È emergenza climatica?
È stata bocciata il 5 giugno, in aula al Senato, la mozione dell'opposizione, sostenuta anche dal gruppo SVP, che avrebbe impegnato il Governo "a dichiarare lo stato di emergenza ambientale e climatica del Paese". Il testo della mozione 85 suggeriva all'esecutivo "ad operare insieme al Parlamento per giungere ad un cambio di direzione in tutti i settori della nostra economia tale da consentire in tempi rapidi e certi, nel rispetto delle indicazioni scientifiche e degli accordi internazionali, la transizione energetica necessaria che spinga il nostro Paese verso la riduzione delle emissioni inquinanti in atmosfera e la progressiva decarbonizzazione dell'economia".
"Signor Presidente, alcune settimane fa qui in Senato abbiamo tutti applaudito le parole di Greta Thunberg, in cui invitava la politica, il mondo dei grandi, a smetterla con le parole e a passare, finalmente, ai fatti - ha detto la senatrice altoatesina Julia Unterberger nel suo intervento di fronte all'assemblea riunita -. Purtroppo, l'Italia è un Paese dove la sensibilità ambientalista non ha ancora portato a un radicale cambiamento dei comportamenti. Pensiamo all'utilizzo massiccio dei pesticidi in agricoltura, al fatto che in interi territori la raccolta differenziata stenta a raggiungere numeri accettabili e non si riesce a chiudere il ciclo dei rifiuti, ma anche alla debolezza dei servizi pubblici di trasporto e al ricorso di tutti all'automobile".
Purtroppo, l'Italia è un Paese dove la sensibilità ambientalista non ha ancora portato a un radicale cambiamento dei comportamenti.
La mozione votata a maggioranza è invece la numero 135, che non parla di emergenza ambientale né climatica, ma impegna comunque il governo a decarbonizzazione dell'economia, ad attuare ogni misura che favorisca la transizione dalle fonti energetiche fossili alle fonti rinnovabili, a ridurre gli sprechi energetici, a potenziare ulteriormente il percorso di eco-efficienza energetica da applicare al patrimonio pubblico e privato, e ad attuare, nell'ambito delle proprie competenze, tutte le misure necessarie al raggiungimento degli obiettivi di riduzione di gas ad effetto serra concordate a livello internazionale ed europeo.
Nel testo, si legge l'impronta a 5 stelle della mozione di maggioranza, che però non è stata adeguatamente sostenuta in aula dagli interventi dei "compagni di contratto" leghisti, con il senatore Luca Briziarelli che nel suo intervento ha prestato il fianco a posizioni negazioniste, già richiamate dal segretario del partito e vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini nei giorni scorsi: "Si potrebbe polemicamente dire che sono arrivate la pioggia, il freddo e che il maggio che abbiamo affrontato, nonostante la presenza e i richiami di Greta anche in questo ramo del Parlamento, è stato sicuramente diverso da quello degli ultimi anni - ha detto Briziarelli -. Si potrebbe fare questo gioco, ma come Gruppo Lega non vogliamo prestarci e faccio solo un ultimo richiamo. Non si può ad esempio, com'è avvenuto, assecondare una spinta emotiva che ha portato il Paese a rinunciare all'energia nucleare e, nel contempo, chiudere gli occhi sull'acquisto dalla Francia di energia prodotta da centrali nucleari: si deve fare di più". Briziarelli riporta l'orologio indietro agli anni Ottanta (referendum contro il nucleare), o almeno al 2011, quando quella scelta venne confermata con un secondo referendum popolare.
Che lo Stato non abbia chiari i confini delle cause e degli effetti del cambiamento climatico, lo pensa una rete di associazioni e comitati ambientalisti, che si prepara a fare causa contro lo Stato italiano ritenendolo "colpevole di inazione" di fronte agli effetti irreversibili dei cambiamenti climatici. Per realizzare questo obiettivo hanno lanciato una campagna sul web, "Giudizio Universale - Invertiamo il processo". Nel mondo, spiegano, esistono almeno 1000 contenziosi climatici avviati dalla società civile in oltre 25 Paesi, contro Stati, multinazionali o singoli progetti climalteranti.
L'intervento completo di Julia Unterberger
Signor Presidente, alcune settimane fa qui in Senato abbiamo tutti applaudito le parole di Greta Thunberg, in cui invitava la politica, il mondo dei grandi, a smetterla con le parole e a passare, finalmente, ai fatti.
Purtroppo, l'Italia è un Paese dove la sensibilità ambientalista non ha ancora portato a un radicale cambiamento dei comportamenti. Pensiamo all'utilizzo massiccio dei pesticidi in agricoltura, al fatto che in interi territori la raccolta differenziata stenta a raggiungere numeri accettabili e non si riesce a chiudere il ciclo dei rifiuti, ma anche alla debolezza dei servizi pubblici di trasporto e al ricorso di tutti all'automobile.
Eppure, l'Italia non è esente dalle negative conseguenze del cambiamento climatico. Le devastazioni che hanno interessato diverse Regioni lo scorso autunno hanno messo in ginocchio interi settori dell'economia agricola. Gli apicoltori denunciano da tempo il cattivo stato di salute delle api, per via della minore disponibilità di acqua, delle trasformazioni nelle fioriture e dell'utilizzo massiccio dei pesticidi. Sulle Alpi, alcune specie di salici stanno raggiungendo altitudini che mai avevano conosciuto prima. Il gufo e la civetta si riproducono in anticipo e anche le rondini hanno modificato il loro arrivo in Paesi come l'Italia e la Spagna.
Siamo davanti a un impoverimento delle specie vegetali e animali, ad un aumento esponenziale dei rischi di catastrofe naturale, cui seguiranno vere e proprie migrazioni forzate dai Paesi del Sud a quelli a Nord del mondo. Senza dimenticare le morti legate all'inquinamento dell'aria, 7 milioni di decessi prematuri e una spesa enorme per l'assistenza sanitaria.
Si sta cioè alterando l'armonia della natura e, come spiegano gli scienziati, se entro pochi anni non si invertirà la rotta, quest'alterazione diverrà irreversibile.
Per questo anche l'Italia deve fare la sua parte con azioni concrete e immediate per consentire la conversione ecologica dell'intera economia: più investimenti per le energie rinnovabili e per le tecnologie verdi, più risorse per superare gradualmente i combustibili fossili e rafforzare l'impegno per la decarbonizzazione anche attraverso meccanismi di compensazione per tutelare la competitività e la sostenibilità sociale nella fase di transizione. Bisogna cioè sensibilizzare i cittadini e dotarsi di una strategia complessiva che non metta a repentaglio il sistema produttivo, ma lo accompagni in un'opera di ammodernamento.
La questione ambientale è il grande tema degli anni a venire; se l'Italia vuole dire la sua a livello europeo e mondiale, deve anzitutto mostrarsi come un Paese virtuoso. Per questo chiediamo che venga stabilito subito un piano con azioni concrete e immediate, con un cronoprogramma di obiettivi da raggiungere nel tempo. Non c'è più molto da aspettare, abbiamo il dovere di passare dalle parole ai fatti. Esprimiamo quindi voto favorevole alla mozione n. 85, a prima firma del senatore Ferrazzi.
Bravo!
Bravo!
Danke !
Ein Dankeschön an Frau Julia Unterberger !