Leander Schwazer
Lottozero in conversazione con Leander Schwazer
Artstore: "Real Estate: Who cares" è un'agenzia immobiliare che per tre giorni (fino a giovedì 16 giugno) avrà la sua sede nel coworking DRIN (corso italia 34) di Bolzano. In vendita ci sono circa 2.000 opere d'arte digitali create dai tuoi studenti della Facoltà di Design e Arti dell'Università di Bolzano. Vuoi raccontarci come funziona questa agenzia immobiliare e come nasce l'idea di questo progetto?
Leander Schwazer: I miei studenti sono iscritti a un corso di studi curatoriali. Il termine "curatela" deriva dalla parola latina "curare" (prendersi cura di). Ci siamo chiesti cosa significhi curare al giorno d'oggi, e soprattutto per cosa? Oggi enfatizziamo l'atto del "curare". Così il cibo, la musica, l'arredamento e persino la propria acconciatura sono "curati" tanto quanto l'informazione o la spazzatura. Ogni essere è un curatore. In questo orizzonte più ampio, "curare" nel contesto artistico significa sviluppare una sensibilità per determinate cose e posizionarle negli spazi in modo che possano sviluppare la loro evidenza. Nel nostro caso gli studenti confrontano il ruolo di un agente immobiliare con quello di un curatore.
L'Agenzia offre opere d'arte originali che raffigurano immobili in Alto Adige. Chi acquista un'opera d'arte diventa l'effettivo proprietario di una vera proprietà digitale ed è invitato a prendersene cura.
Matteo Antoniazzi, gif, 2022. (sold out)
Vittahaia, Jeremie Arpa, jpg, 2022.
Il progetto affronta un tema sociale molto sentito negli ultimi anni, quello dell'aumento spropositato dei prezzi delle abitazioni in città e della difficoltà a trovare sistemazioni a prezzi ragionevoli, a fronte di un numero consistente di spazi vuoti e sfitti. Una situazione resa ancora più contraddittoria dalle nuove necessità emerse con la pandemia: il bisogno di spazi fisici di ricovero da un lato, l'isolamento sociale e l'incremento della dimensione digitale dall'altro.
"Real Estate: who cares", ponendosi come una vera e propria Agenzia Immobiliare che vende oggetti digitali (non riproducibili), dotata di una sede fisica e di agenti in carne ossa, sembra esprimere perfettamente questa dicotomia tra reale e virtuale, facendone emergere con la performatività del gesto artistico, tutto il lato paradossale. Come concepisci la relazione tra virtuale e reale all'interno del progetto?
La parola "reale" porta già con sé il suo opposto "irreale" e "falso". Il nostro corso "Who Cares" è molto strutturato su questa relazione tra vero e falso. Si potrebbe dire che ogni espressione artistica è tanto "vera" quanto "falsa" e l'arte è un allenamento perfetto per comprendere questa relazione. Grazie al mio collega Davide Ferrando, gli studenti hanno imparato a produrre i propri musei virtuali. Le loro visioni possono ora essere condivise con una comunità globale. Di conseguenza, i nostri studenti hanno scelto un tema controverso e universale, che conta davvero: la necessità di un rifugio o l'impossibilità di abitare lo spazio virtuale. Questa impostazione critica riflette l'atteggiamento dei nostri studenti, che intendono i "social media" come un'impresa a scopo prevalentemente finanziario, in cui le "Fake News" vengono monetizzate proprio come le "True News". In questo terreno di incertezza l'Università o il Monumento alla Vittoria possono essere venduti proprio come una mela o una mucca.
Gli studenti hanno scelto di non produrre NFT, essendo critici nei confronti di questi sistemi di certificazione digitale legati alla tecnologia Blockchain. Gli acquirenti riceveranno, accanto all'opera d'arte digitale, un certificato di autenticità (cartaceo) firmato e un codice che "prende in giro" la Blockchain come gli NFT.
Sophie Munaretto, gif, 2022
Kula Laora, jpg, 2022.
Unibz, Anna Schnitzer, jpg, 2022.
Dürüm_Tower, Jeremie Arpa, jpg, 2022.
Il fatto che le opere in vendita siano 2.000 esemplari non è casuale ma ha un significato preciso. Come hanno lavorato gli studenti nella fase di ricerca preliminare di indagine del tessuto urbano e sociale della città, e come siete giunti a questa cifra? Cosa emerge da questa vostra mappatura?
Il progetto è nato da una ricerca attenta e approfondita. Abbiamo invitato esperti che si occupano della situazione abitativa dell'Alto Adige. Nel corso di interviste e conversazioni, abbiamo capito che in Provincia ci sono circa 2000 appartamenti vuoti e inutilizzati. È stato interessante scoprire che questo numero è trattato come un segreto e che la politica non può o non vuole fare passi avanti sulla questione degli alloggi. Abbiamo preso questo numero (simbolico) come punto di partenza per il nostro progetto artistico e abbiamo deciso di offrire 2000 immobili virtuali a prezzi ragionevoli. In effetti, la questione di come vogliamo vivere (insieme) è diventata soprattutto una questione economica. Gli studenti vogliono riformulare questa domanda liberi da pressioni economiche. Il portfolio dell'Agenzia Immobiliare contiene una serie di edifici che possono essere considerati "Power Players" tra i più prestigiosi della Provincia ed è ora in vendita.
Landhaus, Anna Schnitzer, jpg, 2022.
Christina Viera Barry, jpg, 2022.
Annunci Maria Armestos Palacios, png, 2022.
Annunci Maria Armestos Palacios, png, 2022.
Matteo Antoniazzi, Maria Armestos Palacios, Jeremie Arpa, Kula Laora, Sophie Munaretto, Anna Schnitzer, Christina Viera Barry
Opere digitali dalla serie REAL ESTATE: WHO CARES (a cura di Leander Schwazer)
Tecnica: Immagine digitale
Formati: JPG / GIF / PNG
Le opere digitali sono vendute insieme ad un certificato di autenticità (cartaceo) firmato dall'autore
10€
Leander Schwazer (Vipiteno, 1982) ha studiato Arti Visive presso l’Università delle Arti di Zurigo, e ha conseguito un Master nella stessa disciplina al California Institute of Arts, a Valencia negli Stati Uniti. Per alcuni anni è stato direttore artistico di KdeWe, uno spazio indipendente a Esslingen am Neckar (Stoccarda), dove vive e lavora, ed è attualmente docente di Teorie e Pratiche Curatoriali presso la Facoltà di Design e Arti dell’Università di Bolzano. Il suo lavoro è rappresentato dalla Galleria Alessandro Casciaro di Bolzano.
La sua pratica artistica si dispiega attraverso una moltitudine di media, combinando stili, generi, tecniche, citando la storia dell’arte così come la cultura di massa, mescolando con disinvoltura riferimenti storici, memorie personali, oggetti trovati e materiali della quotidianità.
Al fondo della sua ricerca c’è un interesse profondo per la logica strutturale che dà forma al tessuto, l’intreccio di trama e ordito che si incrociano nella griglia. Affiorano costantemente nei suoi lavori gli elementi della tessitura, il pattern, la serialità, intesi come strutture di organizzazione del pensiero umano, che nel lavoro di Leander si aprono all’interazione con altre processualità non umane, provenienti dal mondo animale o vegetale, dalla chimica o dalla meccanica.