Schwazer, fine pena (sportiva)
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L'atleta sudtirolese Alex Schwazer torna un uomo sportivamente libero: dopo otto anni di squalifica (e una battaglia legale senza esclusione di colpi da quando, alla vigilia dei Giochi di Rio 2026, la positività al doping di fatto chiuse la sua carriera agonistica) il marciatore medaglia d'oro olimpica a Pechino 2008 rivede la luce: "Oggi (7 luglio) scade il termine della ingiusta squalifica che ho dovuto scontare per intero - afferma all'ANSA Schwazer, che a dicembre compirà 40 anni - Mi auguro che a nessun atleta venga mai riservato il trattamento che ho dovuto subire in tutti questi otto anni per difendere e tutelare il mio onore e la mia dignità, per provare la mia innocenza, per cercare di ottenere giustizia e per dimostrare la verità".
L'ex azzurro ha ottenuto giustizia solo in sede penale, con l'archiviazione del caso e il riconoscimento da parte dei giudici di Bolzano che ci fu manipolazione della provetta. La tesi non riconosciuta in sede sportiva: anche le ultime istanze (quelle che chiedevano uno sconto per poter sperare nella qualificazione alle Olimpiadi di Parigi al via il 26 luglio) sono state respinte. -
Un caso da 11 anni
"Ringrazio - prosegue - tutti quelli (pochi) che mi sono stati vicini in questo doloroso (ed infernale) percorso, quelli che non mi hanno mai abbandonato, quando sarebbe stato facile farlo, quelli che hanno lottato con me e sofferto assieme a me per l'ingiustizia che dovevo sopportare e per il trattamento che mi veniva riservato; ringrazio infine quelli (molti) che dopo aver compreso la mia innocenza ed estraneità ai fatti di cui ero stato accusato, mi hanno fatto sentire (seppur a distanza) il loro affetto e vicinanza, grazie! Il buio e le tenebre per l'ingiustizia subita faranno ora posto alla luce di un nuovo giorno nel quale potrò accompagnare i mei figli a gareggiare in una piscina o in una pista di atletica senza per questo incorrere in squalifiche (cosa che sarebbe avvenuta fino a ieri)". Firmato "Alex".
Per Schwazer quella al testosterone del 2016 fu la seconda positività: la prima (all'epo) risaliva al 23 aprile 2013, quando il marciatore ammise la propria colpevolezza. Dopo quello stop, il rientro per tornare ai massimi livelli e la scelta di affidarsi al coach romano Sandro Donati, paladino della lotta al doping. Poi nel 2016 la nuova positività (questa volta al testosterone) da sempre contestata dall'azzurro che fino alla fine ha cercato di dimostrare che erano stati alterati i campioni. Una vicenda che è stata soggetto di libri, una serie Netflix e documentari.
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Chi paga Dr. BRANDSTÄDTER?
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