Gesellschaft | disuguaglianze

“Bastava chiedere”

Anche in Alto Adige, sebbene le donne siano sempre più impiegate professionalmente, rimangono le principali responsabili del lavoro domestico e di cura.
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Foto: emma

La pandemia di Covid-19 ha inciso fortemente sulla situazione economica e sociale delle donne, anche in Alto Adige. Non solo perché le imprese femminili riguardano soprattutto i settori maggiormente colpiti dalla crisi, ma anche per via del deterioramento di un già precario equilibrio tra vita privata e lavorativa delle donne. In ambito domestico, il peso delle nuove responsabilità familiari e di assistenza, come seguire la didattica a distanza dei figli, sono ricadute soprattutto sulle donne che, rivela l’ Istituto di ricerca economica della Camera di commercio di Bolzano, prevedono maggiori difficoltà in futuro nella conciliare la propria sfera familiare e lavorativa.

In bilico

 

Alla fine del 2021 le imprese femminili iscritte al Registro Imprese della Camera di commercio di Bolzano erano 10.937, ossia solamente il 18,2% del totale delle aziende altoatesine, con un incremento - nonostante le difficoltà dovute alla pandemia - dell’1,6% rispetto l’anno precedente. L’aumento si è dato perlopiù nel settore trasporto e magazzinaggio (7,3%), sebbene il numero di imprese femminili attive neò campo resti particolarmente basso (da 124 a 133). Seguono i settori dell’edilizia (+6%) e dei servizi (+5%).
I dati congiunturali del barometro dell’economia rivelano come la quasi totalità delle imprese femminili sono state colpite dalla crisi, di cui tre quarti in maniera notevole. Una parte di esse ha provato a reagire adottando orari di lavoro più flessibili (23%), implementato il proprio sito web e i relativi social network, nonché optato per la digitalizzazione dei processi aziendali (16%).

 

Il fardello del carico mentale

 

L’opera virale della fumettista francese EmmaBastava chiedere!” (il primo capitolo è disponibile gratuitamente QUI) ha scoperchiato in maniera semplice ma mai banale il concetto di “carico mentale”, l’azione continua, invisibile e al contempo debilitante del dover sempre pensare a cosa c’è da fare. In altre parole, quando un partner si aspetta che la sua compagna gli chieda di occuparsi delle faccende di casa, significa automaticamente che la considera la principale responsabile del lavoro domestico.

 

Se le donne, oltre a farsi carico dell’organizzazione della casa e delle esigenze familiari, devono anche occuparsi in prima persona di svolgere le faccende significa caricarle pressoché in toto del lavoro complessivo. In molti altri casi, nuclei familiari più abbienti esternalizzano il lavoro domestico e di cura, facendolo ricadere spesso e volentieri sulle spalle di lavoratrici donne, precarie e di origine straniera. Dal sondaggio di IRE, le richieste di miglioramento provenienti dalle imprenditrici intervistate riguardano principalmente l'ampliamento delle opportunità di assistenza all’infanzia, il riconoscimento ai fini pensionistici degli anni dedicati all’educazione dei figli e un maggiore supporto della paternità, nonché la garanzia della parità di genere in tutti gli ambiti, dalla scuola fino alla vita professionale.

 

La metà delle donne intervistate ha dichiarato un peggioramento della propria situazione, la stessa percentuale di coloro che devono farsi carico dell’assistenza di figli e familiari e che si sono ritrovate nell’ultimo anno sovraccaricate di ulteriori lavori derivanti dalla sospensione delle lezioni in presenza e delle attività extrascolastiche. Intervistate sul loro futuro, il 40% delle intervistate suppone che le responsabilità familiari per le donne rimarranno invariate, un terzo non sa dare una valutazione mentre, al contempo, i tre quarti delle donne che assistono figli o familiari prevedono un aumento delle loro responsabilità in ambito domestico.