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No alla scuola che divide ancora di più!

Le preoccupanti proposte della SVP sulla scuola altoatesina. Anziché entrare nelle questioni nodali e guardare al futuro, si vuole tornare indietro e innalzare muri.
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Schule, scuola
Foto: Seehauserfoto
  • Cara SVP, una scuola che divide non difende nessuna lingua.

    La SVP ha presentato il suo nuovo pacchetto sulla scuola. Ma dietro la retorica della “tutela linguistica” emergono proposte che puntano a separare anziché educare: test linguistici a quattro anni, gruppi differenziati, percorsi paralleli, addirittura l’ipotesi di sanzioni per le famiglie. Una scuola costruita sul sospetto, non sulla fiducia. Non è questa la strada per rafforzare il tedesco, né per costruire un Alto Adige capace di crescere.

    Rimane irrisolto il nodo politico più evidente: la SVP non chiarisce se vuole una scuola di lingua tedesca, aperta a chi la sceglie e parte integrante del sistema pubblico, oppure una scuola “tedesca”, pensata per chi è riconosciuto come madrelingua e modellata su criteri identitari. Questa ambiguità non è casuale, e non è innocua: determina chi può accedere, chi rischia di essere escluso e quale idea di convivenza linguistica vogliamo costruire. Una scuola di lingua tedesca è un’istituzione democratica; una scuola “dei tedeschi” è un’operazione politica che guarda indietro.

    Nel frattempo, mentre la SVP immagina divisioni, nella scuola italiana da oltre dieci anni si lavora con professionalità e continuità per colmare i divari linguistici. Esiste una classe di concorso specifica dedicata proprio al recupero dello svantaggio linguistico, composta da docenti formati che intervengono dopo il primo lavoro di mediatori e mediatrici linguistico-culturali. È un modello funzionante, rispettoso, pedagogicamente solido, che integra invece di separare e che permette a ogni bambina e bambino di recuperare senza ricevere etichette o sentirsi “fuori posto”.

    È su questo punto che non ci sto, con tutti quelli insieme ai Verdi Grüne Vërc che si battono per una scuola plurilingue o altri modelli innovativi che superino la divisione ormai da anni. Dividere i bambini non è una politica linguistica, è un fallimento educativo e culturale. Una scuola che seleziona invece di accompagnare è una scuola che abdica al proprio compito. Se davvero vogliamo tutelare le lingue, dobbiamo smettere di usarle come barriere e ricominciare a trattarle come ponti.

    Il vero problema non sono i piccoli che a quattro anni non parlano abbastanza tedesco. Il vero problema è una visione politica che preferisce misurare e separare invece di investire in competenze, formazione e sostegno. Una scuola che divide non difende nessuna lingua; una scuola che include permette a tutte le lingue di vivere. I Verdi Grüne Vërc scelgono quest’ultima strada, con chiarezza e senza ambiguità.

    Luca Bertolini
    Co-portavoce Verdi Grüne Vërc