Gesellschaft | Immigrazione

“Un no incomprensibile”

Stop di 7 paesi europei, Italia compresa, alla proposta di riforma di Dublino. Rabini: “Salvini sieda al tavolo dei negoziati”. Dalla Pria: “Ideologia anti-immigrazione”.
Migranti
Foto: upi

La riforma del regolamento di Dublino si infrange sul muro dell’Europa. Ieri (5 giugno) in un vertice a Lussemburgo dei ministri degli Interni, sette paesi, ovvero Italia, Spagna, Austria, Romania, Ungheria, Slovenia e Slovacchia, hanno espresso parere contrario alla bozza presentata dalla presidenza bulgara, una sorta di compromesso alla modifica del Trattato che punta a rivedere l’accordo sul diritto d'asilo per i migranti che arrivano in Europa. Tre sono gli Stati che non si sono invece pronunciati: Estonia, Polonia e Gran Bretagna. Gli altri 18 membri, che pure non hanno accolto la proposta con entusiasmo, si sono detti disponibili a perseguire il negoziato. Il testo passerà ora al vaglio del presidente del Consiglio europeo Donald Tusk che deciderà come portare avanti la discussione al summit Ue di fine giugno.

 

“Una vittoria”

 

La riforma delle regole di Dublino “è morta”, ha detto senza mezzi termini il sottosegretario di Stato belga responsabile dell’Immigrazione, nonché esponente del partito nazionalista fiammingo, Theo Francken. Esulta il neo-ministro dell’Interno italiano Matteo Salvini: “È una vittoria per noi, sono molto soddisfatto. Noi avevamo una posizione contraria, Austria, Olanda e Germania ci hanno seguito, abbiamo spaccato il fronte, significa che non è vero che non si può incidere sulle politiche europee”. Un altro assist all’esecutivo giallo-verde arriva proprio da Vienna che giudica l’Italia un “alleato forte”. Il ministro dell’Interno Herbert Kickl ha annunciato che l’Austria proporrà una “rivoluzione copernicana nel settore del sistema d’asilo” dell’Ue.

 

La gabbia del Regolamento

 

Non si capisce perché l’Italia abbia detto no a una delle riforme più importanti del sistema comune d’asilo europeo attesa ormai da anni e che avvantaggerebbe proprio paesi come l’Italia. La riforma del Regolamento di Dublino III contiene infatti la cancellazione di quel criterio ipocrita del primo Paese di accesso che per decenni ha lasciato le maggiori responsabilità dell’accoglienza a paesi come l’Italia e la Grecia”, commenta Chiara Rabini, referente comunale a Bolzano per i richiedenti asilo, secondo cui è proprio l’attuale Regolamento che ingabbia migliaia di richiedenti protezione internazionale per anni in Italia e permette agli altri Paesi europei di rimandarli nel nostro paese per il solo fatto di esservi arrivato. 

Salvini dovrebbe sedersi al tavolo dei negoziati e cercare di contribuire al miglioramento della proposta del Consiglio facendo forza sull’ampia maggioranza del Parlamento europeo che a novembre scorso aveva approvato una riforma storica per l’Italia (Chiara Rabini)

Rabini giudica la proposta presentata dalla presidenza bulgara del Consiglio europeo peggiorativa rispetto a quella storica e rivoluzionaria approvata ad ampia maggioranza dal Parlamento europeo che sostituiva il criterio del Paese di primo accesso con meccanismi obbligatori (e non più solo volontari) di ricollocamento automatico e permanente dei richiedenti protezione internazionale. Non solo: tale iniziativa obbligava tutti gli stati membri dell’UE a condividere le responsabilità dell’accoglienza (pena conseguenze sui fondi strutturali che ricevono), prevedendo anche procedure più efficaci, veloci e rispettose dei diritti fondamentali dei richiedenti rimettendo al centro i diritti delle persone in fuga da guerra e povertà che attualmente non hanno altre vie legali e sicure di accesso se non quella “irregolare”. 

 

 

In un clima di tensioni, alimentato da “dichiarazioni propagandistiche irrealizzabili” e dallo spauracchio dei muri, e con il vento delle destre che soffia forte in Europa e in Italia, “Salvini - dichiara l’esponente dei Verdi locali - dovrebbe sedersi al tavolo dei negoziati e cercare di contribuire al miglioramento della proposta del Consiglio facendo forza sull’ampia maggioranza del Parlamento europeo che a novembre scorso aveva approvato una riforma storica per l’Italia. E cercando di convincere altri Paesi dell’Europa orientale, come l’Ungheria di Orban, a condividere le responsabilità in materia di accoglienza tra il resto previste dai Trattati europei e rendendosi conto che alzare muri all’interno o all’esterno dell’Europa o rimpatriare forzatamente non potrà essere la soluzione europea sostenibile ai flussi migratori”.

 

Sforzi vani?

 

Sulla questione abbiamo interpellato anche Federica Dalla Pria, portavoce dell’associazione Antenne Migranti - Monitoraggio lungo la rotta del Brennero.

salto.bz: Dalla Pria, partiamo dai fondamentali: perché è stata proposta in prima battuta la riforma del regolamento di Dublino?

Federica Dalla Pria: Le proposte di riforma del regolamento Dublino sono nate in seguito all’aumento, negli ultimi 3 anni, di persone in fuga dal proprio paese, una crescita che ha creato uno squilibrio tra i paesi europei per quanto riguarda l’accoglienza dei richiedenti protezione internazionale. Al centro delle diatribe è l’impostazione del regolamento che impone, con alcune eccezioni, di inoltrare la richiesta di asilo nel paese di primo arrivo, costringendo in tal modo i paesi affacciati sul Mediterraneo, per ovvie ragioni geografiche, a farsi carico del maggior numero di richieste.  

La posizione di Salvini è poco chiara nonché “sorprendente” se si considera che nel contratto di Governo concluso tra Movimento 5 Stelle e Lega Nord viene dichiarata la necessità di una riforma del regolamento Dublino (Federica Dalla Pria)

E in cosa consisteva la proposta approvata dal Parlamento Europeo nel novembre 2017?

Intendeva introdurre delle quote di ripartizione obbligatorie secondo i criteri di solidarietà all’interno dell’Unione Europea, superando in tal modo il criterio in base al quale la competenza all’esame delle domande si radica nel primo paese nel quale il richiedente fa ingresso a favore di un criterio basato sulla distribuzione obbligatoria dei richiedenti asilo in tutti i paesi europei. Tali quote sono sempre state osteggiate dai paesi dell’Est, il cosiddetto gruppo di Visegrad, e avrebbero invece significato un alleggerimento per Italia, Grecia e Spagna.

Come giudica la posizione del ministro dell’Interno Salvini?

È poco chiara nonché “sorprendente” se si considera che nel contratto di Governo concluso tra Movimento 5 Stelle e Lega Nord viene dichiarata la necessità di una riforma del regolamento Dublino: “Il rispetto del principio di equa ripartizione delle responsabilità sancito dal Trattato sul funzionamento dell’Unione europea deve essere garantito attraverso il ricollocamento obbligatorio e automatico dei richiedenti asilo tra gli stati membri dell’Unione europea, in base a parametri oggettivi e quantificabili”. C’è da dire che le recenti modifiche apportate alla proposta di riforma dalla Bulgaria, contro cui il ministro si è espresso in modo negativo, vanificano gli sforzi effettuati verso una equa ripartizione dei richiedenti asilo come pensata invece da parte del Parlamento Europeo.

 

 

Ovvero?

La proposta della Bulgaria non prevede infatti quote di ripartizione obbligatorie per i richiedenti asilo mantenendo in sostanza fermo il criterio della competenza del primo Paese di ingresso (se non dopo una certa soglia e prevedendo quote di ripartizione solo di fronte a situazioni di assoluta emergenza per un paese), andando in tal modo mantenere lo status quo e quindi a penalizzare l’Italia che manterrebbe un forte impegno nell’accoglienza, essendo paese di primo ingresso; inoltre la proposta della Bulgaria diminuisce la penale pecuniaria nei confronti dei paesi che non accettano la ripartizione. 

In tal senso la proposta di compromesso avanzata dalla Bulgaria non recepisce assolutamente le riforme proposte dal Parlamento ed in sostanza impedisce una revisione del regolamento di Dublino. Con gravi conseguenze sulle persone richiedenti asilo ma anche sui paesi sottoposti a maggiore pressione per gli arrivi via mare e/o terra.

E sono queste le ragioni del niet di Salvini sulla proposta bulgara?

Improbabile, più plausibile si tratti di un discorso politico, in linea con la ideologia anti-immigrazione del partito di appartenenza, per ribadire in tal modo la contrarietà non tanto alle riforme “bulgare”, ma al sistema di asilo – anche quello che uscirebbe da una vera e forte riforma di Dublino, che andrebbe a favore anche dell’Italia – per puntare invece sulla esternalizzazione delle frontiere. Un discorso politico che vanificherebbe le acquisizioni in materia di diritti umani a partire dal dopoguerra in poi. 

 

alfred frei > "Die Presse" 05.06.18
wie viele "populistische" Bewegungen in Europa (Italien docet) finden in der Migrationspolitik ihren Aufhänger, verbunden mit der sozialen Frage und dem gesellschaftlichen Umbruch der Wertesysteme ?

Mi., 06.06.2018 - 11:12 Permalink