Schwazer e la carta svizzera
Detto fatto. Lo Studio legale Lévy-Kaufmann Kohler di Ginevra ha inviato ieri (4 dicembre) un’istanza alla Corte federale elvetica affinché venga sospesa in via cautelare d’urgenza l’esecutività della squalifica inflitta per la durata di 8 anni all’ex campione olimpico altoatesino Alex Schwazer dal Tribunale di Arbitrato dello Sport di Losanna, nel 2016, per recidiva al doping.
Nelle 70 pagine del dossier redatto dallo studio legale associato Brandstätter si chiede anche che la squalifica sia annullata. Come noto Schwazer ha ripreso ad allenarsi con la speranza di poter partecipare alle prossime Olimpiadi di Tokyo 2020, motivo per cui nell’istanza vengono evidenziati anche gli appuntamenti sportivi che attendono eventualmente il marciatore di Racines: tra gli inizi di marzo e quelli di maggio le gare di Bergamo, Dudince in Slovacchia, Podebrady nella Repubblica Ceca e Minsk in Bielorussia. Un’implicita sollecitazione, insomma, viene formulata; ma a quanto pare la decisione dovrebbe arrivare in tempo, a metà gennaio. Se la risposta dovesse essere negativa resterebbe comunque in piedi il procedimento non d’urgenza ma la qualificazione olimpica, va da sé, si complicherebbe vista la ristretta finestra temporale.
Certo la strada è in salita, anche considerando il fatto che le sentenze del Tas sono ritenute inappellabili. Il tribunale di Losanna è, del resto, giudice di ultimo grado. La sua decisione può però essere appunto annullata dalla Corte federale svizzera. Come riporta il Corriere della Sera il numero di ricorsi alla Corte federale contro le decisioni del Tas aumenta progressivamente (si parla di circa 20 casi l’anno) ma la percentuale di successo è ancora bassa: dal 1989 al 2015 solo il 9,71% degli appelli ha ribaltato il giudizio del tribunale dello sport, spiega l’esperto svizzero Pierre Turrettini. In pratica solo un caso su dieci viene accolto. Per Schwazer lo scenario non è dei più rosei, ma come si dice? Non è finita finché non è finita.