Gesellschaft | Lo studio

La violenza sulle donne non cala

Indagine ASTAT: il fenomeno si verifica quasi sempre all’interno della famiglia, la maggior parte delle vittime ha fra i 30 e i 40 anni.

Sono 561 le donne assistite nei centri d’ascolto antiviolenza e nelle strutture protette in Alto Adige nel 2015. Nello specifico, attesta l'ASTAT, in Provincia (a Bolzano, Merano, Bressanone e Brunico), ci sono 5 strutture protette (case-donna) con 40 appartamenti (o stanze) e 4 centri d’ascolto antiviolenza. La lunghezza della permanenza è spesso di pochi mesi ma dipende anche dalla provenienza della persona: la donna straniera, che non dispone di una rete parentale e amicale sufficientemente sviluppata, ha più bisogno di un “rifugio”. Spesso infatti per le italiane è sufficiente l’assistenza del Centro. Le donne in situazione di violenza che si rivolgono alle strutture appartengono soprattutto alle classi centrali di età. Non va dimenticato del resto che l’età al momento del matrimonio, o anche di una prima convivenza, si è spostata molto in avanti e che, essendo il maltrattatore quasi sempre il marito, il convivente o l’ex, la frequenza delle donne di meno di 30 anni non è elevata (circa un quarto dei casi). Altre cause potrebbero essere cercate in eventuali “esitazioni” della donna nel decidersi a farsi aiutare, oppure nel fatto che la violenza non nasca nelle prime fasi del rapporto di coppia. Da questo punto di vista non si registrano significative variazioni rispetto al 2014.

La presenza sul territorio di una struttura antiviolenza può incidere sulla propensione a farsi aiutare così come l’esistenza di una rete di servizi. Anche l’abitare in zone urbane aiuta le donne a trovare il coraggio. Più che tasso di violenza infatti questo valore esprime il tasso di emersione del fenomeno: si stima che solo 1 donna su 20 che subiscono violenza si rivolge a un centro antiviolenza della Provincia - stima che si ottiene rapportando i dati pervenuti dalle strutture ai risultati dell’indagine "Multiscopo sulle famiglie - Sicurezza delle donne". Determinante - si legge nella nota dell'ASTAT - potrebbe essere anche la maggiore presenza di popolazione straniera nel capoluogo. Date queste premesse rimane l’impressione di una emersione del fenomeno più frequente nella parte nord-orientale dell’Alto Adige, rispetto all’Ovest ed al Sud. Nelle comunità comprensoriali dove è presente una struttura, le donne si rivolgono prevalentemente (in oltre l’80% dei casi) a una delle strutture del proprio comprensorio.

In quanto all’analisi per nazionalità della coppia maltrattatore-vittima i risultati sono simili all’anno precedente. In parte vi si rispecchia la relativa omogeneità dei matrimoni nella società, avvenendo la violenza quasi sempre nell’ambito familiare. Si nota comunque un 15,1% di casi nei quali il maltrattatore è italiano e la vittima straniera. Nel complesso in quasi 2 casi su 3 il maltrattatore è italiano. Si ricorda che l’incidenza percentuale degli stranieri sulla popolazione complessiva è attualmente di circa 9 stranieri ogni 100 residenti. La violenza, avviene, come detto, principalmente in famiglia, nella metà dei casi il maltrattatore è colui con il quale la donna convive (marito o convivente); in un altro 22,1% dei casi il pericolo arriva dall’ex-partner, mentre molto più raramente dal fidanzato. Anche il resto della famiglia costituisce talvolta una minaccia (l’11,6% dei casi). Raramente il maltrattatore è un amico, un conoscente o il datore di lavoro (4,0%). Rarissimamente è uno sconosciuto o un gruppo di sconosciuti (2,6%).