisorie a metro cubo diffuse a livello nazionale e applicate dai comuni e dalle Regioni alle società private concessionarie - in provincia di Bolzano esiste in sostanza un canone a forfait annuo di 7.114,20 euro, con l’eccezione di una sorgente addirittura concessa a costo zero

A descrivere il malcostume altoatesino delle acque pubbliche regalate ai privati durante la puntata di Report è stato chiamato il consigliere provinciale Alessandro Urzì, giusto per il fatto che fu lui nello scorso inverno a sollevare il problema. Ovvero scoperchiare la pentola di una prassi davvero singolare.

Noi siamo seduti su una miniera, quella dell’acqua, e ci si aspetterebbe un bel rientro in termini di canone per coloro che vivono in questo territorio”, ha osservato orgogliosamente Urzì ripreso dalle telecamere di Rai 3. Con il direttore dell'Agenzia Provinciale per Ambiente Flavio Ruffini a fargli eco scuro in volto, intento ad allargare le braccia (“questo è quanto attualmente prevede la legge”) ed aggiungendo: “stiamo lavorando su un nuovo regolamento basato su altri fattori nella prospettiva di un canone più equo”. 

Si tratta di una situazione incredibile, tra l’altro accompagnata da un’eccezione che conferma la regola e costituita dall’esempio dell’Acqua di Merano imbottigliata da Acquaeforst GmbH. “In questo caso il canone addirittura è zero, in base ad una legge regionale del 1954”, ricorda Urzì sorridendo. Ma quel che è peggio - allarga ancora le braccia Ruffini - è che “anche in caso di nuova legge provinciale che regoli la materia Acquaeforst non pagherà comunque almeno fino al 2038, se non addirittura oltre”. 

Il servizio di Report si conclude con un’osservazione che ha il sapore della beffa, ricordando che in realtà la società Terme di Merano detiene lo 0,005 delle quote di Acquaeforst e quindi avrebbe diritto di ottenere la bella cifra di 50 euro annui dagli utili della società. Una consolazione davvero magra, non c’è che dire.

Fin qui il (doloroso) Report sulle (allegre) concessioni della acque da imbottigliare in Provincia di Bolzano. 

Per quanto riguarda la dimensione nazionale ricordiamo che si sta lavorando per cercare di fare una legge che fissi a livello nazionale un canone unico di 20 euro a metro cubo (2 centesimi al litro). Una misura che, se venisse approvata, porterebbe 250 milioni di euro all’anno in più nelle casse dello stato. Ed alcuni di questi naturalmente potrebbero finire direttamente nelle casse della Provincia di Bolzano. Che però - fino ad oggi - non si era mai ’accorta’ di poter guadagnare in questo settore. Un fatto davvero… singolare.   

Fatemi capire. Prima facciamo un referendum contro la "privatizzazione dell'acqua" (in verità contro la possibilità di GESTIONE privata dell'acqua pubblica prevista dalle norme Eu)). Tutti contenti, l'acqua rimane pubblica, gestita dal Pubblico.
Poi scopriamo che le fonti per le acque minerali vengono regalate al Privato
Senza dimenticare che, per le acque ad uso idroelettrico, le procedure di assegnazione delle concessioni sono state poco....trasparenti.
A volte le Direttive Europee non sono proprio così stupide. Applicandole, eviteremmo discrezionslità e favoritismi nell'uso dei nostri Beni Comuni.

Di., 06.06.2017 - 07:34 Permalink