Marilù, Arnold e Franz
-
“Lei viene da Bolzano ed è un giornalista? E allora conosce Arnold Tribus, giusto?”. “Sì, certo, non di persona, ma lo conosco bene di fama e abbiamo diverse conoscenze in comune”. “Arnold è il mio più grande amico, ci sentiamo molto spesso, quando torna a Bolzano me lo saluti”. “Sarà fatto”.
La redazione della Tageszeitung in via Argentieri a Bolzano è esattamente come ci immagina una redazione di un quotidiano cartaceo: stanzoni aperti, cronisti con gli sguardi fissi al PC, postazioni di lavoro un po’ incasinate. L’ufficio di Arnold Tribus, invece, non è affatto il classico ufficio del “direttore”. Il suo passato da gallerista - diresse la Galleria Spatia fino al 2000 - traspare ovunque: pareti ricoperte di quadri e una scrivania con pile di libri e cataloghi di mostre. Sono passato per raccontargli del mio incontro casuale con la pittrice Marilù Eustachio a Roma in cui lei mi ha riferito della loro amicizia. Appena gli spiego quanto mi hanno colpito la persona e l’arte di Marilù e che sto aspettando l’arrivo del libro “Un peso viola – Poesie di Emily Dickinson” acquistato su Ebay, Tribus incomincia una fluviale ed entusiastica narrazione.
“Hai trovato quel libro? E' un lavoro davvero meraviglioso. Facemmo la presentazione in un ambiente molto borghese a Cortina, con Piera degli Esposti che leggeva le poesie (tradotte da Barbara Lonati, ndr) ed io lo presentai. Venne una cosa davvero molto bella, la ricordo ancora benissimo, una volta finito ci fu un grande entusiasmo da parte di tutti i presenti”. Era il 1990 e Tribus era nel pieno dell’attività di gallerista.
Perché quest’opera poco conosciuta sia in realtà così significativa, Tribus lo spiega così: “Marilù divorava testi poetici. La grande poesia di Emily Dickinson l’ha prima amata e letta a lungo, l’ha davvero interiorizzata e fatta propria. Poi l’ha trasmessa con pochi segni sulla carta. La grandezza di Marilù sta in questa estrema capacità di sintesi. E quando ascolti o leggi i versi e vedi i suoi segni sulla carta, ti dici: ecco, sì, esatto. Marilù ha davvero sempre avuto la grande dote dell’essenzialità, la capacità di tratteggiare in pochi segni ed esprimere allo stesso tempo un’intimità pazzesca”. Secondo Tribus, uno dei tratti distintivi di Marilù Eustachio è quello di essere “una pittrice-intellettuale”. “La sua storia, come si evince dalle centinaia di taccuini (oggetto anche di una mostra al Muesion nel 2016, ndr e di un’altra, di grande successo, alla Galleria di Bologna curata da Peter Weiermair) è sempre punteggiata dalla grande letteratura. Nella sua vita la pittrice di origine meranese ha divorato centinaia di libri. Non c’è un poeta che Marilù non conosca. L’ispirazione della sua pittura è stata spessissimo la poesia”.
-
“Marilù - racconta Tribus - nella propria vita ha frequentato poetesse e poeti, registi e scrittrici, ed ha contribuito ad aprire un filone artistico femminile e femminista negli anni Sessanta e Settanta. Assieme a Giosetta Fioroni (compagna di Goffredo Parise, ndr), Elisa Montessori, Giulia Napoleone. Titina Maselli, sorella di Cito, Marilù faceva parte di quel gruppo di artiste romane che aveva una grande visibilità e una grande forza. Volevano essere considerate artiste e apprezzate per la loro capacità artistica e non in quanto donne. Il fatto di affermarsi come artiste a quell’epoca non era affatto scontato in un mondo dell’arte tendenzialmente fallocratico”.
Marilù Eustachio è stata molto legata a Susan Sontag, grande intellettuale femminista degli anni Settanta e Ottanta. “Marilù era a sua volta un’intellettuale e stimava moltissimo Susan, che era una donna che esprimeva anche molta semplicità e non si dava nessuna aria intellettuale. Diceva cose molto sensate e molto belle, quando la ascoltavi avevi la sensazione di dover scrivere tutto quello che diceva. Per me allora era una grande fortuna poter frequentare queste persone”.
Oltre alla poesia, la pittura di Marilù ha avuto come altra grande fonte di ispirazione la natura. “Per almeno 20 anni – racconta – Marilù è venuta nella mia casa di Ums, vicino a Fié allo Sciliar. In quella casa ha dipinto moltissimo, e in quelle montagne ha fatto moltissime foto di fiori, paesaggi, alberi, case. Qualche anno fa abbiamo fatto una bellissima mostra alla Galleria Foto Forum intitolata Heimat 2 (si veda in fondo, ndr), dopo la mostra di quadri Heimat a Kunst Meran”.
“Ums negli anni è diventato un piccolo salotto estivo, in cui la protagonista è sempre stata Piera Degli Esposti, grande amica di Marilù e grande attrice, una donna davvero straordinaria, che recitava sempre, fuori dalla scena era esattamente com’era in scena. Venivano Goffredo Parise, grande scrittore e grande persona, Liliana Cavani, donna splendida, umile, molto profonda, Francesca Sanvitale, altra grande scrittrice, Susanna Tamaro, che poi ha acquistato una casa a Siusi, Chicca Monicelli con suo marito.
A Ums Marilù dipingeva: prendeva il suo cavalletto e diceva: vado a pittà”, spiega. Ed ecco uno dei lavori che si può vedere nella pagina Instagram (tenuta dalla pittrice iraniana Fariba Karimi) dell'artista nata a Merano.
-
Per i non addetti ai lavori è difficilissimo capire quanto un artista “è importante”. Quello che si legge su Marilù, la grande considerazione che di lei hanno avuto molte autorità nel campo dell’arte, sembra comunque non corrispondere al valore di mercato. Alcuni suoi lavori importanti sono stati venduti a collezionisti orientali anche a 4-5000 euro l’uno, ma online si trovano quotazioni che vanno dai 1.000 ai 3.000 euro. I quadri di pittrici della sua generazione si trovano spesso a quotazioni sensibilmente più alte. L’esperto d’arte Tribus lo spiega così. “Marilù è senza dubbio una delle più grandi pittrici italiane della sua generazione. Nei suoi anni d’oro, tra gli anni Settanta e gli anni Novanta, Marilù era considerata da tutti una grande pittrice, la più importante del suo “giro”. Ma anche quando era più giovane, a causa della sua pigrizia venostana, lei non ha mai minimamente avuto capacità di auto promozione. Se glielo si faceva notare diceva: ‘se qualcuno vuole qualcosa da me, venga pure’. Nel mondo dell’arte e della comunicazione, questo atteggiamento non aiuta per nulla. Per dire: critici come Bonito Oliva o Weiermair l’hanno sempre considerata una grande pittrice”.
-
Qualche giorno dopo l'incontro Tribus mi vedo con Franz Staffler, proprietario dei due hotel simbolo del centro storico di Bolzano, il Laurin e il Greif. Collezionista d’arte, Staffler è un grande estimatore di Marilù. L'appuntamento è nella sala ristorante dell’albergo liberty sulle cui pareti sono visibili 13 “Alberi in sequenza” realizzati da Marilù nel giro di un paio di anni, tra il 2005 e il 2007.
I colori pastello, stesi sulla tela con una certa intensità, svelano accenni di alberi solo se li si guarda con attenzione. Entrando, quasi non avevo fatto caso alla presenza di elementi naturali. Uscendo, fermandomi al centro della sala, ho avuto la netta sensazione che l’obiettivo dichiarato dell’artista di “stabilire una corrispondenza con gli alberi che si trovano fuori nel parco, un rapporto, una simbiosi, un proseguimento dall’interno all’esterno. Un confronto”, sia stato pienamente centrato.
Nel giro di pochi istanti, questa sensazione, grazie ai neuroni che l’hanno associata a banali reminiscenze di storia dell’arte mi viene in mente per un attimo che il creare stupore era “il fin” dell'arte barocca, mentre questi splendidi lavori lasciano a bocca aperta per la forza che prorompe dalla loro estrema essenzialità. In piena trance ermeneutica (e anche un po' agonistica) mi convinco che la pittrice abbia dipinto non già “degli” alberi ma l'idea stessa di albero. Ma è ormai evidente che io abbia perso ogni tipo di obiettività.
-
“Conobbi la pittrice nella galleria Spatia di Arnold Tribus – ricorda Staffler - Era un periodo in cui cercavamo opere per il Greif, quando è stato ristrutturato nei primi anni 90, ad opera dell’architetto Podrecca. Mi è subito molto piaciuto quello che dipingeva e ho sostanzialmente iniziato a raccogliere le sue opere. Ci siamo poi sentiti spesso. Una stanza nella mansarda del Greif (la n.303, neanche a dirlo, bellissima, ndr) contiene suoi lavori davvero molto belli. Ci siamo scritti molto spesso e d’estate ci vedevamo a Ums da Tribus, a chiacchierare. Tre anni fa è stata qui l’ultima volta assieme a Fariba (Karimi, ndr)”. Nella sua collezione Staffler ha 5-6 quadri “importanti” di Marilù e una trentina di disegni.
Come è nata l’idea della sala da pranzo del Laurin? “Fino al 2005 qui erano appese delle foto di jazzisti. C’era un’atmosfera un po’ cupa, ho deciso di ravvivarla. Mentre eravamo qui a pranzo Marilù disse: potrei fare io dei . Voleva portare l’atmosfera del parco, che le piaceva molto, dentro la sala da pranzo. Nei quadri gli alberi si celano, non si capisce subito che ci sono. Ha lavorato in acrilico su carta, usando una carta molto bella. E’ un lavoro durato un paio di anni. Marilù portava i rotoli in treno, prendeva le misure, stava qui qualche giorno e poi tornava a Roma”. Quello che ha colpito Staffler è che “Marilù è prima di tutto una persona di grandissimo spessore umano, di grande profondità e cultura, una pittrice ma anche una grande intellettuale”.
-
“Gli alberi – scrive Marilù nella brochure - sono un tema ricorrente del mio lavoro, li dipingo e disegno da molti anni e sempre con lo stesso interesse e la medesima emozione. Anche da bambina li amavo osservavo con cura meticolosa le illustrazioni dei libri di fiabe. Sono catturata dalla loro forma: il tronco, i rami, il fogliame creano una struttura verticale dalla quale si dipartono linee orizzontali e oblique dei rami; un intersecarsi di segni, di toni, un movimento contratto ed espanso allo stesso tempo. Per dipingerli uso il colore a olio, con molteplici velature, per dare profondità all’immagine e per farla apparire monocromatica nella sua varietà di toni. Le velature non solo contribuiscono a dare profondità, leggerezza e impalpabilità all’immagine, ma creano anche uno spazio mentale indefinito e visionario. L’aspetto monocromatico vuole limitare le annotazioni descrittive per consentire maggiore ricchezza e libertà nell’interpretazione del dipinto. Un tentativo di spoliazione, verso il rigore e l’essenzialità, per sottolineare valori espressivi legati alla forma e allo spazio, in modo minimale. Togliere per aggiungere, impoverire per esaltare, usare un tono basso per un canto più alto, creare una lontananza per una visione più chiara e vicina, operare una mediazione tra la realtà e l’immaginazione. Non si tratta di sconfinare nell’indeterminato, ma di dare spazio alla tensione interna propria dell’immagine e di consentirle la massima espansione”. Mediazione tra realtà e immaginazione, dice Marilù. Se vi capiterà di entrare in quella sala guardare i quadri sarà un po’ come immaginare di uscire nel parco.
Le tracce artistiche lasciate in Alto Adige da Marilù sono diverse. La Galleria Spatia di Bolzano ha proposto mostre negli anni 1977, 1980, 1981, 1983, 1984, 1989, 1991, 1997, 2000. Chiusa la Galleria di Arnold Tribus è sceso un lungo silenzio.
Nel 2016 il Museion di Bolzano ha dedicato una mostra ai bellissimi taccuini della pittrice: Marilù Eustachio. Taccuini 1986-2016, a cura di Andreas Hapkemeyer (una mostra dei Taccuini, curata da Peter Weiermair, fu allestita anche presso la Galleria d’arte di Bologna nel 2005). In questa sorta di Diari sono conservati schizzi ma anche testi e citazioni; ad oggi Marilù ne ha realizzati circa 300. Della mostra al Museion non è purtroppo disponibile alcun catalogo. In quello realizzato l’anno successivo da KunstMeran, l’artista spiega: “Molti temi della mia pittura sono nati dai taccuini e vi hanno fatto ritorno con diverse variazioni e per un processo di osmosi continuo. Le montagne, gli alberi, i fiori, le teste, che sono i temi ricorrenti dei miei quadri, proprio nei taccuini palesano i processi di studio e di elaborazione avvenuti nel tempo".
La mostra artisticamente forse più rilevante degli ultimi anni è stata proposta, appunto, da MeranoArte nell’estate del 2017. Il titolo era semplicemente: Heimat. “A questo concetto – si legge nel catalogo – la pittrice ha dedicato una serie di circa 70 disegni realizzati a biro, pastello o inchiostro, in cui propone cenni fugaci di paesaggi, alberi o montagne. Alcuni sono rappresentazioni fitte ed elaborate di segni, altri delle composizioni di colori quasi astratte. Si tratta di disegni lievi e delicati, ridotti all’essenziale, come ricordi lontani.
Due anni, dopo, la Galleria Foto Forum ha dedicato una mostra ai lavori fotografici di Marilù Eustachio, intitolata Heimat 2. Salto.bz ne scrisse qui.