Una scoperta che crea fiducia
“Andrà tutto bene” – così tappezzavamo i nostri balconi dieci mesi fa. Oggi ci stiamo concentrando soprattutto su quello che ancora non funziona, anche perché in questi dieci mesi molto non è andato come avremmo voluto, sono stati fatti errori e l’emergenza è ancora in una fase davvero critica. Eppure, grazie al vaccino – grazie ai vaccini, perché ne sono stati sviluppati più d’uno – quell’“andrà tutto bene” oggi assume un significato più reale, da augurio si è trasformato in convinzione concreta.
A critiche e pessimismo vorrei contrapporre lo straordinario contributo che da mesi tante donne e uomini stanno dando per combattere la pandemia. E sottolineare che molto di quanto siamo riusciti a fare non è per nulla scontato, anzi. È utile, quindi, soffermarsi anche sugli aspetti positivi: la scoperta e lo sviluppo del vaccino ne sollevano diversi, anche da un punto di vista imprenditoriale.
Possiamo essere orgogliosi dell’enorme progresso scientifico e tecnologico che ha fatto la nostra comunità umana. In dieci mesi, bruciando tutti i tempi, siamo riusciti a trovare non uno, ma addirittura più vaccini per combattere la pandemia.
Questo non sarebbe stato possibile senza la globalizzazione, spesso criticata in modo indistinto. Se non fossimo riusciti a mettere insieme le eccellenze e le migliori menti a livello mondiale, oggi il vaccino non ci sarebbe. Raccogliere a fattor comune le conoscenze, mettere in rete i saperi e i progressi scientifici, collaborare superando confini politici (pensiamo al vaccino Pfizer/Biontech, nato dalla collaborazione tra un’impresa statunitense ed una europea), è stata la strada giusta. Lo è in molti altri ambiti e dovremmo ricordarcelo anche in futuro. Così come dovremo ricordarci che solo una soluzione europea (dai fondi del Recovery fund alla garanzia di un numero adeguato di vaccini per tutti i Paesi dell’UE) ha permesso di accelerare i tempi.
In dieci mesi, bruciando tutti i tempi, siamo riusciti a trovare non uno, ma addirittura più vaccini per combattere la pandemia
Non sarebbe stato possibile sviluppare il vaccino neppure senza il contributo delle imprese, la collaborazione tra pubblico e privato nella ricerca e l’orientamento della stessa ai bisogni di mercato. Anche questa è una lezione da tenere a mente e può servire anche per una programmazione efficiente delle risorse messe a disposizione dall’Europa: l’innovazione nasce nelle imprese e si sviluppa al meglio in un contesto in cui il privato collabora con università ed enti di ricerca e le istituzioni politiche incentivano la collaborazione tra i diversi attori della ricerca.
Non sarebbe stato possibile scoprire il vaccino senza il contributo determinante delle donne. È un aspetto che, da ingegnere, mi sta particolarmente a cuore, perché ancora oggi troppo spesso si sente dire che le ragazze non sono adatte per le materie tecniche e scientifiche. La storia dello sviluppo del vaccino è un esempio concreto che dimostra che non è affatto così – scienziate, ricercatrici, esperte in diversi campi hanno avuto un ruolo decisivo – e rappresenta un invito alle nostre giovani a orientare i propri percorsi di studi anche verso queste materie.
In questo contesto esprimo un augurio particolare a tutte le studentesse e a tutti gli studenti che proprio in questi giorni stanno tornando sui banchi delle scuole superiori: l’insegnamento (e l’apprendimento) in presenza sono imprescindibili per il loro futuro e spero che d’ora in poi, in base anche a comportamenti responsabili di tutti noi, il diritto all’istruzione e alla formazione venga garantito proprio come quello al lavoro.