Kultur | RECENSIONE

LO SCHIACCIANOCI

Luzzati e Tschaikovsky sul palco dello Stabile
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Foto: Immagine dal web

LO SCHIACCIANOCI:

Indubbiamente una delle più interessanti versioni de “Lo Schiaccianoci” quella messa in scena martedì 22 novembre al Teatro Comunale Giuseppe Verdi di Bolzano. Sulle famose e famigliari note di Tchaikovsky, Amedeo Amodio propone l’incantevole storia in due atti, invitando due primi ballerini d’eccezione – Anbeta Toromani e Alessandro Macario – che insieme al corpo di ballo della Daniele Cipriani Entertainment trascinano il pubblico nella serata che precede il natale, quando tutto ha inizio.

La trama, scandita dall’abile gioco di luci e ombre, rispettivamente a cura di Marco Policastro e Asina sull’isola, è arricchita da un’ampia tavolozza di scene variopinte e vivaci, costumi proposti da Emanuele Luzzati, che hanno fatto risplendere il palco del teatro, donando una caratterizzazione piena di sfumature ed allegria all’intero spettacolo. L’azzeccata combinazione di questi elementi accoglie ed accompagna, scena dopo scena, grandi e piccini nel magico mondo dei sogni. Il fascino fiabesco del balletto travolge con un vortice di emozioni il pubblico, che si ritrova da subito coinvolto. Immersi nella visione di una realtà fantastica, quella della piccola Clara – protagonista della storia - gli spettatori si ritrovano faccia a faccia con un vero e proprio mondo fatato, una realtà ancora carica dell’ingenuità e dell’innocenza che contraddistinguono l’infanzia e che ci apre le porte verso un mondo immaginario e curioso, in cui buttarsi a capofitto per allontanarsi della grigia ed adulta quotidianità. Una lettura psicologica che spazia tra l’età adulta e la fanciullezza, dove il confine tra realtà e fantasia è poco definito.

Il teatro abbandona dunque il suo carattere serioso e si ricopre di magia - quasi chiudendosi in una bolla per isolarsi dal resto della città - diventando il luogo perfetto per emozionarsi e far viaggiare la propria mente sulle ali dell’arte del balletto. Sicuramente “ciascuno potrà ritrovare un po’ del suo mondo, onirico, allegro e conturbante, felice e triste, e forse potrà tornare a casa, almeno per una sera, un po’ più ricco”, come si augurava Luzzati ai tempi della creazione.

ANA ANDROS