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Long-COVID, lo studio di Vipiteno

L'articolo più citato del 2023 sui danni neurologici del virus è tutto made in Alto Adige. Versace: "Momento di gioia e stupore". Così nasce una ricerca di alto livello.
Laboratorio
Foto: Viviana Versace
  • Una ricerca di alto profilo sui danni neurologici del long-COVID, tutta made in Alto Adige è stata realizzata dal team di lavoro del Laboratorio di Neurofisiologia clinica e sperimentale di Vipiteno coordinato dalla direttrice del Laboratorio, Viviana Versace, Medico Chirurgo, specialista in Neurologia con incarico professionale di alta specializzazione di secondo livello in neurofisiologia clinica e ricerca traslazionale.

    SALTO: Dottoressa Versace, potrebbe raccontarci come si è avvicinata al mondo della neurologia?

    Viviana Versace: “Mi sono laureata in Medicina e Chirurgia all’Università Cattolica di Roma e specializzata in Neurologia all’Università Tor Vergata. A Roma ho vissuto sedici anni particolarmente cruciali per la mia formazione personale, culturale e professionale. Con il progetto Erasmus ho frequentato il quarto anno di studi presso la Facoltà di Medicina di Freiburg in Germania, esperienza eccezionale non solo dal punto di vista accademico, ma anche per la qualità di incontri in un contesto internazionale e culturalmente all’avanguardia in ambiti quali l’ecologismo, la coabitazione solidale, le forme di arte e spettacolo sperimentali. Ma è stato durante la mia permanenza a Berlino per un “Praktikum” nel reparto di Neurologia/Epilettologia dell’Ospedale Königin Elisabeth Herzberge, che ho deciso di dedicarmi alla Neurologia, lo studio delle malattie del sistema nervoso, una materia tra le più affascinanti e sfidanti della Medicina. Durante la specializzazione invece ho trascorso sei mesi presso l'Università di Buenos Aires imparando tecniche di monitoraggio neurofisiologico intraoperatorio.

    In Neurologia c’è una consolidata tradizione di ricerca che va dalle neuroscienze di base (studi su singoli neuroni, tessuti nervosi, o modelli animali) a quelle cliniche, sui pazienti. Le conoscenze neurologiche attuali si basano fortemente sulle scoperte realizzate nel campo delle neuroscienze e le possibilità di indagine hanno conosciuto una progressiva espansione e sono in grado di studiare dagli aspetti molecolari delle cellule nervose, fino al funzionamento complessivo del cervello, avvalendosi di tecniche di biologia molecolare, genetica, neurofisiologia, neuroimaging e di modelli computazionali del cervello. Tuttavia, ci sono ancora una miriade di domande senza risposta riguardanti i processi cerebrali, sia fisiologici che patologici. Come racconto alle mie studentesse e ai miei studenti del Corso di Laurea in Fisioterapia in Claudiana, moltissimi fenomeni della fisiologia nervosa sono ancora sconosciuti o chiariti solo da pochissimo tempo. Il mio percorso di studi, comunque, non è ancora finito – continua Versace - Sto infatti svolgendo un programma di dottorato di ricerca (PhD) in neuroscienze in Spagna nel laboratorio di neuromodulazione cerebrale non invasiva dell’Hospital Nacional de Parapléjicos di Toledo

  • Dottoressa Viviana Versace, direttrice Laboratorio di Neurofisiologia clinica e sperimentale di Vipiteno Foto: Viviana Versace

    Come nasce il suo interesse per la ricerca? Sapeva sin da subito che avrebbe fatto questo mestiere o l’ha scoperto man mano?

    “Già negli ultimi anni della facoltà di Medicina ho cominciato a muovere i primi passi nel campo della neurofisiologia (la branca della fisiologia umana che rileva e studia segnali bioelettrici delle strutture nervose), proseguendo durante la specializzazione a Tor Vergata e anche dopo, per un anno, nel laboratorio di Neuropsicofisiologia Sperimentale dell’IRCCS S.Lucia di Roma. A quel punto ho dovuto smettere e cercarmi un lavoro clinico, poiché le magre borse di studio con cui si sostentano i ricercatori in Italia erano diventate insufficienti. Inoltre, non potevo più dedicare tutto il tempo e le risorse personali necessarie al lavoro di ricerca e di studio e questo, in un mondo estremamente competitivo come quello accademico, era un ostacolo insormontabile, così come il divario nella carriera scientifica tra uomini e donne. Ho ricominciato a fare ricerca un paio di anni dopo essere arrivata in Alto Adige per lavorare con il Prof. Saltuari alla Neuroriabilitazione dell’Ospedale di Vipiteno. Era il 2016 e lavorando inizialmente solo nei ritagli di tempo dal lavoro clinico, ho messo su un laboratorio di neurofisiologia che nel tempo si è dotato di tutta la strumentazione necessaria”

  • Ha trovato anche un efficace team di lavoro sin da subito?

    “L'abbiamo costruito nel tempo. Ho iniziato a riallacciare i contatti con i neuroscienziati con cui avevo collaborato in passato e ne ho poi instaurati di nuovi con colleghe e colleghi già affermati nel campo della neurofisiologia sperimentale in Austria, Spagna, Regno Unito. Con il supporto scientifico di questo network, lavorando quotidianamente con persone motivate e competenti e sotto una direzione del Reparto di Neuroriabilitazione di grande respiro culturale e scientifico, ho potuto svolgere nel laboratorio di Vipiteno vari studi sulla neuroplasticità corticale in area motoria in pazienti con stroke, malattia di Alzheimer, disturbi di coscienza e lesioni spinali. Abbiamo pubblicato da allora circa 60 lavori scientifici tra case reports, studi sperimentali e reviews sulle maggiori riviste internazionali di settore, un output scientifico inimmaginabile per un piccolo ospedale di montagna. Ho cominciato praticamente da sola ma adesso c’è un piccolo team di ricerca composto da varie figure professionali che è perfettamente in grado non solo di lavorare in autonomia, ma anche di seguire altre linee di ricerca indipendenti. Una soddisfazione davvero grande”

  • La Dottoressa Versace in laboratorio Foto: Viviana Versace
  • A cosa sta lavorando con il suo team medico di ricerca in questo momento?

    “Attualmente è in corso uno studio sulla riabilitazione della funzione del braccio paralizzato dopo ictus cerebrale mediante delle tecniche di brain-computer interface. Dei sistemi di intelligenza artificiale riconoscono nelle onde cerebrali dell’elettroencefalogramma (EEG) del paziente la volontà di muovere il braccio - o parti di esso - e attivano contestualmente delle ortesi robotizzate che permettono il movimento, aggirando le vie nervose distrutte. La coincidenza tra l’intenzione di muovere e la sensazione di poter muovere, produce plasticità cerebrale virtuosa e speriamo permetta anche solo piccoli miglioramenti clinici una volta terminato il training con EEG e ortesi. E’ una tecnologia avanzatissima di cui si avvalgono normalmente solo grossi centri sulla base di ingenti finanziamenti e che noi abbiamo implementato grazie ad una collaborazione nata dal basso con colleghi ingegneri della EPFL di Losanna e dell'Università di Essex, Regno Unito. Si sta poi svolgendo un altro studio – continua Versace - Combina rilevazioni cliniche, psicometriche, analisi computerizzate del cammino con lo studio neurofisiologico dell’area motoria primaria del cervello (mediante stimolazione magnetica transcranica, TMS) in pazienti con malattia di Parkinson che presentano fatica e deficit di attenzione. Ad oggi mi spinge a continuare la curiosità e il piacere di conoscere aspetti del funzionamento del nostro sistema nervoso e posso farlo dalla posizione privilegiata di chi può spaziare dal lavoro clinico di diagnosi e cura di pazienti, a quello sperimentale e speculativo, grazie ad una organizzazione interna che me lo permette e ad un posto di lavoro a lungo termine”

  • Foto: Viviana Versace

    In cosa consistevano i risultati emersi dalle ricerche sugli effetti neurologici del long-COVID?

    “I risultati delle nostre ricerche sulle conseguenze del COVID-19 - fatica e brain fog - svolte insieme alla Neuropsicologa Paola Ortelli, ci hanno dato molta visibilità internazionale perché sono stati divulgati molto presto dopo l’inizio della pandemia, quando ancora non si sapeva praticamente nulla su quale fenomeno fisiopatologico sottendesse questi sintomi. L’eco mediatica è stata naturalmente anche giustificata dalla elevatissima incidenza della sindrome long-Covid, la vera sfida post-pandemica. Sostanzialmente abbiamo visto che alcuni circuiti nella corteccia frontale del cervello non funzionano più come dovrebbero, associandosi ad una percezione abnorme di fatica fisica e al deterioramento di alcune funzioni cognitive, quelle esecutive –racconta Versace - Abbiamo iniziato a studiare i primi pazienti che avevano superato una infezione da SARS-CoV-2 grave a giugno del 2020 e abbiamo pubblicato il primo lavoro scientifico a riguardo su Journal of the Neurological Science a gennaio del 2021, un articolo che ad oggi è stato citato quasi 200 volte. Attualmente collaboriamo ad un trial farmacologico randomizzato internazionale sull’effetto di un anticorpo monoclonale nel curare i sintomi del long-Covid”

  • "Credo che la cultura rappresenti una chiave per la consapevolezza di sé e del mondo e porti ispirazione, bellezza ed evoluzione" - Viviana Versace

  • Raggiungere un traguardo così importante come l'ha fatta sentire?

    “Per me è stato un momento di gioia e stupore: in un percorso personale non sempre lineare o privo di accidenti in cui a volte mi sono scoraggiata, questa era la gratificazione di cui sentivo il bisogno. Anche se, in ogni caso, già prima della divulgazione di questi studi sul COVID-19 avevamo raggiunto, grazie alla pubblicazione di diversi risultati originali su altre patologie, una certa solidità e visibilità scientifica internazionale, ma confinata al mondo dei tecnici della materia”

    Dottoressa Versace, può anticiparci qualcosa riguardo eventuali progetti futuri?

    “Personalmente non riesco a visualizzare il futuro, al massimo sistemo le priorità della settimana e vivo alla giornata, dividendomi tra la famiglia, il lavoro clinico, la ricerca, lo studio, l’insegnamento. Il carico mentale è molto alto e spesso ho la sensazione di fare tanto, ma tutto ugualmente male. Fortunatamente ho aiuto intorno a me – racconta Versace - Mi rammarico però di non avere molto tempo ed energie per curare di più le relazioni umane e per attività socialmente utili. Attualmente riesco a portare avanti esclusivamente una collaborazione come socia con la cooperativa GEA (Centro di ascolto antiviolenza e Casa protetta per le donne a Bolzano). Mi sta molto a cuore promuovere una riflessione sociale sul fenomeno della violenza di genere e mi sento bene a contatto con donne competenti e coraggiose che aiutano altre donne. Come altro progetto per il futuro vorrei trovare di nuovo molto più tempo per leggere! Ci sono così tanti saggi, romanzi, biografie che mi guardano dalla mia piccola biblioteca domestica, in attesa della loro chance. Credo che la cultura, non solo nel proprio ambito tecnico, ma nei più diversi campi del sapere e dell’arte, rappresenti una chiave per la consapevolezza di sé e del mondo e porti ispirazione, bellezza ed evoluzione.”