Ridare "forza" ai docenti
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Egr. Direttore Marchiodi,
da molti anni ormai, non c’è partito politico che in campagna elettorale non senta il bisogno di dare, nelle sue proposte programmatiche, la priorità alla scuola: l’innalzamento del livello di istruzione e di cultura dei cittadini – pur nella distinzione dei metodi per ottenerlo – sembra diventato, insomma, la questione politica prioritaria e, per accrescerne la rilevanza, non si lesina sulla descrizione dei guasti che una sua sottovalutazione arrecherebbe non solo ai singoli ma anche al Paese, al suo livello di competitività e ai suoi gradi di libertà, di giustizia e di sicurezza.
Già il fatto di menzionare che le inefficienze scolastiche potrebbero riverberarsi in ambito economico-sociale dovrebbe impensierire l’opinione pubblica: un simile monito, un tempo, sarebbe stato considerato bizzarro, non perché se ne ignorasse la dinamica, ma perché ne mancavano i presupposti: la scuola era giustamente selettiva e i titoli di studio e le posizioni di lavoro venivano conferiti a ragion veduta: sarebbe stato ben singolare attribuirle le debolezze della crescita economica o le inadeguatezze della rappresentanza parlamentare; oggi non è più così.
Molti considerano questa attenzione preoccupata un’esagerazione, eppure non pochi e importanti sono i segni che la sostengono. Chi non ricorda l’esame di idoneità al concorso per diventare magistrati svoltosi dal 12 al 16 luglio 2021? Tra errori di teoria e di grammatica solo pochissimi candidati superarono la prova. E non è un caso isolato. L’allora ministra della giustizia Marta Cartabia, nel corso dell’apertura del nuovo anno della Scuola della magistratura, presente il presidente Mattarella, ebbe a dire: “È un aspetto che preoccupa, su più fronti, anche molti di voi, come più volte mi è stato confidato; troppe volte i concorsi per l’accesso alla magistratura non riescono a selezionare neppure un numero di candidati sufficienti a ricoprire tutte le posizioni messe a bando”.
C’è da chiedersi a cosa possa servire una scuola di massa se, con tutti i laureati in legge che diploma, non riesce
a formarne di livello adeguato, nemmeno il numero sufficiente a coprire i bisogni dello Stato.
Più determinato della ministra, visto che non denuncia solo le responsabilità ma indica pure le cause e i rimedi, è il nuovo presidente della Confindustria Alto Milanese, ing. Maurizio Carminati. “Le nostre imprese – ha affermato nel suo intervento alla 78° Assemblea del 23 novembre scorso – hanno disperato bisogno di personale competente, ma trovano solo personale impreparato e poco interessato». Poi la domanda provocatoria sulle cause: “Perché se i ragazzi non studiano, vengono comunque promossi?”; da qui i rimedi: “Se vogliamo una scuola di serie A, dobbiamo poter scegliere i docenti per merito e dobbiamo fermare gli studenti che, per pigrizia o per limiti, non arrivano all’apprendimento minimo richiesto”.
Uomo che conosce le cose del mondo, l’ingegnere, dimostra in due battute di possedere il segreto che sfugge ai molti esperti che sentenziano nelle nostre scuole: solo chi “sa” ha la “forza” per bocciare! Solo il docente preparato e consapevole di aver operato coscienziosamente ha la serena convinzione di avere non solo il diritto ma anche il dovere di “fermare” chi, alla fine dell’anno, non ha ancora raggiunto la conoscenza minima richiesta e, molti insegnanti oggi – la bufera sessantottarda ha investito tutti i laureati, non solo quelli in legge – questa forza, purtroppo, non ce l’hanno!
È tutto qui il circolo vizioso su cui gira a vuoto la nostra scuola: non si boccia, non tanto perché non lo si vuole, ma perché non ne se ne è “capaci” e così facendo non si permette che si selezionino docenti all’altezza di quella forza: pari opportunità, inclusione, dispersione e da ultimo depressione e ansia da prestazione sono solo una lunga e variegata serie di furbeschi paludamenti (che danno da vivere a una discreta schiera di psico-pedagogisti non altrimenti impiegabili) atta unicamente a mascherare quell’imbarazzante vuoto.
Ministro dell’Istruzione e del Merito, faccia in modo che il nuovo nome che ha assunto a novembre di due anni fa il suo ministero non sia soltanto un semplice escamotage elettorale: restituisca “forza” ai docenti: ne va della nostra libertà, giustizia e sicurezza!