Politik | trasporto pubblico

“Per i lavoratori il disagio è totale”

Turni da 15 ore programmati ogni due giorni. Soste infinite e viaggi obbligati non riconosciuti. Venerdì 8 settembre i dipendenti di Sad e Simobil tornano a scioperare.
Autobus fuori servizio
Foto: Othmar Seehauser

A due mesi dall’ultimo sciopero indetto dalla Uil Trasporti, che ha visto il 95% delle adesioni, il personale del trasporto pubblico locale altoatesino torna a incrociare le braccia. Due vertenze contro due aziende, la Sad e la Simobil, accomunate dalle medesime criticità: carichi di lavoro intollerabili, personale insufficiente e indennità non corrisposte.

Venerdì 8 settembre si prevedono dunque disagi. All’interno della Simobil, verrà indetto lo sciopero di tutto il personale, compreso quello amministrativo, per tutte le 24 ore, mentre le corse degli autobus verranno garantite all’interno delle fasce minime 6-9 e 12-15. Stesse condizioni per i dipendenti Sad, con il trasporto su rotaia garantito nelle fasce 6-9. e 18-21.
 

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L'incubo dei pendolari: Venerdì 8 settembre è stato indetto uno sciopero del trasporto pubblico locale (Foto: Othmar Seehauser)

 

Sentenze non rispettate

 

Secondo la UilT, la SAD continua a venire a meno del rispetto dei diritti sindacali, aggirando la sentenza del tribunale di Bolzano del 2017 che impone all’azienda il riconoscimento dei viaggi obbligati, come orario lavorativo a tutti gli effetti. Attualmente viene corrisposto solamente il trattamento economico del 50%, così come imposto dal giudice, ma non il tempo necessario al lavoratore per compiere il tragitto.

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Una sentenza raggirata: Sad deve riconoscere i viaggi obbligati come lavoro a tutti gli effetti, ma questo avviene solo parzialmente (Foto: Othmar Seehauser)

 

Per il sindacato c’è una ragione molto chiara: “Se un autista che risulta lavorare 7 ore al giorno deve aggiungere il tempo trascorso per i viaggi obbligati da una stazione all’altra, finisce con il superare il monte ore previsto dal contratto –  spiega Artan Mullaymeri, Segretario Regionale UilT –. Ci sono lavoratori che in questo modo sono costretti a turni di 11 ore al giorno, tra lavoro, tragitti e lunghissime soste inoperose. Questo è un modo per mascherare reperibilità e straordinari imposti”.

Artan Mullaymeri
Artan Mullaymeri: "Questo è un modo per mascherare reperibilità e straordinari imposti”

 

Il sindacato chiede a Sad l’adeguamento dell’indennità di bilinguismo e dei buoni pasto, il riconoscimento di tutte le indennità che derivano dal Contratto collettivo nazionale e di rivedere le norme tecniche che regolano il diritto allo sciopero, con la convocazione di un tavolo tra azienda e organizzazioni sindacali. “Non è corretto – afferma Uilt – che tali norme vengano prodotte dall’azienda che cura i suoi interessi e mina il diritto dei lavoratori che vogliono far sentire la loro voce”. 

 

Mediazione fallita

 

Lo scorso 4 luglio, a pochi giorni dal precedente sciopero, nei palazzi del Commissariato del Governo è invece fallito l’ultimo tentativo di conciliazione tra l'azienda Simobil e il sindacato. 
In quel contesto, la Uilt, ha denunciato come i dipendenti del trasporto pubblico su gomma siano sottoposti a trattamenti lavorativi stressanti, certificati anche da documentazione medica, considerando che il nastro lavorativo sfora spesso le 12 ore, superando i limiti stabiliti da contratto. Il sindacato aveva in passato sollecitato l’intervento dell’Ispettorato del lavoro, sollevando i dubbi su presunte irregolarità. I controlli avrebbero tuttavia confermato una condotta corretta da parte dell’azienda che ha sottoscritto, lo scorso 28 giugno, un accordo di secondo livello con i sindacati Asgb, Cgil, Cisl  e Orsa (quest’ultima non firmataria del Contratto nazionale). Secondo Uilt, il contratto non rispetterebbe le norme previste dal contratto aziendale: “Hanno raggiunto un’intesa per un nastro di 15 ore, senza consultare i lavoratori. Non viene corrisposta l’indennità della sosta inoperosa e non viene riconosciuto il riposo compensativo quando si supera il monte ore settimanale”, sostiene Mullaymeri.

Stazione autobus
Carichi di lavoro intollerabili: I dipendenti del trasporto pubblico sono sottoposti a trattamenti lavorativi stressanti (Foto: Othmar Seehauser)

 

Il sindacato, in sede di conciliazione, aveva aperto alla possibilità di siglare un accordo che prevedesse il superamento delle 12 ore del nastro e delle 50 ore settimanali solo su base volontaria e a condizione di recuperare settimanalmente le ore di straordinario effettuate, ma la trattativa non è andata a buon fine.

Il lavoratore sta vivendo un disagio totale ed è incapace di programmare la propria vita

 

“Abbiamo chiesto di detassare il premio, di applicare le clausole sociali dopo il passaggio da Sad a Simobil, abbiamo rivendicato migliori condizioni di lavoro – aggiunge il Segretario –. I turni raggiungono le 15 ore di nastro e vengono programmati ogni due giorni. Il lavoratore sta vivendo un disagio totale ed è incapace di programmare la propria vita”.
 

 

“Basta arroganza”

 

La cronica carenza di personale all’interno del settore del trasporto pubblico locale peggiora con l’emorragia dei dipendenti che si rivolgono alla concorrenza, spesso privata, in cerca di condizioni lavorative migliori e con ulteriori conseguenze sui lavoratori: “Molti – dice Mullaymeri – preferiscono licenziarsi, farsi assumere dai privati. L’azienda risponde con il prolungamento del turno dei lavoratori, che non riescono nemmeno a smaltire le ferie di cui avrebbero diritto”.

Stazione autobus
In fuga dal pubblico: Molti lavoratori presentano le dimissioni per rivolgersi al settore privato, in cerca di condizioni migliori (Foto: Othmar Seehauser)

 

Il sindacato chiede infine il rispetto delle parti sociali e corrette relazioni industriali: “A metà luglio ci siamo presentati in azienda per discutere le norme tecniche, ci hanno intimato di ritirare lo sciopero o non avrebbero parlato con noi. Abbiamo risposto che c’era tutto il tempo per farlo, a patto che la contrattazione fosse andata avanti. In questi due mesi non si è mosso nulla e Sad – conclude Mullaymeri – si è dimostrata schiava della propria arroganza”.