Wirtschaft | Imprese in rosso

Indebitarsi per non chiudere

Confesercenti: "Nessun dialogo con la Provincia. Misure emanate senza preavviso hanno provocato danni gravissimi". Baristi e ristoratori: "Bonus insufficienti".
Depopulated Hopper
Foto: Dean Rohrer

“Cerchiamo di reagire, c’è poco lavoro ma proviamo a sfruttare le poche finestre che ci sono. Siamo confusi ma chi ci dirige è ancora più confuso, si lotta per parare il colpo. Non è facile”, è il commento di Marco, del ristorante Nadamas di piazza Erbe a Bolzano.

Con le recenti restrizioni che dipingono di rosso l’intero territorio altoatesino bar e ristoranti rimangono aperti solo per fornire il servizio di asporto e domicilio e vige il divieto di consumazione sul posto e per strada.

“Ci adeguiamo alle normative, come il resto della cittadinanza. Davanti a un’emergenza del genere non possiamo anteporre i nostri interessi, ma non ci vengono fornite vere soluzioni da parte delle istituzioni” è invece lo sfogo di Drago Doderovic, organizzatore di eventi e gestore del Bar Galvani. “So che questa emergenza è più grande di me, prendo atto e chiudo in silenzio, nonostante i problemi economici e psicologici miei e della mia famiglia. Ci dicevano che sarebbe andato tutto bene ma - continua - ovviamente non è stato così. Sono irritato, pretendo chiarezza nella comunicazione e responsabilità da chi ci governa. Poca chiarezza viene strumentalizzata. I bonus sono insufficienti, non pretendo che lo stato paghi ogni singola spesa ma esigo che gestisca in maniera coerente ed equa i fondi a disposizione. Il Decreto Ristoro - conclude - è stato creato per tamponare queste chiusure ma non può essere considerato una soluzione”.

Davanti a un’emergenza del genere non possiamo anteporre i nostri interessi, ma non ci vengono fornite vere soluzioni da parte delle istituzioni (Drago Doderovic)

“L’esperienza vissuta in primavera ha permesso di affrontare la chiusura di questi giorni in maniera molto più reattiva” afferma invece Mirco Benetello, direttore di Confesercenti Alto Adige. “In primavera abbiamo tutti subito uno shock, nessuno era pronto. Abbiamo dovuto costruirci un’esperienza. Questo tipo di riorganizzazione aziendale permette alle imprese di non rimanere completamente chiuse ma di essere comunque operativi, tra domicilio e asporto, nonostante le mille difficoltà”.

Tra le maggiori criticità degli esercenti riportate da Benetelllo emerge la confusione derivante dal continuo districarsi tra ordinanze provinciali e decreti ministeriali (“c’è moltissima confusione, la paura di sbagliare è davvero tanta”) e sui diversi bonus ribadisce che la compensazione non è mai sufficiente per sopperire al mancato guadagno: “Tra il non prendere nulla e prendere qualcosa è sempre meglio prendere qualcosa. Queste misure sono un palliativo, la cosa più efficace è ovviamente lavorare”.

Tutte le aziende hanno contratto debiti per non chiudere. La possibilità di sopravvivenza dipende dalla durata di queste restrizioni. In caso di prolungamento entreremo in una spirale di chiusure impressionante (Mirco Benetello)

Sebbene non sia ancora possibile rendersi conto del numero di imprese che si trovano a un passo dalla chiusura definitiva, quello che è certo è che la prima riapertura è stata possibile solo attraverso un cospicuo indebitamento: “Il numero di domande di copertura bancaria inoltrate alle cooperative di garanzia è sconvolgente. Tutte le aziende hanno contratto debiti per non chiudere. La possibilità di sopravvivenza dipende dalla durata di queste restrizioni. In caso di prolungamento entreremo in una spirale di chiusure impressionante”.

A far storcere il naso al direttore di Confesercenti vi è anche l’atteggiamento della giunta provinciale a guida Kompatscher: “Non mi permetto di giudicare cosa sia giusto o sbagliato, ma non abbiamo avuto nessun tipo di interlocuzione con l’amministrazione. Non siamo potuti intervenire su nessun aspetto. Il mancato preavviso e la scarsa comunicazione ha provocato delle conseguenze nefaste. Ci sono altre attività - denuncia - che hanno acquistato merce deperibile dal valore di diecimila euro perchè nessuno li ha avvisati che avrebbero chiuso i mercati cittadini. Un preavviso di 24 ore è inaccettabile, questo è estremamente grave”.