A oltre un anno dai
referendum del 22 ottobre 2017 sembra avvicinarsi l'agognata autonomia per il Veneto e la Lombardia. A queste due regioni del nord si aggiunge L'Emilia-Romagna che per motivi di risparmio ha rinunciato al referendum scegliendo una richiesta del consiglio regionale a maggioranza qualificata. Negli ultimi mesi è stato innanzitutto il governatore del Veneto
Luca Zaia a premere sul governo, occupato da ben altre questioni come le trattative con Bruxelles. Erika Stefani, ministra per gli affari regionali (e veneta), aveva annunciato l'intesa per il 22 ottobre, anniversario dei referendum. Ma è slittata a data da destinarsi per dubbi tecnici dei ministri M5S sulla portata delle richieste del Veneto che chiede le 23 competenze previste dalla costituzione, mentre la Lombardia sembra limitarsi a 15.
In una lettera firmata dai tre governatori di Veneto, Emilia e Lombardia hanno chiesto al governo tempi certi sull'autonomia. Ma Luigi Di Maio, durante una visita a Verona, ha frenato gli entusiasmi: "Auspichiamo di chiudere entro l'inverno." Immediata la protesta di Zaia. E così il vicepremier durante una visita nel Trevigiano cambia versione: "I cittadini del Veneto hanno votato un referendum che non può essere disatteso e non ci sono dubbi in nessuna delle forze politiche che sostengono questo governo. I veneti hanno dei diritti e avranno tempi certi." Ma Di Maio non ha fatto i conti con i ministri del proprio movimento. Sulle barricate è salita immediatamente la ministra per il sud, Barbara Lezzi, già ferrea nemica del gasdotto TAP: "L'autonomia non favorirà alcuna regione a danno delle altre. E il Nord non tratterà alcun surplus fiscale. Le richiesta di autonomia che abbiamo visto nel contratto di governo non saranno uno strumento per favorire alcune regioni. Come autorità per la coesione lavoro costantemente per garantire misure omogenee per tutto il territorio nazionale e avró modo di monitorare l'azione di governo per fare in modo che le misure adottate assicurano al sud le risorse di cui hanno bisogno per colmare quel gap con il Nord cresciuto a dismisura negli ultimi 25 anni".
Ora dilagano le polemiche. Il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, ha definito il Sì all'autonomia pronunciato da Di Maio come "gravissimo," bollando la richiesta del Veneto come "iniziativa che va a dividere il paese" e invitando Di Maio a proporre "un modo diverso di intendere l'autonomia". Secondo De Magistris l'autonomia potrebbe produrre delle distorsioni: "Da un lato si attribuisce potere con materie nuove e poi dall'altro il presidente della regione continua a chiedere risorse allo stato, come quando c'è una calamità naturale. Al sud c'è molta sofferenza verso leggi inique che danno più risorse alle regioni ricche." Nel frattempo parecchi parlamentari hanno chiesto al premier Conte di riferire in parlamento sulla questione. Zaia sostiene di aver avuto rassicurazioni dal premier Giuseppe Conte: "Ho la sua garanzia che firmerà l'intesa con il Veneto. Poi tocca al parlamento dare il via libera. In caso contrario sarà sfiducia al governo. Se non ci danno l'autonomia, siamo pronti a riempire le piazze."
Ma mentre i governatori di Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna chiedono "tempi rapidi e certi" sull'autonomia, Conte prende tempo per le massicce resistenze dei "sudisti" nel M5S che parlano di "secessione dei ricchi" ed "ennesimo furto ai danni del Sud."
Per il sottosegretario grillino agli affari regionali, Stefano Buffagni "quella dell'autonomia é "una richiesta irrealizzabile." Conte per ora evita di fissare date: "Ci siamo riservati di approfondire quanto prima questa cosa". Il Gazzettino del Veneto sembra già tormentato da dubbi atroci: "L'autonomia è finita nel calderone dei tira e molla tra Lega e M5S?" Più sarcastico il consigliere regionale del PD, Stefano Fracasso: "L'autonomia ormai è il quarto segreto di Fatima."