Tensioni fra alleati sulle Acciaierie
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Sul caso delle Acciaierie Valbruna tutto sembra essere in mano alla Giunta provinciale che dovrà decidere se fare qualche passo indietro rispetto al bando di gara pubblicato o se proseguire sulla strada intrapresa. Intanto, si registra qualche tensione fra gli stessi alleati di lingua italiana all'interno dell'esecutivo. "Non credo che il vicepresidente chiederà alla Giunta di ritirare il bando. Credo piuttosto - dice l'assessore Christian Bianchi - che servirà scegliere tra le tre strade, indicate dallo stesso Galateo, che potrà intraprendere ora la Provincia". Una frase irrituale quella del titolare della delega al Patrimonio, i cui uffici hanno prodotto la stima che porta da 1,2 a 3 milioni di euro l'affitto dei terreni ed è uno dei principali elementi del discusso bando per i quali Valbruna sembra intenzionata a non parteciparvi neppure.
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Galateo aveva infatti spiegato che, dal punto di vista tecnico, ci sono tre possibilità tra le quali può scegliere la Provincia. "La prima: non fare niente, lasciare il bando così com'è e vedere se qualcuno si presenta. La seconda: si potrebbe modificare il bando facendo ripartire i quattro mesi di tempo necessari per partecipare alla gara. E terza: il bando di gara andrebbe ritirato, ripartendo da zero con l'iter", aveva detto Galateo.
"La modifica e il ritiro dovranno essere prima valutate a livello legale, anche per capire i rischi che potrebbe avere la Provincia", precisa Bianchi. "Tutti abbiamo l'interesse a risolvere la questione ma non si può esporre l'ente pubblico. Sono questioni che non ha senso affrontare 'di pancia', senza averle messe sul tavolo analizzando tutte le soluzioni, è poco utile anche per la Provincia stessa", prosegue l'assessore forzista. Secondo Bianchi, infine, ora come ora la continuità produttiva non è messa in dubbio: "Anche perché non sappiamo ancora chi parteciperà al bando".Galateo aveva detto chiaramente a vari media - a partire da SALTO - che la sua intenzione era di chiedere alla Giunta di ritirare il bando (in passato è stato fatto ad esempio per l'ancor più discussa gara sui trasporti pubblici) per cui oggi - evidentemente irritato dall'uscita di Bianchi - si trincera dietro al più classico dei no comment. I due si chiariranno domani in Giunta, ma è chiaro che la partita è talmente importante e il rischio di perdere le Acciaierie Valbruna talmente concreto, che le tensioni non mancano.
Se la Giunta provinciale non dovesse fare nulla una prima risposta arriverà il 15 novembre, data di scadenza per il sopralluogo dei terreni in gara. Solo allora si potrà avere un'idea delle potenziali aziende interessate a partecipare. Nel frattempo il Ministro delle Imprese, Adolfo Urso, ha comunque riconosciuto la strategicità delle acciaierie e la rilevanza della continuità degli approvvigionamenti in ambito siderurgico. Ma allo stato attuale, però, il futuro dei quasi 600 lavoratori di Valbruna rimane incerto.
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"Revisione o ritiro del bando all'ordine del giorno"
Se l'assessore Bianchi frena sulla possibilità di ritirare il bando, Fratelli d'Italia rimarca questa possibilità. "La partita deve tenere conto delle mutate condizioni dal giorno del licenziamento del bando sulle Acciaierie. Allora non c’era ancora stata l’attivazione di un tavolo di crisi al ministero, non c’era stata l’istruzione del dossier sul Golden Power, non c’era stata la dichiarazione di strategicità della produzione siderurgica del complesso industriale di Bolzano", scrive in una nota Alessandro Urzì, deputato di Fratelli d'Italia di cui è coordinatore regionale. "E di tutto questo ora la politica, le istituzioni, il mondo sindacale devono prendere atto con approcci conseguenti. È la ragione per cui il tema della possibile revisione o ritiro del bando (espressamente previsto dal bando stesso, evidentemente in considerazione di nuovi elementi che in effetti sono sopraggiunti) va posto all’ordine del giorno senza sovrastrutture ideologiche ma nell’interesse esclusivo del territorio", sottolinea Urzì.
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"È ora di scoprire le carte"
Secondo il consigliere comunale di Bolzano Stefano Fattor e il consigliere provinciale Sandro Repetto, serve mettere al centro la continuità produttiva, preservando i 589 posti di lavoro locali, i 1.200 della sede di Vicenza e gli almeno 2.000 di indotto di Valbruna. "Un richiamo alla responsabilità di tutte le forze politiche è assolutamente necessario laddove è chiarissimo il fatto che non si tratta di una questione locale, come molti vorrebbero derubricare, ma una questione nazionale se non europea. In questo senso pare incomprensibile l’insistenza dell’assessore Bianchi nel definire “impossibile” il ritiro del bando. Per quale motivo? Per non ammettere di aver presidiato troppo poco la parte di sua competenza del bando? O c’è altro?", si chiedono i due consiglieri del PD. "Dai suoi uffici infatti - scrivono ancora in una nota congiunta - è stata partorita una stima che porta in teoria a 150 i milioni di euro da conferire alla Provincia per il diritto d’uso dei terreni. In teoria, perchè imponendo un tasso di interesse del 4,5%, i milioni diventano 380. Significa 7,5 milioni all’anno per 50 anni, insostenibili per qualsiasi azienda ancorché sana. Oltre al mero parametro dimensionale e al relativo valore di mercato si potevano “pesare” o meno il valore strategico della produzione, il fatturato, l’indotto locale e sovraregionale, gli altissimi oneri di bonifica del terreno e tanto altro. L’estimo è infatti tutt’altro che una scienza esatta. Il caso della (s)vendita di un pezzo di Catinaccio sotto la tutela UNESCO ad un ristoratore per 27.000 euro dimostra che, lo diciamo ironicamente, “con la buona volontà si possono fare miracoli”. E in quel caso di buona volontà ce n’è stata tanta. È ora di scoprire le carte", concludono Fattor e Repetto.
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