Dalla violenza al dialogo
Estremismo di destra in Alto Adige? Per dirla in poche parole, la situazione non è grave, è persino tranquilla, ma attenzione a non abbassare la guardia. Lukas Schwienbacher, nell’equipe del Forum prevenzione, porta la sua esperienza di pedagogista e mediatore. Si occupa di prevenzione della violenza, della conduzione di progetti nei Comuni, è referente a vari livelli per le iniziative di informazione e formazione. È uno degli autori dell’Indagine sul fenomeno dell’estremismo in Alto Adige, condotta nel 2009 e 2010 su incarico della Provincia. La ricerca, spiega Schwienbacher, è stata pubblicata un anno dopo gli atti di violenza verificatisi tra Naturno e Merano. Abbiamo visto che per fortuna in Alto Adige, parlo dell’ambito di lingua tedesca, non esistono gruppi fissi, sostenuti da un sistema organizzato, come avviene ad esempio in Germania. Poi però, in questi anni, abbiamo continuato ad osservare diversi giovani che cercano e simpatizzano con le idee dell’estremismo”.
Gli estremisti comunque non sono gli adolescenti, sottolinea Schwienbacher. “I veri estremisti sono adulti e in questo momento non si fanno vedere. Invece i ragazzi che cercano queste idee, lo fanno spesso perché hanno dei problemi con se stessi e con l’ambiente in cui vivono…” Esiste una correlazione tra una certa forma di disagio sociale e la fuga nelle idee estremistiche”.
Qual è la situazione in questo momento? “Ho molti contatti con i Comuni della provincia, con gli Jugenddienste e i centri giovanili, anche con lo Streetwork di Merano”, dice Schwienbacher. “Tutti mi dicono che la situazione ultimamente è molto tranquilla. Certo, è presente il fenomeno dei giovani che coltivano idee ‘patriottiche’. Più che l’estremismo di destra c’è questa simpatia per il discorso patriottico”.
Secondo le conclusioni dell’indagine del 2010, “in Alto Adige allo stato attuale non è né particolarmente marcato né particolarmente diffuso un estremismo politico tra i giovani. Si segnalano però continuamente … alcuni singoli elementi o piccoli gruppi”. Una situazione per la quale il territorio avrebbe già risposte di tipo preventivo. Tuttavia emergeva anche un dato da non sottovalutare: “Esiste senz’altro una zona grigia più estesa e inserita nella società, che fa da terreno di coltura per opinioni politiche estreme. In questo senso le spinte neonaziste e di estrema destra presenti tra alcuni giovani sono anche lo specchio di dichiarazioni, pensieri e visioni razziste e xenofobe presenti in forma occulta tra gli adulti. L’emergere di gruppi giovanili di estrema destra non può quindi essere visto come qualcosa di isolato rispetto al rafforzamento del populismo di destra in Alto Adige. Forze sociali e partiti che con la loro influenza fomentano paure nei confronti degli stranieri e del futuro e fanno dei ‘nativi’ i privilegiati per definizione, sono corresponsabili della radicalizzazione a destra dei giovani”.
Per far fronte al fenomeno, sono le conclusioni operative, “diventa importante, nella pianificazione delle misure, non solo la promozione di un atteggiamento politico contrario alla discriminazione e al razzismo, ma anche, allo stesso modo, lo sviluppo di una strategia più generale che contribuisca ad assicurare il benessere complessivo delle generazioni future”.
In concreto cosa si fa? “Cerchiamo di sviluppare l’opera dei centri giovanili, dello Jugenddienst, dello Streetwork”, dice Schwienbacher. Nel lavoro di prevenzione rientrano le iniziative che partono in questi giorni, hanno luogo in tutta la provincia e si concludono il 28 novembre col convegno “Dalla violenza al dialogo”. “Non sono solo i responsabili dei servizi ad avere bisogno di formazione. È importante che tutta la popolazione si possa confrontare col tema della violenza”. “È una forma di prevenzione al fenomeno dell’estremismo. Estremismo e violenza sono molto vicini”. La violenza nasce dall’estremismo? “È vero piuttosto il contrario. Prima c’è la violenza ed essa porta all’estremismo. Prevenire la violenza aiuta a prevenire l’estremismo”.