
Compagno Gaismair
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Josef Prackwieser, presidente della Società Michael Gaismair e Hannes Obermair, storico e componente della stessa associazione, si misurano, in una sala dell’EURAC di Bolzano, con il tema dei cinquecento anni trascorsi dagli avvenimenti che proiettarono il rivoluzionario tirolese sul palcoscenico della grande politica europea.
Sono diverse le occasioni che, in questo periodo, hanno portato alla ribalta la figura di questo personaggio il cui ruolo di capitano d’armi e di riformatore sociale al tempo stesso costituisce un unicum nelle vicende secolari della terra tra i monti. Nel 1525, hanno raccontato i due relatori ad un pubblico di ricercatori e appassionati di storia, si innesca anche tra i monti del Tirolo quell’anelito di ribellione che ha già sconvolto larghe parti del mondo di lingua tedesca e che trova le sue radici profonde in una realtà fatta di oppressione, sfruttamento, disuguaglianza sociale ma anche nel fermento suscitato dalla riforma luterana che induce anche le masse dei diseredati ad interrogarsi sulla propria realtà umana, sui propri diritti.
Gaismair elabora una sorta di “Magna charta” che postula un profondo rivolgimento degli assetti sociali e politici.
È una storia che si sviluppa intorno ad una rivolta che, sostanzialmente proprio per l’opera di analisi politica svolta da Gaismair, non si ferma affatto sull’orlo del tumulto e della caccia agli oppressori, laici o religiosi che essi fossero. Michael Gaismair, forte di un percorso politico che lo aveva portato a lavorare nelle cancellerie di privati e prelati, elabora una sorta di “Magna charta” che postula un profondo rivolgimento degli assetti sociali e politici. Sono quei documenti che, si è detto durante la conferenza, curiosamente all’indomani della sconfitta nel momento della repressione, non vengono del tutto distrutti come sarebbe stato immaginabile, ma restano negli archivi anche se danneggiati e tagliati a brani. Quasi che il vincitore Asburgo sentisse di dover comunque lasciare una testimonianza di ciò che poteva essere e non era stato.
La figura di Gaismair è stata a lungo avvolta nella nebbia di un oblio non certo casuale ed anche in tempi recenti si registra un comprensibile imbarazzo nel rivalutare il ruolo di chi è stato definito, forse esagerando, come l’anti Hofer. Così ne parla Alexander Langer:
“Chi è l'eroe nazionale tirolese? La maggioranza degli interpellati, tirolesi e non, indicherebbe senza esitazione "Andreas Hofer", il capo della rivolta per certi versi vandeana che oppose nel periodo napoleonico il popolo tirolese agli eserciti franco-bavaresi che sulle punte delle loro baionette portavano le benedizioni della rivoluzione francese e dell'illuminismo borghese.
Perché nella coscienza tirolese ritrovi spazio anche la rivolta
A giudicare dai monumenti, dalla memoria storica collettiva e dalla storiografia tirolese questa conclusione si imporrebbe nettamente. Ed invece esiste nella storia tirolese un altro personaggio che ben altrimenti eccelle per statura europea e per incidenza politico-sociale, solo che per una serie di ragioni ha dovuto essere rimosso e dimenticato. Si tratta di Michael Gaismair, il più importante capo politico-militare della rivolta contadina del '500 in Europa, dopo Thomas Müntzer”.**1.3.1982, Letture trentine e altoatesine, marzo 1982
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