Lo scherzo di Elena
“Elena Artioli passa al Pd”. La notizia è parsa uno scherzo, comunque una di quelle che il giornalista comincia a vagliare incrociando più fonti, in attesa di una probabile smentita. Ma ecco invece arrivare le prime conferme, corredate subito da vivaci discussioni in rete, del resto incapaci di sopire fino in fondo la prima impressione: anche se non è uno scherzo, sembra uno scherzo.
Sì, perché anche valutando con molta generosità la carriera politica della consigliera provinciale bolzanina, le acrobazie che hanno portato Artioli a transitare in pochi anni dalla Svp alla Lega Nord, quindi a fondare un proprio movimento autonomo e infine ad allearsi con Forza Italia, nell'improbabile intento di rifondare in chiave locale un centrodestra in stato di disintegrazione a livello nazionale, avevano già fatto pronosticare a qualche maligno (ma più per una sorta di esorcismo scherzoso che per effettivo timore) un ulteriore apparentamento sorprendente, magari proprio verso sinistra o, perlomeno, verso una sinistra profondamente mutata dall'azione di altri spiriti animali e diventata di colpo appetibile anche ai suoi avversari di sempre. E se persino uno come Silvio Berlusconi non ha lesinato parole di apprezzamento per il Matteo Renzi trionfatore delle elezioni europee, poteva mancare la nostra Artioli, da sempre attratta da figure carismatiche (vedi Durnwalder) fino a ricercarne con furbo languore l'abbraccio?
Sarebbe tuttavia sbagliato puntare il dito su questo sconcertante esercizio di trasformismo senza attendersi in primo luogo un chiarimento da chi, e parliamo ovviamente del Pd, ha ancora la possibilità di porre un freno all'evanescenza dei propri contorni ideali. Che una figura come Artioli risulti palesemente inutile, se non addirittura dannosa, al progetto di “riformista” tanto caro all'associazione Liberal Pd, dovrebbe rappresentare un confine imprescindibile posto a salvaguardia degli stessi criteri minimi di riconoscibilità di una seria proposta politica. Su queste cose sarebbe dunque bene scherzare il meno possibile.
Piccola postilla letteraria per spiegare (forse) l'accaduto. Si è detto che il segreto del successo di Matteo Renzi consiste nell'avvenuta distruzione, da parte della sinistra, del mito della purezza che l'aveva condannata per decenni a non sintonizzarsi con i veri, ancorché torbidi, umori del paese. Lo scrittore Francesco Piccolo, fresco vincitore del premio Strega, ha cifrato questo passaggio epocale nel ritratto di sua moglie, cioè di una donna capace di stare al mondo evitando ogni tipo di drammatizzazione. Non a caso viene soprannominata “Chesaramai”, nella profonda convinzione che il corso degli eventi non debba essere contrastato, ma accettato anche nei suoi risvolti più repellenti. Insomma: anche Elena Artioli nel Pd? E che sarà mai!
Solo un paio di anni fa,
Solo un paio di anni fa, Artioli denunciava il "genocidio della stirpe italica" (citazione letterale). Ricordiamolo.
liberal PD a Bolzano sono in
liberal PD a Bolzano sono in tre di cui due se ne vanno via. In pratica, il lavoro di Elena Artioli è coordinare suo cognato