Politik | Politica climatica

Quali progressi nella tutela del clima?

Il „Piano Nazionale Integrato Energia e Clima“ disegna gli impegni del Governo nella tutela del clima. In che misura questo piano si è tradotto in politiche coerenti?
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Emissioni CO2 pro capite in Italia per regioni_Foto I4C
Foto: Italy for Climate
  • L’ultimo Piano Nazionale Energia e Clima“ (PNIEC), uscito nel luglio 2024, come evidenziato dal think tank italiano sul clima ECCO, non permette il raggiungimento di alcuni degli obiettivi stabiliti dall’UE nel suo „Fit for 55“. La proposta del Governo italiano nelle emissioni climalteranti fino al 2030 arriva a garantire solo un -40%, mentre la richiesta da parte dell’UE era di ridurli del -43,2% rispetto il 1990. 

    Le maggiori difficoltà si registrano nei settori dei trasporti e del riscaldamento degli edifici (residenziali e terziario), mentre nei comparti dell’industria e dell’energia i progressi sono in linea con il programma. Se l’Italia dovesse continuare ad accumulare questi ritardi, potrebbe mancare il bersaglio nel 2030 di 100 MtCO2eq. In questo caso il danno economico sarebbe duplice: da una parte l’Italia dovrebbe pagare sanzioni all’UE, dall’altra parte dovrebbe acquistare titoli di emissioni sul mercato europeo ETS.

    ECCO climate in una sua recente analisi ha fatto il punto sulla situazione nell’applicazione del PNIEC e nel raggiungimento degli obiettivi intermedi, arrivando a questi risultati per i singoli settori: 

    - Trasporti: rappresenta il 28% delle emissioni nazionali. Le emissioni sono in crescita rispetto al 2023, e complessivamente in aumento del 7% dal 1990. Divario rispetto alle proiezioni PNIEC del 65% e i veicoli elettrici oggi in circolazione sono più di dieci volte inferiori rispetto agli obiettivi PNIEC;

    - Civile (riscaldamento): a seguito della riduzione tra il 2021 e il 2022 per la crisi dei prezzi gas, le emissioni si sono stabilizzate senza evidenziare tendenze alla ulteriore riduzione con una contrazione sul volume di investimenti - da 120 miliardi (mld), dovuti al superbonus 110%) del 2021 a 20 mld nel 2023;

    - Energia: la riduzione dei consumi di gas appare strutturale e la domanda permane significativamente inferiore ai livelli storici, con valori del 14% superiori rispetto all’obiettivo PNIEC. Tuttavia, gli investimenti in nuove infrastrutture gas continuano, generando rischi per i consumatori;

    - Elettrico: progressi nell’aumento della capacità rinnovabile con 7,6 GW installati nel 2024 rispetto ai 5,8 GW del 2023. Tuttavia, la progressione non supera ancora il 20% rispetto all’obiettivo;

    - Industria: l’andamento emissivo prosegue in riduzione almeno dal 2005. Tuttavia, è complesso stabilire quanto sia dovuto a modifiche strutturali del sistema produttivo, con abbandono di produzioni più intensive e quanto a politiche di efficienza energetica e decarbonizzazione, per cui si sottolinea ancora la mancanza di una strategia di sviluppo industriale nella transizione;

    Sulle dimensioni abilitanti delle politiche del Piano, ovvero governance, finanza e sostenibilità sociale, i progressi sono molto modesti, scrive ECCO. La variabile clima resta esclusa da un’integrazione strutturale della definizione e valutazione delle politiche pubbliche, impedendo a cittadini e imprese di cogliere la spinta verso l’innovazione che l’azione per il clima potrebbe innescare. Ad esempio, nei livelli di tassazione applicati all’energia elettrica e al gas persistono stratificazioni incoerenti rispetto all’efficienza dei due vettori e nel garantire accesso alle nuove tecnologie, più efficienti e pulite a costi accessibili. Tale stratificazione si dimostra obsoleta e costituisce il principale ostacolo a far sì che i consumatori e le imprese possano accedere alla maggiore efficienza delle tecnologie ‘pulite’ nei trasporti e nel riscaldamento – che consumano fino a un quarto dell’energia rispetto ai motori e agli impianti tradizionali. Come esposto in un mio articolo, una parte significativa dei risparmi è, infatti, annullata dai maggiori oneri fiscali e parafiscali che gravano sull’energia elettrica: il vettore elettrico paga un’imposizione fiscale e oneri tre volte superiore al gas naturale e circa due volte maggiore di diesel e benzina in contraddizione rispetto all’esigenza di spostare il consumo verso tecnologie più efficienti, che consentirebbero un immediato sollievo dai costi energetici e, in particolare, dalla volatilità e incertezza associata agli approvvigionamenti di gas da importatori esteri.

    La valutazione di ECCO nel suo “Progress Report” sul PNIEC registra quindi una lunga serie di criticità. In sintesi, si parte dalla considerazione che il PNIEC del luglio 2024 sia insufficiente e vada aggiornato per poter far fronte agli obblighi di riduzione della CO2 previsti dall’UE. Le emissioni di gas serra nel 2023 erano diminuite del 22,3% rispetto il 2005, mentre l’obiettivo per il 2030 è del 43,7%. A metà del 2025 la quota di energia rinnovabile nella produzione di elettricità è arrivata al 42%, lontano dal 63,4% previsto. Sarebbero necessari 70 GW aggiuntivi. Nei trasporti le emissioni di gas serra continuano ad aumentare con un forte ritardo nell’elettrificazione del parco macchine. Nel riscaldamento degli edifici i consumi di combustibili fossili stanno lentamente diminuendo, ma circa la metà dei consumi totali sono ancora basati su gas e gasolio. Un forte ritardo rispetto gli obiettivi. 

    Come prossimi passi ECCO suggerisce quindi di aggiornare il PNIEC includendo gli obiettivi europei più stringenti, di riformare la fiscalità energetica con un aumento degli incentivi alle rinnovabili, e di sviluppare una strategia integrata che includa giustizia sociale e adattamento climatico, con particolare attenzione alle risorse idriche.