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Foto: Ivo Corrà/NOI Techpark
Kultur | Dal blog di Gemma Bertagnolli

Donare quel che si ha

Verso una terapia del godimento. Per migliorare le condizioni del malato una cura che lascia spazio a un gesto di profonda condivisione.

In alcuni reparti di oncologia, tra cui quello di Bolzano, un piccolo gruppo di primari generosi hanno dato vita al progetto "Donatori di musica". Non si raccolgono fondi, non si tratta di 'beneficienza pelosa'. Ciascuno offre ciò che ha.

I dottori scendono dall'altare che rende la parola di un oncologo quanto di più vicino alla parola di Dio. Rinunciano alla liturgia del potere medico per incontrare la persona, non il paziente, nello spazio del concerto.

Il luogo dell'angoscia, dove si celebrano il rito dell'attesa del verdetto, spesso vita o morte, e quello delle terapie per combattere il cancro, ecco, il luogo si traveste da sala della musica .

Il musicista vicino all'ascoltatore smette di essere protagonista e diventa tramite della festa. Il paziente per un po' smette di concentrarsi sul proprio dolore, a volte sulla propria rabbia, e si dispone all'ascolto: abbandona il pigiama, si veste con abiti 'normali' e torna alla responsabilità del vivere un atto di civiltà condiviso, qual è la partecipazione ad un concerto dal vivo, semplicemente per goderne la bellezza. Ed è proprio il godimento che diventa terapia.

Così succede di trovarsi in mezzo ad un gruppo di persone che rispecchiano il meglio le une delle altre.

Nel regalare quel che ho, il canto, ho capito che non si tratta di dono, ma di scambio. E si compie una rivoluzione.

'Donatori di musica' ha appena ricevuto il premio Alexander Langer. Io ero lì a festeggiare. E posso immaginare quanto Alexander ne sarebbe stato soddisfatto.