Wirtschaft | Roberto Rossin

CLE: 40 anni di edilizia cooperativa in Alto Adige

Nata con l’idea di mettere tutti i lavoratori sullo stesso piano, la cooperativa oggi fa della qualità il suo punto di forza per sconfiggere la crisi.

Promotore della CLE è stato il geometra Roberto Rossin. Venendo dall’Azione Cattolica Rossin ha prima incontrato il movimento studentesco e il ’68, contagiando con il suo entusiasmo un folto gruppo di soci fondatori attivi nel settore dell’edilizia. Nel racconto di Rossin affiorano lo spunto originario ed i primi anni difficili; poi gli elementi fondamentali di una storia di successo che continua ancora oggi cercando di coniugare un’idea diversa di impresa con il desiderio di continuare a lavorare, avendo la ‘presunzione’ di fare anche bene il proprio mestiere.

Geom. Rossin, la vostra è un’esperienza davvero unica in quanto cooperativa di lavoro nell’ambito dell’edilizia. Quando e come è nata?
L’idea di partenza mi è venuta nel ’73, sulla scia del ’68 che ha travolto tutto e tutti. Una generazione davvero fortunata, quella. Siamo nati dopo la guerra e siamo cresciuti negli anni del boom economico, davvero non ci è mancato nulla. Quando dopo essere uscito dalle superiori sono andato a lavorare, per qualche mese ho fatto per scelta l’operaio per scelta, ma mi sono poi presto riconvertito geometra per la ditta Festini. 
Verso la fine del ’73 però ho cominciato a immaginare un’impresa diversa, una cooperativa. Con l’aiuto del mio amico Alberto Stenico che lavorava nel sindacato ho contattato i lavoratori che potevano condividere l’idea. L’età media dei soci fondatori era 43 anni, tra loro molti meridionali che erano quelli che più sentivano questa voglia di riscatto. Ho cominciato a suonare ai campanelli delle case. C’era un boom dell’edilizia e per entrare a far parte della cooperativa tutti abbiamo rinunciato a qualcosa. La CLE per noi era l’anticamera del socialismo: paga uguale per tutti, niente capocantiere… Ci siamo trovati su un’idea, insomma: i 13 soci fondatori non si conoscevano prima. 
Per 6 mesi abbiamo discusso su cosa dovesse essere una cooperativa, ci siamo inventati uno statuto. Tutte le settimane ci trovavamo. E il 25 marzo del 1974 abbiamo fondato la CLE.

Avete messo in piedi tutto da soli? Nessuno vi ha aiutati?
Abbiamo cercato un aggancio a livello nazionale con la Lega delle Cooperative. Ci tengo a dire che non eravamo e non siamo mai stati sotto il controllo di nessun partito. Non abbiamo mai avuto padrini e padroni. Se ancora oggi siamo sul mercato è perché abbiamo imparato a lavorare, facendo di debolezza virtù. 
Ci hanno detto che assomigliamo ai licaoni, i cani della prateria: singolarmente sono deboli ma organizzati in squadra lavorano molto bene.
Le due linee fondamentali all’inizio erano 1) più rispetto per i lavoratori e 2) rispetto nel mercato (per anni abbiamo lavorato solo nell’edilizia sociale e non speculativa).

Obiettivi raggiunti?
Sì, abbastanza. Anche oggi quelli che vengono a lavorare da noi sono contenti e restano fino alla pensione, c’è un bella squadra. 

Il vostro punto di forza?
La qualità. Oggi le gare pubbliche le vinci per la qualità. Anche con le cooperative edilizie lavoriamo perché e sanno che diamo delle buone garanzie. Rispondiamo senza tante storie anche se sorgono contenziosi durante o dopo la costruzione degli edifici. 

Nella vostra mission grande importanza ha anche la trasparenza. In che senso?
Lavoriamo assieme ai committenti. Siamo sempre pronti a confrontarci con loro. 

Che tipo di differenza esiste nei vostri lavoratori tra chi è socio della cooperativa e chi non lo è?
Sono quasi tutti soci. E’ la nostra politica da sempre e recentemente la cosa è diventata quasi necessaria anche dal punto di vista mutualistico e fiscale. 

Dal 1974 al 2014 molte cose sono cambiate.
Era un altro mondo. Il forte idealismo non poteva procedere di pari passo con il mercato. Dopo 5 o 6 anni abbiamo avuto un bel buco nel bilancio, i più rivoluzionari purtroppo sono andati via, siamo riusciti a ripianare il buco, ed all’inizio degli anni ’80 la CLE finalmente è decollata. 

E la crisi attuale?
E’ un periodo difficilissimo che dura ormai da 4/5 anni. Le difficoltà più grosse vengono dalle banche. Renzi dice ‘non avete più alibi’, ma loro non si muovono. Anzi, quando ti vedono in difficoltà ti tolgono anche quel poco che ti danno. Nell’aggiudicazione dei lavori c’è una lotta all’ultimo sangue tra le imprese altoatesine. Si prendono lavori sottocosto, se hai bilanci alla pari ti dicono che sei ancora messo bene. Per non parlare poi della burocrazia: sembra che tutto sia fatto per bastonare quei quattro gatti che lavorano per mantenere tutto il resto. Spesso sono davvero tristi le storie di chi ha lavorato una vita in Italia. 

Quanto peso ha, anche da noi, la corruzione nel settore?
Molto limitato, qua da noi è un paradiso terrestre. Sia per quanto riguarda la burocrazia che la corruzione, direi. Il problema non è quello. In merito all’indagine sulla manutenzione all’Ipes ad esempio noi possiamo dire che per quanto ci riguarda si tratta dell’ente più pulito. Lavorano meglio della provincia, secondo noi.