Kultur | Storia

Il fantastico mondo del presepio

Quando le lancette dell’orologio vanno all’indietro può accadere di aprire bauli magici colmi di scatole fantastiche e di valige meravigliosamente sorprendenti.
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Foto: SALTO
  • L’incontro con Pina Bergamo è avvenuto in una fredda, anzi gelida, serata d’agosto del 2014 a San Vigilio di Marebbe a margine di una selezione per un concorso. Dopo la manifestazione, congelate, ci siamo incontrate in un albergo della zona e ci siamo messe a chiacchierare lungamente. Ho avuto subito la sensazione di incontrare una persona intraprendente e solida. Ed è stata in quell’occasione che mi ha detto di cimentarsi nella realizzazione di presepi. Ci siamo poi sentite e viste, saltuariamente e, lo scorso anno, per la prima volta, ci siamo incontrate nella sua cantina. 

  • Foto: SALTO

    A Pina Bergamo non piacciono i grandi presepi. Predilige la misura raccolta, intima e pratica. I suoi presepi sono costruiti in cassette di legno, con coperchio scorrevole oppure in piccoli bauli o vecchie valigie di modeste o medie dimensioni. Essi nascono e si sviluppano per un determinato contenitore pertanto sono creati esattamente per quella specifica misura. Nella mia famiglia lo spazio dedicato al presepe era piuttosto modesto. Un piccolo tavolino in soggiorno mentre quello per il laico albero di Natale era decisamente più ampio. La raccolta del muschio e la cura, nel togliere le grinze dalle linguette di alluminio dei coperchi dello yogurt per il laghetto, erano affare mio. Sedute nella sua cantina la signora Bergamo mi racconta della magia che il presepe ha sempre suscitato in lei sin dalla tenera età. Una cinquantina d’anni fa si trasferisce da Chiusa in Valle Aurina laddove insegna italiano, prima alle scuole medie, poi alle primarie. Dopo alcuni anni di noviziato, trascorsi nella frequenza di corsi offerti dall’associazione “Krippenfreunde Steinhaus”, capitanata dal signor Erich Treyer, un vero maestro nell’arte dei presepi e che, a tutt’oggi, la signora Pina riconosce come proprio mentore, questo suo hobby ha iniziato ad assumere una connotazione semi professionistica. Il signor Treyer rimane un preziosissimo dispensatore di consigli per l’utilizzo dei colori per sfondi e per la strutturazione di ogni singola parte del presepe. 

  • Foto: SALTO

    Nello spazio di lavoro della signora Bergamo vi sono un tornio e una miriade di cassetti, ciascuno suddiviso per contenuto: legnetti grigi provenienti dal fiume, marroni dal bosco, rametti larghi, stretti, sottili, spessi e poi sassi, sassolini, muschio di diversi colori, licheni, piantine, tegole, coppi, gesso, colori acrilici financo cartoncini ondulati dei biscotti. Vi è perfino un reparto sabbie dalle varie sfumature, ghiaia, colle e resine per non parlare poi di viti, chiodi, pennelli, spatoline ed altri utensili. Vi è una cura e un’attenzione maniacale alla ricerca del pezzetto giusto, adatto per quel determinato incastro e per la qualità del materiale prevalentemente di provenienza vegetale. Nei suoi presepi si respira il bosco, quello stesso bosco che alimenta e fonda le sue creazioni. Nei suoi lavori elementi caratteristici sono l’angioletto “Gloria Engl” e il bue e l’asino rigorosamente in piedi o tutt’al più brulicanti l’erba. E’ categoricamente vietato che siano sdraiati! Fino ad oggi ha all’attivo centosettanta presepi sparsi tra Alto Adige, Lago di Garda, Parigi, Roma fino a Cuba. La signora Bergamo mi confida che questa sua passione, che pratica durante l’intero anno, sostituisce ore e ore di yoga. Chiamata da una voce interiore riesce a isolarsi e a calarsi in un mondo altro rispetto alla quotidianità. Regala le sue creazioni perché tali manufatti parlano di lei, sono un suo dono, un suo ricordo. Tali presepi, oltre a essere bellissimi, sono anche pratici. Occupano poco spazio e possono essere aperti e richiusi in dieci secondi; il tempo appunto per aprire o chiudere una valigia, un coperchio. Si narra che il primo presepio l’abbia realizzato San Francesco d’Assisi nel milleduecentoventitre a Greccio, in provincia di Rieti, nel Lazio. Dopo questo se ne contano innumerevoli. 

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    Esistono svariati tipi di presepe ciascuno caratterizzato da elementi specifici, ad esempio in quello orientale si notano le colonne, le peculiarità di quello austriaco sono il castello e la torre, quello sudtirolese si contraddistingue per la presenza del maso, la casa contadina, con la stanza da letto, la stube, il tinello, la stalla e gli utensili adoperati nelle faccende domestiche: il mestolo, la brocca, il rastrello, il forno, la zangola in legno. La signora Bergamo mi racconta che il presepe invernale presenta elementi specifici quali la neve. Essa viene realizzata con il gesso e, come nella realtà, vicino agli steccati è piuttosto sporca, per questo è dipinta con colore marroncino mentre laddove ve ne sono dei cumuli si utilizza l’azzurro e, se sotto questi cumuli s’intravede qualcosa, si provvede a creare un’ombra. Quando lo sfondo è una montagna il cielo lo si colora di azzurro nella porzione superiore mentre in quella inferiore di colore bianco per accentuarne il senso della profondità. Vi è poi lo studio attento per creare il muretto di sassi che si sgretola mentre per quelli perimetrali si utilizzano i sassolini fatti di polistirolo dipinto, per le fontanelle orientali il poliduro mentre quelle nostrane sono riprodotte utilizzando un legnetto orizzontale, intagliato, per la base e uno verticale, bucato con un trapano, per la canna. 

  • Foto: SALTO

    Per gli arbusti si adoperano piccole piantine con foglioline minuscole che vengono immerse in colla vinilica affinché non perdano il fogliame. Stesso procedimento per i licheni degli alberi. Il muschio invece viene fatto seccare, lo si priva della terra, si pone in un mixer da cucina per creare la polvere di muschio da utilizzare come terriccio per far risaltare il perimetro degli edifici o il contorno delle piante. Per muri e muretti si crea una pappetta fatta di segatura e colla dipinta di bianco mentre per i prati la si colora di verde chiaro. Con i legnetti si realizzano steccati, scale e scandole. Per far risaltare le crepe di un muro si impiega il colore marrone diluito invece, per rendere verosimili le rocce delle montagne, si utilizzano il marrone e il blu. Per lo sfondo del sole al tramonto si adoperano tonalità che virano dall’arancione al viola mentre l’aurora abbisogna della tonalità dorata, talvolta rosea, ramata. La signora Pina acquista le statuine in negozi artigianali della zona. Esse sono alte dai cinque agli otto centimetri. Le più pregiate sono realizzate in legno mentre quelle meno costose in polvere di marmo. Mi riferisce che tra Lutago e San Giovanni vi è un negozio che vende bellissimi animaletti in legno: civette, lupi, volpi, lumache, talpe, colombe, gattini, galline, topi e tanti altri. Orgogliosa mi riporta poi che uno dei suoi nipoti, Filli, di otto anni, segue con molto interesse e partecipazione le orme della nonna anche nell’andare per boschi alla ricerca di materiale. Lo scorso anno, Filli, ha creato il proprio presepio in cui veniva enfatizzata la presenza di quattro mucche, l’immancabile “Gloria Engl” e pochissimi personaggi. La signora Bergamo evidenzia che un presepe è sempre un capolavoro, indipendentemente dal fatto che sia elaborato, imperfetto, prezioso o meno. Esso racconta chi lo ha realizzato e parla di colui che l’ha creato. Ciò che conta davvero è la capacità di trasferire, in ogni piccolo suo particolare, le proprie emozioni, i propri sentimenti, la propria passione. Nella sua idea di dono è contemplata la gioia e la gratificazione nel donare unitamente al desiderio di portare buonumore in chi lo riceve. La signora Pina suggerisce, a chi già non lo conoscesse una visita al “Krippenmuseum Maranatha”, museo dei presepi e dell’arte popolare, di Lutago in Valle Aurina.

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