“Bisogna convincere gli insegnanti”
Come già annunciato pochi giorni fa, di fronte alla richiesta da parte di una folta rappresentanza dei genitori (il 77% dei 12.800 intervistati online, per la precisione) di aggiungere ulteriori ore di italiano nel programma scolastico delle scuole tedesche, l’assessore Philipp Achammer ha risposto con un sonoro “no”. Tutt’altra musica nella scuola italiana dove, già da qualche anno, come tiene a sottolineare l’assessore Christian Tommasini, si lavora al potenziamento della seconda e della terza lingua. Nelle scuole d’infanzia si è deciso per un “approccio ludico” di 5/6 ore, in media per bambino, alla seconda lingua - chiosa l’assessore -; in quasi tutte le scuole elementari c’è un potenziamento del tedesco (oltre le 5 ore standard previste nel programma), senza dimenticare che alcune materie come matematica, storia, geografia o scienze, a seconda del progetto scolastico dei vari istituti, vengono insegnate con il Clil, metodologia che - anche se con più fatica - si sta sviluppando anche nelle superiori. In più, a differenza della scuola tedesca, l’inglese viene insegnato già dalla prima elementare. Perché questa differenza? “Nella scuola tedesca - risponde diplomaticamente Tommasini -, c’è un altro problema che io rispetto e cioè quello dell’apprendimento della madrelingua, e dunque dal momento che si tratta della scuola di una minoranza devono potersi organizzare in altro modo, oggi non siamo nelle condizioni per una fusione, ma rivendico l’autonomia della scuola italiana nel mandare avanti questi processi di potenziamento”.
Le famiglie spingono per avere nelle scuole più plurilinguismo - riferisce Tommasini - , e in questo senso “l’alleanza con la politica è forte, a luglio presenteremo una valutazione sul funzionamento dei sistemi di insegnamento che stiamo adottando”. Eppure anche la scuola italiana ha le sue grane. A opporre resistenza all’incremento del plurilinguismo nell’universo scolastico di lingua italiana sono spesso gli insegnanti. “Temono che calando le ore di italiano per inserire più ore di tedesco saltino potenzialmente anche i posti di lavoro”, così Tommasini.
I guai maggiori, come noto, si riscontrano nella scuola dell’infanzia, dove i posti riservati alle collaboratrici pedagogiche di lingua tedesca sono 8,75 su 220. “Oltre a queste figure professionali e agli insegnanti possiamo disporre, dal bilancio annuale di 12 milioni per la scuola italiana, della cifra di 630.000 euro che investiamo per assumere ulteriori risorse esterne in termini di collaboratrici pedagogiche, che insegnino tedesco, per far sì che tutti i bambini possano usufruire delle ore di approccio ludico alla lingua, metodo che non si traduce naturalmente in lezioni vere e proprie ma che è comunque efficacissimo”. La cosa, tuttavia, non va giù alle educatrici di lingua italiana che temono di perdere in tal modo posti di lavoro.
“Sto tentando disperatamente di spiegare alle 'nostre' collaboratrici pedagogiche che conviene anche a loro che nella scuola italiana ci sia un forte potenziamento plurilingue. Se io tolgo questo ‘8,75’ dal servizio le nostre scuole perdono plurilinguismo e le famiglie iscrivono i figli nelle scuole tedesche e noi perdiamo sezioni e se perdiamo sezioni allora perdiamo posti di lavoro, è un gatto che si morde la coda”.
L’assessore assicura comunque che ascolterà le richieste e che si sta lavorando per trovare un accordo; la soglia dei tanto dibattuti 8,75 posti - promette Tommasini - rimarrà tale e non verrà aumentata.
Un punto fondamentale secondo l’assessore è quello dei progetti extra-scolastici su cui la collaborazione di Achammer sembra ben avviata: “non può essere lasciato tutto in mano alla scuola, perché se poi i ragazzi nella vita di tutti i giorni non si incontrano e non interagiscono attraverso le due lingue non raggiungiamo l’obiettivo che ci siamo prefissi”.
Quale allora l’opinione sul quasi-plebiscito che ha espresso la volontà delle famiglie di lingua tedesca di avere più ore in italiano a scuola? “Trovo la loro richiesta positiva ma ci vogliono i legittimi tempi di maturazione, io ad esempio sarei favorevole a uno scambio delle collaboratrici pedagogiche delle due lingue, ma non posso certo imporlo alla scuola tedesca”.
Sul tema della scuola,
Sul tema della scuola, Tommasini dovrebbe, prima di tutto, spiegare che cosa ha fatto di concreto su un argomento che lui stesso aveva sollevato a pochi giorni dalla tornata elettorale, e che sapeva tanto di promessa elettorale. Non sono addentro al mondo della scuola altoatesina, ma mi piacerebbe capire se era solo una promessa, delle tante che si fanno in campagna elettorale: cioè una di quelle che non si mantengono. Ne avevo scritto qui: https://www.salto.bz/article/30122013/memento-ad-usum-tommasini-i
Però, anche Tommasini non può
Però, anche Tommasini non può da solo scalfire l'ottusità politica della SVP - ma anche della popolazione di madre lingua tedesca in Alto Adige! Kompatscher e Achammer dovrebbero mostrare più coraggio. Tutti sanno, che loro sul piano personale sarebbero disponibili. Manca solo la coerenza. Scusate se è poco?
Antwort auf Però, anche Tommasini non può von Maximilian Ben…
Tema delicato e complesso,
Tema delicato e complesso, con ottusità e titubanze ben ripartite tra i due gruppi linguistici (non solo i tedeschi frenano, come si evince dall'ottimo articolo). Idea meravigliosa: non se ne dovrebbe parlare nella famosa Convenzione, quando finalmente - attorno al 2045 - si passerà a mettere cautamente mano a una revisione dello Statuto?