Wirtschaft | L'intervista

“Poveri, pur lavorando”

Sit-in in piazza Magnago, sempre più persone faticano ad arrivare a fine mese. Masera (Cgil): “La politica intervenga, insisteremo finché non vedremo risultati”.
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Manifestazione 6 giugno 2023
Foto: CGIL

Stipendi più alti per contrastare inflazione e carovita e un rilancio della contrattazione integrativa e territoriale in Alto Adige, sono queste alcune delle richieste che le quattro sigle sindacali Cgil, Cisl, Uil, Asgb hanno recapitato alla politica provinciale con la manifestazione del 6 giugno scorso che ha portato in piazza Magnago quasi 3mila persone. Lo slogan della protesta: “Non basta”, perché sempre più lavoratori e pensionati fanno fatica ad arrivare a fine mese.

Segretaria Masera, intanto un bilancio della manifestazione: perché è stato importante scendere in piazza?

Abbiamo deciso di fare questa manifestazione dopo una serie di assemblee territoriali, alcune delle quali partecipatissime. È forse la prima volta che tutte le quattro confederazioni sindacali si sono mosse insieme per andare sui territori ad ascoltare non solo i lavoratori e le lavoratrici ma tutti i cittadini e le cittadine, i pensionati e le pensionate e tutti coloro che volevano confrontarsi con noi sul tema del carovita e sulle misure da intraprendere in questa provincia per contrastarlo. Abbiamo quindi organizzato questo sit-in perché ci sembra che il problema, anche se la politica ne è al corrente, non sia così pressante per la Provincia, ma lo è per le persone. Parlo del problema di non riuscire ad arrivare a fine mese con stipendi non adeguati all’inflazione che c’è in Alto Adige, senza contare i costi della casa e della vita in generale così alti che fanno scivolare sempre di più le persone che lavorano, nonché i pensionati e nello specifico le pensionate che hanno pensioni medio-basse, in difficoltà economiche.

Abbiamo organizzato questo sit-in perché ci sembra che il problema, anche se la politica ne è al corrente, non sia così pressante per la Provincia, ma lo è per le persone

Quali altre categorie sono le più colpite?

Tutti i lavoratori che hanno stipendi bassi. Durante la manifestazione ha portato la propria testimonianza Claudia Emefa: fa le pulizie in appalto per la Provincia e prende 7 euro lordi l’ora. Spesso le persone che lavorano in questi comparti hanno oltretutto dei contratti part-time involontari quindi guadagnano davvero poco. Tra i settori più vessati ci sono fra gli altri quello del commercio o dell’artigianato, certamente perché i rinnovi nazionali tardano ma parliamo anche degli elementi territoriali - nel commercio ad esempio tale elemento esisterebbe ma per fare un paragone in Alto Adige è di 8 euro mensili, mentre in Sicilia di 10. Quindi il nostro tentativo è quello di farci sostenere dalla politica provinciale nel dire: non diamo più aiuti economici né riduciamo l’IRAP alle imprese che non applicano contratti integrativi territoriali degni di questo nome ovvero che assicurino alle persone che lavorano in questa provincia una vita dignitosa, visto che adesso si è poveri anche lavorando.


 
Quali sono le vostre richieste?

Abbiamo iniziato un lavoro sindacale unitario molto forte già durante la pandemia, abbiamo fatto molti accordi - come ad esempio sulla sicurezza - che hanno consentito anche al mondo del lavoro di continuare a operare. In merito al ragionamento sugli aumenti dei redditi abbiamo ricevuto dei dinieghi. Le richieste della manifestazione del 6 giugno erano rivolte alla Provincia sia rispetto al sostegno alla contrattazione del settore privato sia rispetto alla necessità che nella prossima legge di bilancio vengano previsti fondi per i rinnovi dei contratti pubblici che sono ancora in mezzo al guado. Inoltre chiediamo di adeguare i sostegni economici attualmente previsti per le famiglie e le persone all’indice ASTAT dell’Inflazione e di alzare i limiti per ricevere tale sostegno in un momento come questo di evidente bisogno.

La manifestazione dello scorso 6 giugno si inserisce nel filone dei sit-in nazionali. È durissimo il giudizio del leader della Cgil Maurizio Landini sul governo: ritorno a politiche di austerity, tolleranza sull’evasione, tagli su sanità e istruzione.

Qui abbiamo voluto concentrarci sulle misure e su ciò che si può ottenere in questa terra ma c’è tanta carne al fuoco. A livello nazionale si parla di tavoli di confronto anche se l’impressione che abbiamo è che verranno istituiti solo per comunicarci decisioni prese. Sulle pensioni per ora si è fatto poco o nulla, il cuneo fiscale è una misura non strutturale con la data di scadenza e non c’è una riflessione sulla riforma del fisco che possa vederci d’accordo. Anche a livello locale non esiste una politica industriale e sarebbe bene che ci fosse perché quando succedono guai veri come nel caso della pandemia ci si accorge che se il sistema non è ben strutturato si rischia grosso.

Proseguirete nella protesta?

Assolutamente sì. Dopo la manifestazione siamo stati ricevuti dai gruppi consigliari in Provincia per un colloquio durato quasi due ore. I politici presenti hanno ascoltato ma ci hanno anche dato un feedback. Del resto una protesta così generalizzata non veniva messa in atto da prima della pandemia per ovvi motivi e i politici stessi sono stati evidentemente stimolati da questa dimostrazione pubblica. Insisteremo finché non vedremo risultati.