“Immorale pagare se il servizio zoppica”
Non è andato a buon fine il tentativo di Alessandro Urzì, consigliere provinciale di Alto Adige nel cuore/Fratelli d’Italia, di azzerare il ticket per tutte le prestazioni sanitarie (anche non urgenti) per le quali al momento della prenotazione sia previsto un tempo di attesa superiore a 45 giorni. La sua mozione è stata infatti bocciata dal consiglio provinciale con 17 no, 4 sì (oltre a Urzì hanno votato a favore i Verdi) e 10 astensioni. Per chi non disdice almeno due giorni prima le visite prenotate, lo ricordiamo, si applica una sanzione di 35 euro, anche se l’utente gode di un’esenzione dal ticket. C’è però l’altra faccia della medaglia, fa presente l’esponente di centrodestra, e cioè che in Alto Adige per certe tipologie di prestazione considerate “non urgenti”, stando ai dati resi pubblici dalla stessa Azienda Sanitaria, ci sono liste di attesa troppo lunghe: ad esempio 187 giorni per una visita oculistica all’ospedale di Brunico o 217 per una visita neurologica e 128 per una visita dermatologica all’ospedale di Bolzano. Urzì si rifà dunque all’esempio di alcune regioni italiane, che a fronte delle sanzioni amministrative a carico di coloro che non si presentano alle visite senza aver disdetto la prenotazione, sono stati introdotti dei bonus quando i tempi di attesa superano determinati standard. “In Toscana ad esempio la giunta regionale riconosce un risarcimento economico di 25 euro per i cittadini che devono attendere oltre 15 giorni le visite specialistiche e 30 giorni per alcuni esami di diagnostica”, spiega Urzì.
Soluzione mancata
Fra quelli a cui la proposta del consigliere di Alto Adige nel cuore/Fratelli d’Italia non è piaciuta c'è Maria Elisabeth Rieder del Team Köllensperger secondo cui l’abolizione del ticket non risolve il problema dei tempi d’attesa, e creerebbe una disuguaglianza tra chi deve aspettare “solo” 44 giorni e gli altri. “Introdurre bonus o esenzioni non è una soluzione: chi ha bisogno di una visita deve potervi accedere entro un tempo accettabile”, così Rieder. A farle eco il collega Franz Ploner, il quale pur evidenziando gli evidenti, lunghi tempi d’attesa, sintomo di un “sistema sanitario malato”, ha dichiarato che l’ipotesi prospettata da Urzì porta il rischio di indurre i pazienti ad aspettare, con conseguenti problemi per patologie croniche. Una “sponda” arriva invece dai Verdi: Riccardo Dello Sbarba, riconoscendo anch'egli che la mozione non risolve il problema, ne sottolinea però il lato provocatorio, “di messa fuoco della condizione del sistema pubblico”.
Non è moralmente giusto far pagare una prestazione medica quando non si riesce a fornire il servizio nei tempi congrui (Alessandro Urzì)
Ammessa l’esigenza di ridurre i tempi d’attesa, l’assessore alla sanità Thomas Widmann ha evidenziato tuttavia la presenza di altre misure “che rendono inutile la proposta di Urzì: già ora sono previsti 50 euro per chi deve aspettare più di 60 giorni, e due terzi dei cittadini sono esentati dal ticket. La giunta - ha aggiunto l’esponente della Svp - è a favore di un sistema pubblico: il nostro ha una quota pubblica del 90%, mentre nel resto d’Italia è del 70% e i in Lombardia addirittura del 58%. Se però non basta quanto offerto dal pubblico, bisogna aggiungere prestazioni aggiuntive”. L’assessore rispedisce poi le critiche al mittente: “Il sistema non è malato, per migliaia di persone ci sono quotidianamente ottime prestazioni, grazie all’impegno di personale sanitario e amministrativo. Con l’obbligo di disdire la visita sono già stati liberati migliaia di appuntamenti, resi disponibili per altri pazienti. Ci sono ovviamente margini di miglioramento: per questo si comprano servizi privati, in modo da ridurre le attese, entro il 2020, in settori come quello della risonanza magnetica l’oftalmologia”.
Una questione morale
Di tutta risposta l’autore della mozione ha sottolineato che la misura non era finalizzata a risolvere il problema delle liste d’attesa troppo lunghe, ma “poneva una questione morale. Un atto di rispetto verso i cittadini a cui non si può chiedere mesi di pazienza per poter essere visitati, e poi anche il pagamento del ticket per quella prestazione. Se la Sanità pubblica non è in grado di erogare il servizio in tempi ragionevoli, il cittadino chiede di avere un risarcimento anche sotto forma di esonero dal pagamento del ticket, non è moralmente giusto - ha concluso Urzì - far pagare una prestazione medica quando non si riesce a fornire il servizio nei tempi congrui”.