Fischietti, striscioni, cartelli e tanta rabbia. Tremila dipendenti pubblici sono tornati, dopo il corteo del 10 aprile scorso, a manifestare questo pomeriggio (6 giugno) davanti al palazzo del consiglio provinciale, in piazza Magnago a Bolzano, per chiedere più soldi in busta paga, il 10% in più per l’esattezza. Tra il 2010 e il 2019 l’inflazione è stata del 16% mentre gli stipendi sono cresciuti di poco più del quattro.

Il 28 maggio le organizzazioni sindacali ASGB, CGIL/AGB, SGBCISL, UILSGK e SAG avevano abbandonato il tavolo della trattativa per il rinnovo del contratto di intercomparto - che in Alto Adige riguarda oltre 40mila pubblici dipendenti - perché non soddisfatti dalla proposta del presidente Arno Kompatscher (oggi a Roma per la Conferenza Stato-Regioni) di aumentare del 4% circa gli stipendi. Questo il motivo che ha scatenato la nuova protesta di piazza, di nuovo molto partecipata.

“Vogliamo un buon contratto e vogliamo essere presi sul serio, non possono offrirci solo le briciole”; “pretendiamo rispetto per il nostro lavoro e di essere trattati con dignità”; “non vogliamo l’elemosina ma chiediamo solo di potercela cavare con il nostro stipendio, la vita in Alto Adige costa il doppio rispetto al resto d’Italia”; “ci raccontano che vogliono aumentare gli stipendi ai nuovi assunti, io sono 20 anni che aspetto”, sono alcuni dei messaggi urlati dal “palco” della scalinata del Landtag. Alle spalle degli oratori un capannello di consiglieri provinciali che sostengono la causa, dai Verdi al Pd, dalla Südtiroler Freiheit al Movimento 5 stelle, al Team K.

Il prossimo 12 giugno è previsto un nuovo incontro fra Provincia e sindacati, i quali però si riservano la decisione sul ritorno al tavolo della trattativa.